In particolare, di fronte alle autorità belghe, il Pontefice, oltre a ritornare sullo scandalo degli...
Rotta balcanica: due appuntamenti contro l’indifferenza
In continuità con il primo appuntamento di un paio di settimane fa, durante il quale era stato proiettato il documentario “Trieste è bella di notte”, che racconta un tratto della rotta balcanica, il 6 ottobre l’auditorium del Collegio vescovile Pio X ha accolto quasi cinquecento studenti per l’incontro “Resistere ai confini”, con Lorena Fornasir e Gian Andrea Franchi. Con loro anche Nicoletta Ferrara, volontaria del progetto, e Umar, giovane ragazzo di origini pakistane, che ha raccontato la storia, scioccante, del proprio viaggio verso l’Europa e l’Italia.
I ragazzi di quarta e quinta superiore dei Pio X e alcune classi del Mazzotti, del Da Vinci e del Liceo Duca degli Abruzzi hanno, dunque, ascoltato la testimonianza di questa coppia, che, da Pordenone a Trieste, è in prima linea per accogliere e curare le ferite, soprattutto ai piedi, dei migranti giunti in Italia attraverso la rotta balcanica. Lorena Fornasir e suo marito Gian Andrea Franchi sono di Pordenone e hanno iniziato a prendersi cura dei migranti scendendo ogni sera in strada per dedicarsi alla loro cura fisica e al supporto morale.
Adesso prestano la loro opera all’esterno della stazione di Trieste, dove hanno attrezzato un piccolo presidio medico di prima assistenza. Hanno anche fondato una organizzazione di volontariato: Linea d’ombra odv e, quando possono, caricano la loro macchina di medicine, scarpe, materiali di prima necessità e li portano in Bosnia a chi ne ha bisogno.
“Siamo arrivati a Trieste nel 2018 – raccontano i coniugi – e abbiamo incontrato una folla di persone affamate e ferite che cercavano di nascondersi, mentre tutti facevano finta di non vederli. Viviamo in una società la cui norma è l’indifferenza per il prossimo ferito, umiliato e mandato a morte per nostra responsabilità, ma l’indifferenza è un delitto. Aiutare è un atto umano e politico fondamentale, è una delle cose più importanti che possiamo fare, perché è riconoscimento e umanizzazione dopo tutte le violenze e la disumanità che questi ragazzi hanno subito in maniera sistematica durante il loro viaggio”.
I due relatori hanno raccontato ai ragazzi molti dettagli sulla rotta balcanica, sulle violenze della polizia che respinge i migranti e sui centri di accoglienza che si trasformano in veri e proprio campi di detenzione.
Commovente la testimonianza di Umar, partito a 15 anni dal Pakistan. Ha provato per quattro volte la traversata del Mediterraneo dalla Libia: “Era tutto buio - ha raccontato -, ho pensato che almeno non sarei morto da solo, perché eravamo in quaranta nella barca”. Respinto nuovamente in Pakistan è ripartito attraverso la rotta balcanica. Torturato dalla polizia croata, la sua gamba è stata completamente devastata. In Italia, oggi, ha il permesso di soggiorno per cinque anni come rifugiato, e un’invalidità permanete per le torture subite. Aveva un lavoro nel ristorante di uno dei più rinomati hotel di Trieste, ma le sue gambe non hanno retto e ora si trova in una fase di precarietà assoluta, senza lavoro, al termine della sua permanenza all’interno del progetto Sprar, fra due mesi, non avrà più di che vivere.
Al termine dell’incontro molti ragazzi sono intervenuti, esprimendo le loro domande e anche tanto stupore per le cose raccontate.
“Questo incontro – ha sottolineato la coordinatrice didattica del Pio X, Laura Catella – vuole essere un momento di riflessione e di educazione civica, ma soprattutto vuole essere la risposta alla domanda «Cosa possiamo fare noi, di fronte a questi problemi di dimensione globale?». Lorena Fornasir e Gian Andrea Franchi ci raccontano la loro esperienza: si sono sentiti interpellati da quanto succede, si sono sentiti coinvolti, non hanno più accettato di essere passivi, hanno cercato risposte nella loro vita quotidiana ai grandi drammi dell’umanità di oggi e le hanno trovate. Sono diventati, dunque, protagonisti attivi della loro vita e della storia”.
In serata, Lorena Fornasir e Gian Andrea Franchi hanno partecipato a un secondo appuntamento, all’interno della chiesa di Sant’Angelo, con un pubblico numeroso, “attento e partecipe, ma meno stupito e più attivo rispetto ai ragazzi ”, come ha chiarito la stessa Fornasir.
“Abbiamo proposto modi concreti di intervento solidale, partendo da quel che già esiste in provincia di Treviso: i #fornelliresistenti degli amici Lucia Sartor e Paride, accompagnati già da altri amici, che possono allargarsi e diventare un movimento di solidarietà partendo da un elemento fondamentale della vita: il cibo, il nutrimento, che assume così un senso umano, sociale e politico, come deve essere - la conclusione di Fornasir -. Così come «la piazza del Mondo» a Trieste è nata dalla cura dei piedi in cammino, il movimento di solidarietà con i profughi parte dai bisogni del corpo per crescere verso un movimento della cura dell’altro, come modo fondamentale di vita in tempi in cui la vita stessa è minacciata”.