La morte ha la forza di farci riconsiderare le priorità della vita e, forse, di dare loro un po’ di ordine....
Quando i figli spiccano il volo
La vita personale e familiare è un cammino che attraversa molte fasi.
Una di questa è quella in cui i figli prendono il largo per iniziare la loro vita.
Il nostro contesto, più di altri, tende a resistere a questo non facile cambiamento, spingendo i giovani a studiare vicino, a lavorare vicino, ad abitare vicino, ad andare in ferie vicino, a portare i nipotini nell’asilo vicino.
Non sono cose che si dicono, lo stai-vicino o vai-lontano, ma mandati che i figli respirano in famiglia sin da piccoli. E forse da noi è maggiormente frequente il fenomeno dei figli che continuano ad abitare con i genitori, con questi ultimi che sospirano il giorno in cui i “ragazzi” finalmente si sistemeranno. Ma questi stessi genitori proverebbero una stretta al cuore e iniziale disorientamento se i figli prendessero davvero la loro strada, lasciando a casa un silenzio che riesce a far rumore.
In effetti, è questa la sensazione che provano molti genitori quando i figli escono di casa per tentare di trasformare i sogni in progetti e questi in fatti concreti: un percorso di studi non proprio fuori porta, un trasferimento per iniziare il lavoro che avrebbero voluto trovare in Italia o per costruirsi una famiglia propria. Insomma, molte mamme e molti papà si ritrovano improvvisamente a fare i conti con gli anni che sono volati, con un fenomeno che non vogliono affrontare e che vivono come un lutto, poiché, per alcuni, l’uscita da casa dei figli smuove dei significati profondi molto forti. Per prevenire il disagio conosciuto come sindrome da nido vuoto, consideriamo chi sono i genitori più vulnerabili. Innanzitutto, quelli che hanno vissuto sempre di corsa e che non sono riusciti a gustarsi il presente con i figli quando c’erano, rimandando sempre al sabato, alle ferie, al prossimo Natale. Chi si è concentrato, cioè, più sul dovere che sul piacere di stare con i propri figli. Paradossalmente, infatti, si può aver indirizzato il focus esclusivamente sui figli, mettendosi in secondo piano, senza essere stati abbastanza con loro. E, poi, quelli che non hanno nutrito abbastanza la propria identità personale, crescendo interiormente e coltivando le proprie passioni. E, ancora, chi ha trascurato la propria relazione di coppia, o nel frattempo ha perso il partner, si ritrova fragile, perché sente di affrontare la partenza dei figli senza la necessaria condivisione. Perché la fisiologica tristezza si evolva in una nuova vita insperabilmente gioiosa è necessario riprendersi in mano, facendo un lavoro su di sé, e avvalendosi di un professionista, se non si trovano risorse in autonomia. Si tratta di cambiare in meglio facendo cose nuove, di prendersi cura di sé, di condividere con chi sta facendo la stessa esperienza, di uscire finalmente dalla prima linea per essere gioiosamente genitori nelle retrovie e con altre modalità. Ogni ruolo riuscito, è un ruolo che finisce, aprendo a sé e a chi amiamo altri orizzonti di libertà. Una delle molte declinazioni dell’arte di saper tramontare, perché “il sole sorge, poi tramonta, e si affretta verso il luogo da cui sorgerà di nuovo”.