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Conoscere la biodiversità del Grappa

Presentato al Cfp di Fonte il nuovo portale della flora del Massiccio. Il progetto è stato realizzato grazie ai volontari dell'associazione Incontri con la Natura per la salvaguardia del Creato don Paolo Chiavacci, alla fondazione Dolomiti Unesco e all'Università di Trieste

Sala gremita, il 12 maggio scorso, al Centro di formazione professionale a Fonte per la presentazione del nuovo portale della flora del Massiccio del Grappa. Tra i relatori, tutti i protagonisti di questo progetto, ovvero i volontari dell'associazione Incontri con la Natura per la salvaguardia del Creato don Paolo Chiavacci, Sergio Ballestrin e Anastasia Sebellin, il professor Cesare Lasen, geobotanico della Fondazione dolomiti Unesco, e il professor Pier Luigi Nimis, professore di Botanica presso l'Università di Trieste.

Il progetto, che ha mappato tutta la flora presente sul Grappa, è stato realizzato dal progetto Dryades del Dipartimento di Scienze della Vita dell’Università di Trieste, in collaborazione con il progetto KeyToNature Monte Grappa dell’aps “Incontri con la Natura per la salvaguardia del Creato don Paolo Chiavacci”, nell’ambito del tavolo di lavoro “Biodiversità C.i.m.a.” costituito all’interno del Mab-Unesco Monte Grappa. Tra gli autori del portale sono da ricordare anche Andrea Moro, Sebastiano Formigoni e Stefano Martellos.

Il nuovo portale consente di individuare, in un catalogo di 1.600 piante del Massiccio del Grappa, quelle che ci interessano, che abbiamo osservato, che desideriamo conoscere. Basta un clic del mouse per conoscere ordine, famiglia, genere, specie di una pianta, la sua distribuzione in Italia e i nomi comuni con cui viene indicata. Con pochissimo sforzo un prato, un declivio, una rupe del Grappa diventa leggibile, possiamo riconoscere la flora e comprendere le caratteristiche dello spazio che la circonda. Tutto questo si trova all'indirizzo web https://dryades.units.it/Grappa/index.php.

Un portale che testimonia la ricchezza della flora del Grappa e che ora possiamo interrogare con due modalità. La prima specificando una serie di caratteri di facile osservazione relativi all’habitus, alle foglie, ai fiori e/o ai frutti (ad esempio: piante erbacee spinose con fiori gialli) avremo come risultato una galleria fotografica di tutte le piante che possiedono i caratteri specificati. Cliccando sul nome di ogni specie, si apre una scheda che riporta ulteriori immagini, una cartina di distribuzione in Italia, una lista di nomi comuni e una nota esplicativa. La seconda modalità si attiva dopo aver utilizzato la prima ed è una guida riccamente illustrata per identificare le sole specie selezionate dall’interfaccia a scelta multipla. I più esperti possono usare la prima interfaccia anche per creare guide all’identificazione a tutte le specie di un dato genere o di una data famiglia.

Don Paolo Magoga, direttore del “Centro di cultura e spiritualità don Paolo Chiavacci”, ha sottolineato le potenzialità della comunità che si ritrova attorno a Casa Chiavacci e delle tante altre relazioni che si sono create e che hanno consentito di portare a termine un progetto così ambizioso. La presidente dell’Ipa pedemontana del Grappa, Annalisa Rampin, si è complimentata per l'iniziativa collegata al progetto Mab Unesco.

L'intervento del prof. Cesare Larsen, oltre a ricordare la difficoltà di portare a termine un catalogo così complesso, ha ricordato la genesi di questa attenzione alla natura rappresentata da don Paolo Chiavacci, che ha potuto conoscere di persona negli anni Settanta. Inoltre, ha lanciato un allarme perché, ha detto, è ora di cambiare registro se vogliamo salvare e continuare a fruire del patrimonio naturale. Conoscere gli elementi naturalistici della flora e della fauna è fondamentale visto l'esaurirsi delle risorse naturali e la necessità della salvaguardia. Ha portato l'esempio dei prati di Schiba che, se non regolarmente falciati, rischiano di perdere la loro caratteristica biodiversità.

Il prof. Nimis ha illustrato passo dopo passo il nuovo portale. Senza un nome una pianta non si conosce. Da questa affermazione Nimis è partito per chiarire la filosofia del lavoro che all'Università di Trieste sta conducendo sulle piante di almeno 33 grandi aree, dalla Sardegna a Roma, passando per Ancona e finendo in Croazia. Senza un nome una pianta non si sa se è protetta, come vive, se è commestibile, se è un parassita. Dare un nome è quindi fondamentale, significa identificare e classificare, quindi poter comprendere non solo la storia di quella pianta, ma anche le sue possbilità di vita per il futuro.

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