lunedì, 21 aprile 2025
Meteo - Tutiempo.net

Veneto in zona arancione, le categorie economiche chiedono "ristori subito"

Il Presidente di Unioncamere Veneto, Mario Pozza, commenta così la decisione del Governo: “Comprendiamo e accettiamo la decisione perché siamo consapevoli della necessità di tutelare la salute dei cittadini e bloccare i contagi. Non possiamo, però, nascondere la nostra preoccupazione per le attività colpite da queste misure".

Il Presidente di Unioncamere Veneto, Mario Pozza, commenta così la decisione del Governo di inserire il Veneto in area arancione a partire dal 10 gennaio: “Comprendiamo ed accettiamo la decisione perché siamo consapevoli della necessità di tutelare la salute dei cittadini e bloccare i contagi. Non possiamo, però, nascondere la nostra preoccupazione per le attività colpite da queste misure, in particolare bar, ristoranti, alberghi e mondo dello sci che sono alcune di quelle che pagano il conto più salato. Basti pensare che i prossimi mondiali di sci a Cortina saranno a porte chiuse. Per questo è fondamentale stanziare immediatamente dei ristori e farli arrivare sul territori in tempi brevi come chiesto dal Presidente Zaia. E insieme agli aiuti serve la cancellazione delle scadenze fiscali altrimenti le risorse stanziate saranno utilizzate per pagare le tasse”.

“Accanto a questo, poi, serve chiarezza da parte del Governo sulle risorse e le riforme legate al Recovery Fund che sono fondamentali per la ripartenza ed il futuro dei territori in una logica e visione di sistema. Nelle ultime settimane, però, sono entrate nel porto delle nebbie a causa dei tentennamenti di un Governo concentrato sui rimpasti e sul creare le ennesime cabine di regia. Le imprese e le attività in Veneto hanno bisogno di avere la certezza di essere messe nelle condizioni di ripartire attraverso la sburocratizzazione, le infrastrutture materiali ed immateriali, la digitalizzazione che sono tutti aspetti che Unioncamere Veneto indica da mesi come priorità non più rinviabili. Per uscire dalla crisi causata del virus non servono aiuti a pioggia, ma interventi mirati”.

“E serve – conclude Pozza – un intervento sul credito che dal primo gennaio con le nuove regole europee è molto più complesso e rischia di mettere in difficoltà molte attività che, invece, hanno bisogno di linea di credito per rimanere aperti ed investire sul futuro. Questo è un macigno per il nostro sistema economico con conseguenze molto gravi se non ci mettiamo mano immediatamente. Si tratta di regole europee e per essere incisivi serve un Governo coeso e compatto in grado di far sentire la propria voce in modo autorevole”.

“Le attività produttive sono allo stremo. Aspettiamo i ristori nei conti correnti già entro il 15 gennaio. Per una volta i nostri governanti dimostrino di essere capaci e facciano presto a erogarli come fanno altri Stati. Ci sono lavoratori, dipendenti e collaboratori che brancolano nell’incertezza e temono per il loro futuro”.Così Patrizio Bertin, presidente di Confcommercio Veneto, commenta la decisione del governo di inserire il Veneto, da domenica, in zona arancione.“La situazione pandemica e sanitaria è gravissima, ne siamo tutti consapevoli – dichiara Bertin – A noi chiedono di tenere chiuso e faremo la nostra parte. Lo Stato, però, faccia la sua e la faccia con la stessa velocità con cui adotta il provvedimento: deve fare i bonifici subito e per subito intendo immediatamente, già entro e non oltre la stessa prossima settimana. Altrimenti non pochi a breve dovranno portare i libri in tribunale per dichiarare il fallimento”.Bertin lancia l’appello: “Il governo faccia presto, segua l’esempio di altri Stati che mentre intervengono con la restrizione hanno già il bonifico pronto. Anche per le imprese che non vedono prospettive la situazione è gravissima e ogni ritardo, in questo momento, diventa ancora più deleterio”.

“Il passaggio in arancione? Ce lo aspettavamo- commenta il presidente di Confcommercio Treviso Federico Capraro – “è un ulteriore sacrificio che ci viene chiesto in un momento in cui la tenuta sociale è messa a dura prova. Mentre nel primo lockdown il senso di responsabilità individuale è prevalso su tutto, ora, c’è molta più frustrazione e ne vediamo le conseguenze nei comportamenti irresponsabili di alcuni che mettono a rischio la salute di tutti e alzano il carico sulla sanità. Purtroppo,  la gravità del quadro epidemiologico non ci consente di abbassare la guardia e credo che la via di uscita possa tradursi in questo: sacrifici si, ma uguali per tutti, brevi e con date certe, controlli e sanzioni pesanti per gli irresponsabili, riaperture programmate senza altri stop & go. E poi vaccini : presto e subito, le nostre imprese sono la spina dorsale dell’economia, l’anima vitale dei paesi e delle città, non possono considerarci gli ultimi della lista. Sui ristori, attendiamo per  metà mese il nuovo decreto. Non basteranno, serviranno altri aiuti a fondo perduto, annullamento e non spostamento di scadenze ed imposte. Commisurati ai cali di fatturato e non in base ai codici Ateco.”

Dello stesso parere Dania Sartorato, presidente di Fipe -Confcommercio, che rappresenta il mondo della ristorazione che, insieme al turismo, è il più danneggiato dalla pandemia. “Non siamo interruttori da accendere e spegnere, l’incertezza e la confusione regnano sovrani, molti di noi hanno deciso di chiudere del tutto e di rinunciare anche al delivery e all’asporto. Sono possibilità che incidono pochissimo sui fatturati e non ci garantiscono di mantenere l’occupazione. Francia e Germania garantiscono indennizzi superiori, se ci impediscono di lavorare devono evitare il logorio delle norme provvisorie, investimenti inutili e garantirci adeguati ristori. Molti di noi non riapriranno, e quando le nostre saracinesche saranno abbassate, cambierà la geografia delle città e di interi quartieri.”

SEGUICI
EDITORIALI
archivio notizie
10/04/2025

Indubbiamente, quello che ci appare nel racconto è un Gesù umano, compassionevole e misericordioso verso...

TREVISO
il territorio