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Caritas diocesana: a servizio di chi è nel disagio

I provvedimenti presi dalla proprietà del parcheggio Dal Negro tornano a segnalare una criticità reale nel contesto cittadino di Treviso. La presenza costante di un certo numero di persone senza dimora che occupano luoghi impropri per ripararsi la notte è questione che da anni agita le acque della convivenza civile, dell’Amministrazione comunale, delle variegate realtà del volontariato, del terzo settore, del contesto ecclesiale.
Da un lato va riconosciuto che nel corso degli anni vi sono stati importanti progressi sia nella disponibilità di posti letto, sia nella paziente e laboriosa opera di coordinamento di servizi offerti dalle istituzioni, dal privato sociale, dal volontariato: in città siamo passati dai cinque-dieci posti di vent’anni fa all’ottantina a disposizione, nel periodo invernale, dell’importante numero di persone presenti sul territorio di Treviso e dintorni. Certo, lo sappiamo, sia tra gli “addetti ai lavori” che tra volontari: l’accesso ad un posto letto chiede tempi di liste d’attesa che si fanno lunghi rispetto al bisogno spesso immediato delle persone. E tale fenomeno chiede anche una sufficiente programmazione degli interventi. Per quanto riguarda la Caritas diocesana, i servizi della Casa della Carità lavorano da sempre a pieno ritmo: i 18 posti letto prevedono mediamente liste d’attesa di una ventina di persone, oltre talvolta interventi mirati con cui ci facciamo carico di situazioni di emergenza non di nostra competenza, pagando posti letto nelle strutture alberghiere che accettano di accogliere tali persone – disponibilità questa, purtroppo, in costante calo. Stiamo altresì sperimentando un accesso alla mensa serale in deciso aumento rispetto ai numeri degli anni scorsi: ci si aggira intorno alle 80 persone ogni sera, con punte prossime ai 90 pasti distribuiti. L’accesso alle docce, alla lavanderia e ai servizi igienici non è da meno. Non siamo un caso isolato: aumenti consistenti di richieste sono presenti anche in altre diocesi vicine, come ad esempio Venezia.
Di fronte a tale situazione, che, ripetiamo, per certi versi non è nuova, vi sono diversità di approcci, alcuni maggiormente strutturati, come richiesto da servizi istituzionali. Anche Caritas, per mantenere un livello di offerta dignitosa nel tempo, deve prevedere un intervento che sappia far conto con attenzione di risorse umane (operatori e volontari), economiche e strutturali, capaci di permettere non solo una risposta al bisogno, ma anche un accompagnamento più complessivo alla persona. Il volontariato che maggiormente fa riferimento al territorio, ecclesiale e civile, offre, d’altro canto, soluzioni mediamente meno strutturate e a “bassa soglia” rispetto ai bisogni manifestati da chi è nel disagio. Tuttavia, Caritas, per la sua dimensione di organismo ecclesiale, è chiamata a mantenere relazioni serie e promozionali sia con la realtà istituzionale civile sia con le realtà del territorio, soprattutto nella loro dimensione ecclesiale, in primis le parrocchie. Ha responsabilità nel favorire un lavoro di rete a livello istituzionale, per contribuire a mantenere e a far crescere per quanto possibile i servizi, e anche il mantenere e far crescere la stessa dimensione di rete a livello di base ecclesiale, talvolta meno strutturata e comunque attenta alle persone concrete, dimensione propria anche alle strutture di servizio di Caritas Tarvisina. Disponibili da un lato a farci istanza critica presso le istituzioni a favore di chi ha poca “voce in capitolo” come i più fragili, dall’altro a collaborare con le istituzioni stesse per rendere sempre più efficace l’intervento strutturato a servizio di chi si trova in situazioni di profondo disagio. Questa opera complessa di attenzione, di mediazione, di riconoscimento dei bisogni e di ricerca degli interventi più efficaci possibili in merito, ci chiede quotidianamente di fare i conti con i limiti del nostro intervento, e contestualmente di confrontarci anche con chi si sente spinto da dimensioni ideali che faticano ad accettare questo dato di realtà. E a continuare, come Caritas, a mantenere aperta la via per un continuo miglioramento degli interventi a favore di chi meno può. Sapendo che chi è nel bisogno può anche non accettare le proposte che siamo in grado di offrire, nel sempre impegnativo rispetto della libertà di ogni persona.
Resta per noi fondamentale, come tante altre volte dichiarato, che tale situazione di difficoltà abitativa richiede interventi strutturali, non soltanto emergenziali. E quindi l’impegno di molti attori sociali – istituzioni, associazioni datoriali, privato sociale, realtà ecclesiali, volontariato ...–, sia per rendere accessibile il patrimonio abitativo sfitto, sia per favorire un cambio di mentalità da parte dei proprietari, sulla base di garanzie chiare e realmente efficaci nell’accompagnamento abitativo e nella gestione degli alloggi messi a disposizione. (direttore Caritas Tarvisina)