giovedì, 03 ottobre 2024
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La sede della Cisl trevigiana intitolata a Giuseppe Corazzin

A un anno dalle celebrazioni per il centenario della scomparsa (18 novembre 1925), è al sindacalista e giornalista trevigiano originario di Arcade (che fu anche direttore della Vita del popolo) che la Cisl dedica la sua nuova “casa”: oltre duemila metri quadrati su tre piani e un interrato, in un edificio efficiente dal punto di vista energetico, accessibile ai disabili e con ampio parcheggio libero

Nelle province di Treviso e Belluno, un cittadino over 15 su dieci è iscritto alla Cisl territoriale. Nella Marca, la Cisl è presente con almeno un iscritto in 5.727 aziende; nel Bellunese in 1.697 imprese. Sono alcuni dei dati illustrati oggi, nel corso dell’intensa mattinata inaugurale della nuova sede della Cisl di Treviso, al civico 40 di viale della Repubblica, a Villorba. Il nuovo quartier generale della Cisl riunisce in una unica unità immobiliare di circa 2.200 metri quadrati calpestabili, disposti su tre piani più un interrato per gli archivi, tutti i servizi del sindacato e le Federazioni di categoria. Sono presenti il Caf e il patronato Inas, l’Ufficio vertenze, lo sportello artigianato, In Principio Assicurazioni, Adiconsum, Sicet, Anolf, l’Ufficio dimissioni e lo Sportello lavoro, oltre a tutti gli uffici amministrativi e istituzionali.

La giornata inaugurale è stata aperta dal taglio del nastro con la benedizione del vescovo della Diocesi di Treviso e la scopertura della targa in ingresso dedicata a Giuseppe Corazzin (1890-1925), sindacalista, giornalista e politico trevigiano a cui la Cisl ha deciso d’intitolare la sede.

“Una figura che merita di essere ricordata per il coraggio, l’integrità, l’onestà e le forme di lotta che attuò per difendere la giustizia, la libertà e la carità – ha detto il segretario generale della Cisl Belluno Treviso Massimiliano Paglini -. Profondamente antifascista, in prima linea con le prime leghe contadine bianche, fra i fondatori del libero sindacato, politico nell’accezione più nobile del termine, al servizio dei più deboli e del Paese. Dedicargli la sede nel centenario della morte di Giacomo Matteotti è motivo di orgoglio perché ci consente di riaffermare con forza il valore dell’antifascismo e di chi ha dato la vita per la libertà e la democrazia”.

La vita e l’impegno politico, sindacale e giornalistico di Corazzin sono stati ripercorsi dall’intervento dello storico Ivano Sartor, che ha aperto il convegno organizzato dalla Cisl Belluno Treviso in occasione della inaugurazione del nuovo quartier generale di Strada Ovest. Nella sala conferenze all’ultimo piano dell’edificio, si sono confrontati sul valore del sindacato di prossimità e dell’intermediazione sociale il segretario generale della Cisl Belluno Treviso Massimiliano Paglini, il presidente presidente della Camera di Commercio di Treviso e Belluno|Dolomiti Mario Pozza, il vescovo di Treviso Michele Tomasi e la presidente dell’Associazione Comuni Marca Trevigiana Paola Roma.

Punto di partenza, una ricerca realizzata dalla Fondazione Corazzin sulla “Cisl Belluno Treviso e il radicamento nel territorio”, con focus sulla presenza sul territorio della Confederazione e il valore dell’impegno che essa svolge per l’intermediazione sociale e del lavoro.

“L’intitolazione della sede a Corazzin non è un esercizio formale, ma la necessità di riavvolgere il nastro della storia, per risalire alle origini dei liberi movimenti sindacali dei nostri territori e rendere omaggio a chi ha costruito ontologicamente il pensiero del libero sindacato, la Cil prima e la Cisl poi, a partire da una esigenza essenziale, ovvero la concretezza dell’azione sindacale per costruire tutele e diritti – ha detto Paglini in apertura del convegno -. Abbiamo collegato il ricordo di Corazzin con il confronto sul ruolo del sindacato di prossimità e il valore della intermediazione sociale che non è altro che vera, attuale, imprescindibile, inviolabile necessità di partecipazione alla vita della propria comunità territoriale, lavorativa ed economica”.

La Cisl Belluno Treviso conta 90.029 iscritti sui due territori. Considerando la popolazione totale residente sopra i 15 anni (938.254 persone), si può affermare che ogni 100 abitanti ci sono quasi 10 iscritti. Guardando ai macrosettori, il maggior numero di iscritti è rappresentato dalla categoria dei Pensionati (38.097); seguono il terziario (17.292) e il manifatturiero ed edilizia (16.859)

Nella Marca, la Cisl è presente con almeno un iscritto in 5.727 aziende; 10 le imprese con almeno 150 tesserati. Nel Bellunese la Confederazione è presente in 1.697 imprese con almeno un iscritto; sempre 10 le aziende con almeno 80 iscritti.

Guardando ai servizi, il 16,71% del totale delle dichiarazioni dei redditi presentate nelle due province viene elaborato dal Caf Cisl. L’anno passato complessivamente fra Treviso e Belluno il Centro di assistenza fiscale della Cisl territoriale ha elaborato 65.254 dichiarazioni dei redditi (50.252 a Treviso e 15.002 a Belluno), con un trend di progressiva crescita dal 2018 ad oggi e territori, come Trevignano e Pieve di Soligo, dove circa un terzo dei contribuenti ha scelto il Caf Cisl per il 730.

In crescita costante anche i numeri del patronato Inas, che nel 2023 ha elaborato 61.083 pratiche, di cui 42.143 a Treviso e 18.940 Belluno, per la maggior parte legate a interventi in materia previdenziale (70% del totale a Belluno e 64,80% a Treviso), ma non solo, perché all’Inas ci si rivolge anche per interventi di natura socio-assistenziale e in materia di danni da lavoro e alla salute.

“Questi numeri – ha detto Paglini nel corso della presentazione – sono una parte dell’attività di intermediazione sociale che svolge la Cisl sul territorio e rappresentano un tratto dei tanti colori che compongono l’azione della Cisl a Treviso come a Belluno, che include naturalmente vertenzialità, contrattazione, bilateralismo e formazione. I numeri ci restituiscono una Cisl in salute, ben radicata nel territorio e scelta da un cittadino su dieci nella popolazione con più di 15 anni”.

“Inaugurare oggi qui a Treviso la nuova sede sindacale della Cisl significa migliorare la capacità di servire le persone e costruire speranza. Non muri. Ma accoglienza, ascolto, prossimità, socialità, rispetto per la dignità del lavoro. E’ ciò di cui più di tutto abbiamo bisogno. Specie in una fase storica complessa come quella attuale, caratterizzata da profondi cambiamenti che mettono a rischio la tenuta sociale del Paese”. Lo ha detto oggi a Treviso il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra inaugurando la nuova sede della Cisl di Treviso.

“In questa nuova sede intitolata a Giuseppe Corazzin, figura carismatica, protagonista indiscusso delle lotte agrarie del 1920, si respira la forza del nostro essere Cisl. Un sindacato che fa vanto della propria autonomia, pragmatismo, riformismo , responsabilità, che valuta nel merito e negozia crescita e investimenti , diritti e tutele , che non ha altro interesse se non la rappresentanza, il protagonismo della persona che lavora, lo sviluppo della contrattazione sociale, della partecipazione, della sussidiarietà e della solidarietà. Nessuna intelligenza artificiale potrà sostituire uno sguardo e una stretta di mano. La tecnologia va messa al servizio della centralità della persona. Bisogna valorizzare l’impegno di tante donne e uomini che quotidianamente esercitano responsabilità e protagonismo per rispondere in prima persona ai bisogni profondi di famiglie, pensionati, giovani imprigionati in percorsi lavorativi incerti e frammentati, donne che continuano a sopportare un enorme gap dal punto di vista occupazionale, retributivo, delle opportunità di carriera e della conciliazione vita-lavoro. Migranti che ambiscono ad entrare nella socialità e che vedono nel lavoro l’elemento più importante di integrazione e partecipazione”.

Particolarmente interessante è stato il confronto nel corso del convegno sul valore del sindacato di prossimità e dell’intermediazione sociale.

“I corpi intermedi, le organizzazioni di categorie, i sindacati, i partiti politici, le varie forme associative – ha detto il vescovo di Treviso Michele Tomasi – sono tutti luoghi che rappresentano un valore fondamentale per la convivenza, per la democrazia, la partecipazione. Il tessuto sociale, politico ed economico ha bisogno di dimensione relazionale, di interrelazione tra persone, di spazi di incontro, di dialogo, di ascolto, di condivisione, di progettualità, di cura dei territori e di impegno civico. È un’illusione pensare che gli spazi social possano costruire tessuti sociali e comunitari sostenibili per la vita delle persone e per il bene comune”. Citando papa Francesco, il Vescovo ha sottolineato che “in una società realmente progredita, il lavoro è una dimensione irrinunciabile della vita sociale, perché non solo è un modo di guadagnarsi il pane, ma anche un mezzo per la crescita personale, per stabilire relazioni sane, per esprimere se stessi, per condividere doni, per sentirsi corresponsabili nel miglioramento del mondo e, in definitiva, per vivere come popolo” (Fratelli tutti, 162). Ecco che il Vescovo, in conclusione del suo intervento, ha riproposto alla Cisl le due sfide lanciate proprio dal Papa nel 2017: la profezia e l’innovazione: “Il sindacato nasce e rinasce tutte le volte che, come i profeti biblici, dà voce a chi non ce l’ha, denuncia il povero “venduto per un paio di sandali” (cfr Amos 2,6), smaschera i potenti che calpestano i diritti dei lavoratori più fragili, difende la causa dello straniero, degli ultimi, degli “scarti”, ha detto mons. Tomasi, ricordando la tragica attualità della cultura dello scarto nel mondo del lavoro. E, poi, la sfida dell’innovazione: “I profeti sono delle sentinelle, che vigilano nel loro posto di vedetta. Anche il sindacato deve vigilare sulle mura della città del lavoro, come sentinella che guarda e protegge chi è dentro la città del lavoro, ma che guarda e protegge anche chi è fuori delle mura. Il sindacato non svolge la sua funzione essenziale di innovazione sociale se vigila soltanto su coloro che sono dentro, se protegge solo i diritti di chi lavora già o è in pensione. Questo va fatto, ma è metà del vostro lavoro. La vostra vocazione è anche proteggere chi i diritti non li ha ancora, gli esclusi dal lavoro che sono esclusi anche dai diritti e dalla democrazia”.

“Abbiamo finora evitato la recessione, ma i dati più aggiornati indicano una congiuntura industriale molto debole – ha detto il presidente della Camera di Commercio di Treviso e Belluno|Dolomiti Mario Pozza – L’export risente da mesi del rallentamento della domanda internazionale, e iniziano a manifestarsi i primi segnali di attenuazione della domanda di lavoro, soprattutto nell’industria. Nonostante alcuni spiragli di ripresa previsti per la seconda metà del 2024, il quadro rimane caratterizzato da una forte incertezza. Questa situazione economica inevitabilmente si riflette sulla società. Gli atteggiamenti di consumo delle famiglie rivelano sofferenze sempre più profonde. In questo contesto, diventa fondamentale la domanda che, come sindacato, vi ponete: quali nuove povertà stanno emergendo? Non solo nel presente, ma anche in prospettiva futura. Affrontare questa domanda è cruciale per comprendere le sfide sociali ed economiche che ci attendono e per delineare strategie efficaci di intervento e supporto”.

La presidente dell’Associazione Comuni Marca Trevigiana Paola Roma è intervenuta sugli ambiti territoriali sociali, sede principale della programmazione locale, concertazione e coordinamento degli interventi dei servizi sociali e delle altre prestazioni integrate attive a livello locale. “Nella Marca il sociale e il sanitario devono necessariamente andare a braccetto. Senza la capacità di fare sistema non sapremmo andare da nessuna parte: la pianificazione territoriale e di rete è fondamentale, e i sindacati sono motori importanti per andare avanti assieme”.

Giuseppe Corazzin – biografia

Giuseppe Corazzin nasce il 4 marzo 1890 ad Arcade, dove a 15 anni è tra i fondatori del Circolo Giovanile di Azione Cattolica. Frequenta la Scuola enologica di Conegliano: collabora con il professor Sacci ad una scuola ambulante di agricoltura, girando nei paesi per insegnare ai contadini le nuove tecniche colturali.

Nel 1910 inizia la collaborazione con La Vita del Popolo ed entra nella direzione diocesana di A.C. come segretario dell’Ufficio Cattolico del Lavoro. Percorre tutta la diocesi per fondare le prime Leghe contadine bianche, aderenti al Sindacato veneto tra i lavoratori della terra costituito a Cittadella nel 1910: nel febbraio del 1911 ha già fondato 15 Unioni professionali agricole con quasi tremila iscritti, provocando le prime reazioni moderate nella direzione diocesna.

Nel 1912 parte per la guerra libica. Colpito da malaria, è ricoverato nell’ospedale di Livorno. Nel 1913 è chiamato a dirigere una cantina sociale a Cavazzo (Modena).

Il vescovo mons. Longhin gli affica l’incarico di direttore de La Vita del Popolo (1914). Nell’occasione gli regala un’edizione della Rerum Novarum con la dedica: “In una mano il Vangelo e questa enciclica nell’altra. Avanti sempre con coraggio: il vescovo è con voi”.

Il 24 maggio 1915 è richiamato in guerra e viene decorato di medaglia in bronzo: sul Sabotino il 2 novembre una granata gli sfracellò la gamba sinistra.

Prosegue il suo impegno presso la Casa del Soldato aperta a Treviso nella sede dell’A.C. Si trasferisce a Milano (1916) per seguire i trevigiani sfollati in Lombardia, dove è nominato segretario della giunta diocesana di A.C.

Nel 1918 è a Roma a fondare la Confederazione italiana dei lavoratori (CIL) e l’anno dopo a Parigi per costituire l’Internazionale Sindacale di ispirazione cristiana. Riorganizza l’Unione Popolare (nel 1920 le Leghe Bianche arrivarono a 250 con 150.000 iscritti), partecipa alla fondazione del Partito Popolare Italiano e della Federazione provinciale piccoli proprietari; capeggia l’Unione Reduci e ristruttura i Circoli della Gioventù Cattolica. Fonda e dirige un nuovo quotidiano: Il Piave (1919).

Il 1920 è l’anno delle grandi lotte agrarie per il rinnovo dei patti agrari: l’azione fu aspra e condotta anche con azioni di forza, che costrinsero gli agrari a cedere su molti punti. Corazzin mirava all’organizzazione per ottenere patti colonici migliori e di più lunga durata, ricorrendo allo sciopero come mezzo estremo.

All’impegno sociale ed editoriale Corazzin affianca anche quello amministrativo, seguendo i Comuni Popolari trevigiani (nelle elezioni del 1920 furono l’80%) e viene nominato Presidente della Provincia di Treviso.

La reazione degli agrari non si fece attendere: il 13-14 luglio 1921 tremila fascisti, da loro chiamati e provenienti da Ferrara e Rovigo, incendiano la tipografia dove si stampavano La Vita del Popolo e Il Piave. Corazzin fonda allora il settimanale L’Idea (1923) per continuare la battaglia a difesa di lavoratori della terra vessati dagli agrari e picchiati dai fascisti.

Antifascista convinto, Corazzin non ha mai esitato a pronunciarsi contro gli assassini di Matteotti e la minaccia fascista. Nel 1924 fu vittima di un’aggressione fascista assieme alla moglie incinta Emilia Calderino, che perse il bambino che portava in grembo.

Corazzin morì di peritonite il 18 novembre 1925, a 35 anni, debilitato dalle malattie contratte da soldato e dal selvaggio pestaggio fascista.

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