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Incidenti stradali e giovanissimi, il precedente di Poggiana: "Si è aperto un varco di vita"

A sedici anni dal tragico incidente di Poggiana in cui persero la vita quattro ragazzi, parlano tre mamme rimaste senza i loro figli e l'attuale parroco don Daniele Vettor

“Da un’esperienza così terribile si può tirare fuori qualcosa di molto più grande. Per noi si è aperto un altro varco di vita. La fede, la famiglia, l’impegno per gli altri, l’amicizia tra di noi ci hanno sostenute e ci sostengono ancora”. A parlare così sono le mamme di Federica, Luana e Samuele, tre dei quattro ragazzi morti nel 2003 a Poggiana di Riese Pio X, in un incidente stradale.
La loro vicenda è tornata alla mente a molti in questi giorni, nei quali si piangono i quattro ragazzi di Musile di Piave e di San Donà.
Erano quasi gli stessi giorni d’estate, il 10 luglio di 16 anni fa, quando il gruppo di amici è uscito di strada con l’auto, a due passi da casa, dopo una serata in pizzeria a Godego: sono morti in quattro, una sola si è salvata, Giorgia, tre erano di Poggiana, uno di Caerano, Giacomo, l’unico maggiorenne.
Fu il lutto di un intero paese, la piccola frazione di Riese Pio X, che seppe stringersi a quelle famiglie colpite dal dolore più grande, la morte di un figlio. Il funerale dei giovani, presieduto dal vescovo Paolo Magnani, radunò duemila persone.
“In questi giorni abbiamo seguito la cronaca dell’incidente di Jesolo, abbiamo pensato a quei genitori” raccontano le tre mamme, raggiunte al telefono dopo la messa, e prima di un momento di festa con gli amici del centro Atlantis, un’occasione che vivono insieme, come molte altre negli ultimi 16 anni. “Ci sentiamo vicine a quelle famiglie - aggiungono -. Non possiamo dire loro come vivere un dolore così, ciascuno ha il proprio modo, trova un suo percorso, con il sostegno di famigliari, amici, della comunità”.
Don Daniele Vettor è il parroco del paese da cinque anni. Ricorda bene la tragedia di quell’estate, ma quando è arrivato ha scoperto che da quella sofferenza sono nati tanti segni di bene. “Michela, Caterina e Maria Teresa si sono impegnate subito nella comunità - racconta -, in servizi per i bambini e i ragazzi: in oratorio, nella scuola dell’infanzia, nel gruppo teatrale, nel coro, nella sagra. Per ripartire loro, per prime, e per dare un segno di attenzione ai più piccoli, di vita, di cura. E il loro servizio continua tutt’ora, in una piccola comunità che ha saputo reagire, stringendosi nella fede e nella solidarietà, pensando alla vita bella e fragile dei giovani. Certo il vuoto rimane, ma vedo che sono ripartite, insieme ai loro mariti, per una strada di bene, con disponibilità, con gratuità, con generosità. La loro è una maternità che continua a esprimersi nell’attenzione a tanti ragazzi. Quando facciamo la messa nell’anniversario c’è sempre molta partecipazione. E’ l’occasione per lanciare ai giovani un messaggio di vita, di speranza, di responsabilità”.

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