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Pandemia, che cosa ci ha lasciato. A cinque anni dall’inizio del Covid

Con chiunque parliate, vi dirà che c’è stato un mondo “pre” e “post” Covid, e che il “durante” è qualcosa di molto confuso. La prima parte del reportage sulle conseguenze del Sars-cov2 sulle nostre vite
30/01/2025

Sono passati cinque anni. Il 30 gennaio 2020 l’Organizzazione mondiale della sanità annunciava al mondo che quel virus sconosciuto che da settimane vessava alcune regioni della Cina era un problema internazionale. Eppure, non sapevamo ancora che quella parola, Coronavirus, sarebbe stata per mesi in cima ai nostri pensieri e, per alcuni, al centro dei nostri incubi.

Cronistoria di un evento epocale

Il 18 febbraio 2020 hanno confermato il primo caso di Covid-19 in Italia, il 9 marzo è scattato il lockdown – termine allora poco noto –, l’11 marzo 2020 si è parlato ufficialmente di pandemia. È successo tutto così in fretta che è stato difficile adeguare la nostra capacità di comprensione alla rapidità di diffusione del virus: eravamo semplicemente tutti a casa, interrogando medici, politici, giornali, oracoli, in cerca di un po’ di senso. Da maggio il lockdown si è cominciato ad allentare e fino a novembre si è vissuta una quasi normalità: una normalità attonita, un popolo incredulo davanti a un lungo elenco di morti, ma con una ritrovata voglia di vivere. Poi, complice il freddo, i contagi sono tornati a salire, il 6 novembre è stato introdotto il coprifuoco e le regioni si sono cominciate a colorare in base alla gravità della situazione: come un semaforo, i tre colori, rosso, giallo e verde, davano diverso ritmo e libertà alle nostre vite. I primi vaccini sono arrivati il 27 dicembre, e la campagna vaccinale è continuata per mesi nel suo bagno di polemiche, alimentate ulteriormente dall’entrata in vigore del Green pass, il 6 agosto 2021. Distanziamenti, regole, numeri: la pandemia in Italia è resistita a singhiozzo fino al 1° aprile 2022, data che ha segnato la fine dello stato di emergenza, ma abbiamo aspettato il 2023 per veder decadere ovunque tutti gli obblighi di mascherine e vaccini.

Un nuovo sguardo, nuove prospettive

Il Covid-19 si è intrufolato in ogni pertugio delle nostre vite: corpo, psiche, legami relazionali, vita ecclesiale e in ogni livello della nostra società ed economia, dalla sanità alla cultura, dalla ristorazione al turismo (ce la ricordiamo quella gelateria milanese che ha ben pensato di fare un gusto “Covid-19 La Cura”?). Difficile farne una panoramica completa in così poco spazio: del resto, con chiunque parliate, vi dirà che c’è stato un mondo “pre” e “post” Covid, e che il “durante” è qualcosa di molto confuso, che fa esclamare ai più “Come, sono già passati cinque anni?!”. Si è detto che la natura avesse ripreso i propri spazi, ma c’è anche chi fa notare che forse non la guardavamo abbastanza prima; si è constatato che avevamo dei vicini di casa, a volte pure simpatici, e che con un po’ di impegno, sapevamo fare anche la pizza in casa. Quanto è rimasto di tutto ciò nel 2025? Ne siamo davvero usciti migliori? Qualcuno probabilmente sì. In questi anni le notizie di giovani e meno giovani che hanno deciso di cambiare la propria vita, magari anche in modo drastico da un lavoro stimolante e stressante in città all’agricoltura o allevamento o artigianato in luoghi ritirati con poche, sparute abitazioni. C’è chi ha scoperto nuove passioni e chi ha imparato a prendersi cura di sé, magari semplicemente ritagliandosi il proprio tempo. Questo, almeno, vale per i più: ci sono categorie di lavoratori che non si sono mai fermate (ad esempio nella sanità e nella logistica) e che hanno vissuto il lockdown con carichi d’ansia e di fatica inimmaginabili.

Parole chiave

La pandemia ha lasciato un segno nelle nostre vite anche attraverso le ricerche Google. Nel 2020 “Coronavirus” è stata la parola più digitata, insieme a “Classroom” e “Nuovo Dpcm”, sigla di cui abbiamo chiesto innumerevoli volte il significato, insieme a quello di “pandemia”. Tra le cose che abbiamo cercato di imparare a fare c’era il pane in casa, ma anche le mascherine e persino il disinfettante. Nel frattempo, gli hashtag sono usciti da internet e si sono riversati su lenzuola appese nelle terrazze e cartelloni colorati per le vie: #andràtuttobene, #iorestoacasa, #distantimauniti. Pure nel 2021 tra “vaccino”, “Green pass” e “coprifuoco” è evidente che per Google (come per le nostre teste) tanti pensieri convergevano lì, e abbiamo imparato sulla nostra pelle, ma cercandolo anche online, il significato di “resilienza”. Nel 2022 la guerra in Ucraina e i tanti importanti addii hanno monopolizzato le ricerche, ma “Green pass” e “come fare il tampone” hanno continuato a lasciare un segno. Bisogna aspettare il 2023 per tornare al 2019: la Palestina al posto della Turchia e della Siria, Fedez al posto di Ultimo, e per qualche motivo le ricette delle lenticchie sempre in cima alla classifica.

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