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Cuamm, la dottoressa Erica Boscolo è partita per l'Uganda
Originaria di Treviso, si è laureata all'Università di Trieste e ora completerà la specializzazione nel Paese africano, grazie al progetto Jpo di Medici con l'Africa
Domenica 2 luglio, la specializzanda in Chirurgia generale a Udine Erica Boscolo è partita per l’Uganda, dove completerà la sua formazione lavorando con Medici con l’Africa Cuamm. Originaria di Carbonera, la giovane, che compirà trent’anni il prossimo 24 ottobre, passerà i prossimi sei mesi nell’ospedale di Aber, nella regione settentrionale, all’interno della sub regione Lango, nel distretto di Oyam.
Ciò è possibile grazie al progetto Jpo (Junior Project Officer) che permette agli specializzandi di fare un’esperienza in Africa, riconosciuta nel loro percorso formativo di giovani medici. Affiancata da un medico ugandese, che le farà da tutor, interverrà in chirurgia generale, anestesia, rianimazione e nel reparto materno-infantile, dove c’è sempre tanto bisogno di medici e assistenza.
“Il desiderio di partire per un’esperienza in Africa c’è sempre stato - ha raccontato la dottoressa -, in parallelo con la mia scelta di iscrivermi all’Università di Medicina. Poi ho conosciuto il Cuamm e il progetto Jpo, che mi dava la possibilità di partire”.
Le aspettative sono tante e diverse: “Sarà un’esperienza che mi porterà molto sia a livello professionale che a livello umano - ha proseguito Boscolo -, come chirurga dovrò basarmi più sull’osservazione clinica, sul mio ingegno e intuito, vista la scaristà di risorse e mezzi diagnostici, ciò mi darà un’elasticità mentale e una capacità di «problem solving» che penso mi torneranno molto utili nella vita. A livello umano per me è davvero importante poter aprire la mente e lo sguardo al mondo, e farlo in un continente troppo spesso dimenticato, collaborando con personale locale, nel reciproco scambio di conoscenze. Ciò mi aiuterà anche quando tornerò in Italia, per imparare a lavorare in équipe, cosa che nel nostro contesto è davvero fondamentale. Credo, inoltre, che il diritto alla salute globale di cui tanto si parla non sia per niente garantito, e anche se ciò che andrò a fare sarà solo una goccia nell’oceano, trovo giusto fare qualcosa per dare il mio contributo”.
Prima di partire, Erica ha seguito un corso organizzato dal Cuamm: “Una prima parte spiega il progetto, la seconda va più in dettaglio sui compiti degli specializzandi. Ci sono due corsi all’anno, con me ci saranno stati una settantina di ragazzi, però poi non tutti partono”.
Così, domenica scorsa la dottoressa Boscolo è partita dall’aeroporto di Venezia, ed è atterrata a Kampala, capitale dell’Uganda, dopo aver fatto scalo a Roma e ad Addis Abeba (Etiopia), poi ha proseguito il suo viaggio in auto per diverse ore, raggiungendo infine Aber: “Sono partita da sola e ho raggiunto due colleghi che erano già lì, specializzandi in igiene e sanità pubblica e malattie infettive, con i quali ero già in contatto e condivido la casa, grazie al confronto con loro e con altri medici che partiti prima di me ho avuto modo di comprendere a fondo l’esperienza che stavo per fare. Non è la prima volta che viaggio da sola, ma questa volta ero un minimo più preoccupata dal punto di vista logistico: tra bagagli, documenti, visti, la parte burocratica è stata piuttosto complessa, però sono stata supportata dal Cuamm in tutto, avevo anche tutti i riferimenti del personale a Kampala per quando sarei atterrata, e questo mi ha tranquillizzata molto”.
Il Cuamm opera in Uganda dal 1958 e nel 2022 ha supportato 422 strutture sanitarie, con oltre 130 operatori, soprattutto locali. L’ospedale di Aber, dove si trova Erica, è una struttura di proprietà della Diocesi di Lira, che offre servizi a un bacino di utenza di oltre 380.000 persone, ha 178 posti letto e nel 2022 ha effettuato oltre 11.000 ricoveri e più di 3.500 parti. E’ presente ad Aber dal 1965 e supporta l’ospedale e la rete sanitaria dell’area prendendosi cura di mamme e bambini, oltre ad occuparsi della salute degli adolescenti, con servizi e attività a livello sanitario, scolastico e comunitario. Tre lunghi anni di pandemia hanno, purtroppo, indebolito un già fragile sistema sanitario e registrato una significativa riduzione dell’accesso agli ospedali. A questo si aggiungono gli effetti della grave crisi globale che stiamo vivendo, con la guerra in Ucraina, i cambiamenti climatici, la speculazione energetica, le tante altre guerre dimenticate. Le conseguenze, in Africa, sono drammatiche: i prezzi dei beni primari e di base sono aumentati in modo vertiginoso, dal costo della farina e del latte a quello del carburante. I sistemi sanitari stanno tornando indietro di 10 anni.