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Reportage dall’isola di Cipro

La terza isola del Mediterraneo è divisa tra cultura turcomusulmana e cultura grecoortodossa. Un viaggio nel segno del sacro tra storia, fascino e cultura che ammaliano il visitatore. Ma anche nel segno della contraddizione

Cipro è un tuffo nel mare azzurro. O quasi. La pista comincia a ridosso della spiaggia. L’aeroporto di Larnaka, il principale dell’isola, è intitolato a Glafcos Clerides, presidente della repubblica cipriota per 10 anni. Eroe nazionale, implacabile nel denunciare gli abusi della dominazione inglese. È già impatto con la storia di questa terra tormentata.

Larnaka, terza città di Cipro, presenta viali segnati da alte palme. E il centro storico attorno alla cattedrale di san Lazzaro. La chiesa conserva parte del cranio dell’amico di Gesù, resuscitato secondo il racconto di Giovanni. Per la tradizione Lazzaro approdò qui, a Kition (nome antico di Larnaka) e predicò per trent’anni. E qui incontrò per la seconda volta la morte.


Cipro, nel segno del sacro

Storia, fascino, cultura che ammaliano il visitatore. E nel segno della contraddizione, però.

Dal mare di Cipro nacque Afrodite / Venere. Bellezza e fecondità, mito oscuro. Crono (il Tempo), su istigazione della madre Gea (la Terra), evirò il padre Urano e le gonadi caddero a Petra tou romiou, sulle onde schiumose. Bellissima, si materializzò la dea. Luogo di rara suggestione. Gli scogli assomigliano a una tartaruga (o leone? o cammello?). Sui sassi bianchi della spiaggia, innamorati di tutto il mondo lasciano un messaggio.

A Cipro i primi abitatori arrivarono 14 mila anni fa. Raccoglitori, poi pastori e agricoltori. Del neolitico l’isola esibisce una testimonianza unica nel villaggio di Khirokitia, risalente al VI millennio avanti Cristo. Straordinario paesaggio collinare ai piedi del massiccio del Troodos. Fu scoperto nel 1936 da Porphyrios Dikaios, curatore del museo di Nicosia, insegnante a Princeton e Heidelberg.

Terra di contraddizioni, contrasti e cruente guerre

La posizione strategica (a ridosso di quello che ora chiamiamo Medio Oriente), le ricche foreste (oggi purtroppo il paesaggio è brullo), la scoperta del rame (già 6 mila anni fa) ne hanno fatto un territorio ambito. Qui si sono stanziati Micenei, Romani, Bizantini, crociati. E Veneziani, dal 1489, quando posero fine al regno indipendente di Cipro. Di quel periodo restano nell’immaginario figure mitiche come Caterina Cornaro, poi approdata ad Asolo, o letterarie come Otello e Desdemona. O Marcantonio Bragadin, eroico difensore di Famagosta. Tra 1570 e 1571 seppe resistere alle preponderanti forze di Lala Kara Mustafa Pascià (in 6 mila contro 200 mila appoggiati da 1.500 cannoni) che già aveva espugnato Nicosia. Bragadin capitolò il primo agosto 1571. La resa prevedeva salva la vita per gli sconfitti, ma lui fu sottoposto a terribili torture protratte per più giorni e poi scuoiato mentre era ancor vivo. La pelle, riempita di paglia, fu fatta sfilare per le vie di Famagosta in groppa a un bue.

Iniziò la dominazione ottomana, che segna anche la storia recente della gente di Cipro, divisa tra una minoranza turca (mussulmana) e una maggioranza greca (di fede ortodossa). I grecociprioti hanno sempre aspirato all’unificazione con la Grecia. Nel 1974 la giunta militare di Atene appoggiò un colpo di stato in tale direzione. Ankara rispose inviando l’esercito. Sbarcò il 20 luglio 1974 e in pochi giorni fece crollare la dittatura filogreca. Oggi l’isola è divisa tra la Repubblica di Cipro e Cipro del Nord (riconosciuto solo dalla Turchia). Resta, tragico emblema, il quartiere di Varosha alla periferia di Famagosta, lasciato dai greci in poche ore e divenuto città fantasma. In abbandono e rovina, preda di ratti e serpenti dopo essere stato, con i suoi hotel, i negozi, le ville eleganti, meta esclusiva di vip di tutto il mondo. Girarci attorno è orrore, allucinazione. Immagini da disastro nucleare, fotogrammi da The Day After.

Alla moschea di Famagosta

Il senso dolorante della contraddizione l’ho provato davanti alla moschea di Famagosta. Era la cattedrale di san Nicola, poi moschea di Santa Sofia (Ayasofya) di Maðusa. Fu consacrata come chiesa cattolica nel 1328. Divenne moschea dopo la caduta della roccaforte. Dal 1954 l’edificio è dedicato a Lala Kara Mustafa Pascià, il conquistatore. Come può la religiosità del folgorante gotico cristiano conciliarsi con la religiosità dell’interno islamico? Il minareto che spunta tra le guglie gotiche è culturalmente incongruo. Ho qualche difficoltà a capire, ma ovviamente accetto.

Popolo sereno, allegro, ospitale

Ma con qualcosa di silente, di non detto. A Nicosia, la capitale, devi girare col passaporto in mano. Surreale. La città è divisa in due con tanto di checkpoint . Quando passi la linea di demarcazione ti segue un poliziotto di controllo. E quando si entra a Famagosta un funzionario sale in pullman e scende all’uscita. In compenso l’area turca è tranquillamente frequentata dai grecociprioti che vanno a fare acquisti (compresa la spesa giornaliera), perché “di là” è tutto meno caro. E serve ricordare anche la presenza di due basi militari, ad Akrotiri e Dhekelia, territori d’oltremare britannici. Lo stato di Cipro esiste ufficialmente dal 16 agosto 1960 dopo lunga lotta per l’indipendenza dall’Inghilterra che vi si era insediata con la cosiddetta Convenzione di Cipro del 4 giugno 1878. Una vicenda complessa che portò, il 5 novembre 1914, all’annessione di Cipro all’impero britannico. Nel 1948 re Paolo di Grecia dichiarò che Cipro desiderava unirsi alla Grecia. E la Chiesa ortodossa attestava che la quasi totalità dei grecociprioti era per l’enôsis, per l’unione. Il gruppo paramilitare Eoka nella seconda metà degli anni 50 guidò l’insurrezione e il primo presidente del nuovo stato fu l’arcivescovo ortodosso Makarios III. Insomma, è difficile decifrare l’anima di questa terra tribolata. L’ho ravvisata nel passato poderosamente narrato nel museo di Nicosia. Afrodite, Marte, gli ex voto (un miniesercito in terracotta), l’arte orafa bizantina. Nei gioiosi mosaici della Casa di Dionysos a Pafhos risalenti al II secolo dopo Cristo. Il mito declinato in mille modi. Dioniso regge un grappolo, mentre Akmè, la ninfa, beve vino. Un carro di otri trainato da buoi e due ubriachi. Una iscrizione attesta che sono “i primi bevitori di vino”. E l’ho trovata soprattutto nell’anima religiosa di questo popolo. Nelle chiesette di montagna, vicino al villaggio di Galata. La chiesa di Panagia Podithou con gli affreschi di stile cosiddetto italobizantino e la chiesa dedicata all’arcangelo Michele a sua volta riccamente affrescata. E vicino a Nikitari la perla assoluta, la chiesa di Maria tou Asinou, che conserva il più bel ciclo di affreschi di Cipro, apice della pittura bizantina nell’isola.

Vicino a Salamina, con il suo impressionante apparato termale e il suo teatro, sorge il monastero di san Barnaba che risale al V secolo e ospita un indimenticabile museo delle icone. Il sacro e la sua storia. Una cappella ospita le spoglie mortali del santo che fu il primo evangelizzatore dell’isola. Martire a Salamina e, a buon diritto “apostolo”, anche se non fu nel gruppo dei Dodici.

Il viaggio a Cipro è stato curato dalla trevisana fondazione Feder Piazza.

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