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San Donà ricorda Silvio Trentin nell’ottantesimo

Antifascista e docente universitario, morì il 12 marzo 1944. Un importante convegno si è tenuto il 16 marzo. Nelle prossime settimane prosegue il programma di eventi
21/03/2024

A ottant’anni dalla scomparsa, in queste settimane la città di San Donà di Piave ricorda la figura di Silvio Trentin, antifascista e professore universitario, morto nel marzo 1944, a Monastier di Treviso. Nella mattinata di sabato 16 marzo, nella sala Ronchi del Consorzio di Bonifica, si è tenuto un importante momento di ricordo di questa figura organizzato dall’Anpi cittadino e a cui hanno aderito numerose associazioni del territorio (Rotary club, circolo filatelico, camera degli avvocati, l’Istituto veneto di Storia e resistenza). Presenti anche le nipoti di Trentin, ovvero Silvia, Nicoletta e Francesca, figlie di Giorgio, il primogenito.

“Trentin è stata una figura molto importante per la democrazia italiana - esordisce Fabio Niero, presidente dell’Anpi di San Donà -. Fu antifascista, emigrò volontariamente in Francia con la sua famiglia per rifiutare il fascismo. Qui, entrò in contatto con gli altri esuli italiani e con la resistenza spagnola. Non fece, purtroppo, in tempo a vedere la liberazione”. Il consigliere Stefano Ferraro, intervenuto in rappresentanza del sindaco, ha sottolineato come la figura di Trentin, pur sempre presente a San Donà, con l’intitolazione di una scuola elementare e del corso principale della città, andrebbe riscoperta, a partire dai suoi scritti come “Nazione e federalismo” tutt’ora di grande attualità.

“E’ naturale ritrovarci qui oggi a ricordare la figura di Silvio Trentin, un grande uomo di bonifica. Nel 1922 fu, infatti, protagonista del congresso regionale delle bonifiche, nel quale descrisse la sua idea di bonifica integrale, nella quale doveva essere l’uomo al centro”, ricorda invece Giorgio Piazza, presidente del consorzio di Bonifica Veneto Orientale.

Sono stati tre i relatori che si sono avvicendati nel corso della mattinata. Dino Casagrande, già direttore del museo della Bonifica, ha raccontato le origini della famiglia Trentin, presente a San Donà di Piave sin dalla fine del XVIII secolo, quando i Trentin erano vicari locali della Repubblica Serenissima. E’, poi, intervenuta la professoressa Elisabetta Novello, storica dell’università di Padova, soffermandosi proprio sull’idea di bonifica integrale: “Secondo Trentin, i progetti di bonifica erano opere dall’alto valore sociale, che non dovevano essere pensati come una successione di interventi, ma dovevano essere integrati tra loro”.

Ha poi concluso i lavori Giovanni Sbordone, presidente di Iveser (Istituto veneziano per la storia della resistenza e della società contemporanea), che ha ripercorso le fasi dell’esilio francese di Trentin: “Nel 1925, andando in esilio, Trentin fece una scelta assolutamente contro corrente: nella élite veneziana della quale faceva parte, nessun altro seguì questa strada. L’esilio in Francia non fu facile, per i Trentin: acquistò una piccola tenuta in un paesino vicino a Tolosa, ma gli affari non andarono molto bene. Lavorò, quindi, in una tipografia e restò sempre in contatto con gli esuli italiani che nel frattempo, sempre più numerosi, migrarono in Francia. Nell’ottobre 1943, Trentin tornò a San Donà, venendo accolto calorosamente dalla popolazione. Morì il 12 marzo 1944, senza mai vedere la tanto agognata liberazione”.

Gli appuntamenti sulla figura di Trentin, organizzati dall’Anpi cittadino e patrocinati dal Comune, continueranno fino alla fine di maggio. Nelle prossime settimane, segnaliamo venerdì 5 aprile, alle ore 20.45,al centro culturale Leonardo Da Vinci, il reading “Che l’Italia si salvi!”, curato dal Teatro dei Pazzi e dal centro di documentazione e ricerca Trentin. Sabato 6 aprile, è previsto, sempre al centro Da Vinci, il convegno “Silvio Trentin e il suo lascito tra diritto, politica e lavoro” che vedrà la partecipazione dei professori Dimitri Girotto, Fulvio Cortese e Adalberto Perulli. Giovedì 11 aprile alle 9.30, in biblioteca civica, verrà, invece, presentato il docufilm “Li chiamavano ribelli. Il valore delle resistenze da Silvio Trentin ai giorni nostri”, della regista trevigiana Lucia Filippone.

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