Indubbiamente, quello che ci appare nel racconto è un Gesù umano, compassionevole e misericordioso verso...
Una vita che si lascia trasformare - Domenica XVII del Tempo ordinario

Le ultime tre parabole (più una similitudine conclusiva) di Mt 13 raccontano del Regno di Dio come di una realtà che viene “trovata” e che genera un modo di agire.
Riconoscere il valore di quanto si è trovato
Può essere una realtà scoperta per caso, mentre si sta facendo altro, o invece il risultato di una ricerca attenta e competente, oppure far parte del proprio lavoro quotidiano: in ogni caso, ciò che viene chiesto è riconoscerne il valore. Che sia imprevisto e molto grande, come un tesoro inatteso, che sia una perla straordinariamente preziosa, senza paragoni rispetto a tutte le altre (e a quel tempo le perle erano considerate la “quintessenza della preziosità”) o che sia semplicemente una pesca abbondante, in ogni caso è necessario saper apprezzare quanto si è trovato, perché questo “apprezzamento” genererà le azioni più adatte alla situazione.
Saper agire di conseguenza
Nei primi due casi, si tratterà di “vendere tutti i propri averi”, nel terzo di mettersi con pazienza a far la cernita fra pesci da portare al mercato e altri da gettar via. “Vendere tutti i propri averi” vuol dire letteralmente far dipendere d’ora in poi tutta la propria vita (e quella della propria famiglia, potremmo aggiungere) dal valore di quel che si è trovato, credendo che tale valore sia senz’altro maggiore di quanto mettiamo in gioco e capace di “generare vita” per tutto il seguito della propria esistenza. Nel caso della pesca abbondante, invece, in qualche maniera sono quelle azioni quotidiane del gettare la rete, tirarla a riva, fare la cernita del pescato che assicurano la vita giorno per giorno, per sé e per la propria famiglia. Abbiamo comunque a che fare con decisioni che in un modo o nell’altro investono tutta la nostra esistenza, e che sono giustificate dal valore di quanto si è “trovato”. Si può dire che il centro di queste parabole sia il rapporto tra quel che si è scoperto/trovato e il proprio agire e la propria vita.
Una vita che vale davvero
Gesù è convinto che il suo fare e il suo dire abbiano la stessa preziosità di un tesoro nascosto, di una perla ancora non riconosciuta nel suo stragrande valore, e che possano giustificare un “cambio di vita”, una conversione profonda del proprio modo di comportarsi, fino a comprendere che la relazione con lui può davvero condurre a compimento l’aspirazione più autentica: vivere una vita degna di essere vissuta. Degna per quanto riguarda il desiderio di essere amati e di amare, degna per il riconoscimento del proprio e dell’altrui valore, degna per la forza che genera nel trasformare passo passo le relazioni tra noi e intorno a noi e con l’intero creato. Una vita in cui misericordia e prendersi cura diventano energie capaci di rinnovare famiglie, comunità, rapporti sociali. E tutto questo nell’esercizio quotidiano di chi sa accogliere senza previe discriminazioni quanto giorno per giorno si presenta alla propria esistenza, nella storia condivisa dell’umanità, ma sa anche discernere, distinguere ciò che può nutrire la vita da ciò che le può essere invece nocivo. Tutto ciò troverà compimento al compiersi della storia nel Regno di Dio, ben al di là di ogni nostro provvisorio e parziale giudizio.
Una comprensione che porti frutto
Parabole quindi che chiamano a lasciarsi coinvolgere e ad agire di conseguenza: ritorna alla fine la parola “comprendere”, che chiede certo un impegno di intelligenza, capace però di portar frutto in azioni che generino relazioni nuove con la realtà e soprattutto con coloro con i quali viviamo, con coloro che incontriamo sul nostro cammino.
Nell’ultima similitudine dello “scriba divenuto discepolo del Regno”, ovvero di chi sapeva interpretare la Parola donata a Israele nel corso della sua storia con Dio, e che ha accolto a compimento di quella storia quanto va facendo Gesù, ritorna appunto il tema del “comprendere”. Non si tratta dell’entusiasmo di un momento: chiede di proseguire con perseveranza, fino al raccolto, fino al mettere rami dell’albero di senape e al levitare di tutto il pane, fino alla mietitura, e ben oltre il momento della scoperta del tesoro e della perla e alla pesca appena tirata a riva. Si tratta di mettere insieme, giorno dopo giorno, quanto abbiamo ricevuto del Vangelo reso presente nella Parola annunciata, nei sacramenti celebrati, nelle indicazioni di cammino concreto, di mettere insieme tutto questo con quanto andiamo vivendo, con quanto ci accade, per riconoscere, passo dopo passo, la presenza del Signore Gesù, lo stile del suo agire, il valore della sua misericordia, il tesoro del suo amore che si fa presente nelle relazioni e nelle persone. Il Regno così “compreso” diventerà allora davvero alimento prezioso per la nostra vita, pane e senso da condividere con ogni uomo e donna, con ogni fratello e sorella. Giungendo a sperimentare che perfino oltre ogni croce il Regno saprà giungere a compimento, conducendoci insieme con Gesù a una vita da risorti. (don Bruno Baratto)