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Un cuore che ascolta e arde, Lettera pastorale del Vescovo

La Lettera pastorale del vescovo Michele esce in questi giorni, all’inizio del nuovo anno liturgico e del tempo di Avvento. Un aiuto per la fase “sapienziale” del Cammino sinodale, nella quale siamo chiamati a un discernimento che ci porterà a orientamenti e scelte da attuare nella fase “profetica”, per essere sempre più Chiesa sinodale e missionaria

Un aiuto per “orientare la vita delle nostre comunità cristiane nei mesi che ci stanno davanti, in questo tempo di grazia e di fatica che è il Cammino sinodale della Chiesa italiana e della nostra Diocesi”: è così che il vescovo Michele presenta la sua nuova Lettera pastorale, “Un cuore in ascolto, un cuore che arde”, la quarta del suo ministero episcopale tra noi, “un’occasione propizia per dirvi quello che credo sia al cuore della nostra fede e della nostra vita, per poterci confermare nella fede e crescere nella gioia di essere cristiani”.

Mons. Tomasi, rivolgendosi “ai fratelli e alle sorelle in Cristo” esprime fin dalle prime righe il desiderio di “condividere con voi alcune mie riflessioni di questo periodo denso, impegnativo e affascinante della vita della Chiesa: ci possono anche aiutare a «sintonizzarci» su un comune sentire e un comune amare che soli permettono alle nostre esperienze di essere manifestazione di un cammino insieme, fedeli a quanto lo Spirito di Dio ci suggerisce”. E, ripercorrendo le ultime tappe del Cammino sinodale, il Vescovo ricorda che ora si apre la “fase sapienziale”, che affida all’approfondimento delle Diocesi alcuni grandi temi raccolti dopo la prima fase di ascolto, su cui concentrare la riflessione e la proposta in vista di scelte da fare nella Chiesa italiana e nelle singole Diocesi. Dei passi da compiere, dunque, per arrivare all’ultima tappa, la “fase profetica”.

Un ascolto che continua

E proprio per accompagnare questo ulteriore e più approfondito discernimento a cui siamo chiamati in ogni comunità, mons. Tomasi invita a continuare a realizzare, come già abbiamo fatto con il metodo della conversazione spirituale, “esercizi concreti di fraternità vissuta, a ogni livello, in ogni situazione, finché non diventino stile quotidiano di vita e di condivisone nella Chiesa”. Il Vescovo, infatti, sottolinea che “se non ci riconosciamo davvero come fratelli e sorelle in Cristo, prenderemo magari delle decisioni, ma non sapremo aprirci davvero a quanto lo Spirito Santo vuole suscitare; rischieremo di spendere energie in riforme, aggiustamenti, progetti, che saranno però ancora più frustranti e deludenti: forme senza contenuti vitali, riforme senza amore”.

Ma come fare i passi avanti necessari in questa fase sapienziale? Continuando ad ascoltare quanto abbiamo nel cuore di condividere, sottolinea mons. Tomasi, a partire dalle nostre esperienze, “da quanto ci preoccupa e da quanto ci affascina, accettando i nostri limiti, ma senza smettere di ospitare in noi quel sogno che ci precede, e per il quale continuiamo a desiderare di essere cristiani. Perché è vero quello che papa Francesco ha detto ai giovani radunati a Lisbona, nel giorno in cui è incominciata l’avventura della Giornata mondiale della gioventù: «Nessuno è cristiano per caso, tutti siamo stati chiamati col nostro nome (...), chiamati perché amati». Sarà, poi, in un tempo successivo che proveremo a tirare le somme del lavoro che stiamo conducendo assieme, in vista di modi nuovi e convertiti di vivere la nostra appartenenza a Cristo. Sarà la «fase profetica» del Cammino sinodale”.

Le “condizioni di possibilità”

Ecco che il Vescovo, nei diversi capitoli della Lettera, condivide alcune riflessioni sul quadro generale del cammino di quest’anno, sul suo orizzonte di significato, suggerendo degli atteggiamenti e strumenti.

Le Linee guida specificano che il discernimento ecclesiale da compiere quest’anno sarà sulle “«condizioni di possibilità» per una conversione di tutti gli ambiti. Si tratta, cioè, di sbloccare o snellire alcuni meccanismi, da molti ritenuti troppo pesanti, che possano favorire una Chiesa più sinodale e, quindi, più missionaria”.

Una ricerca, spiega il Vescovo, che ci porterà a confrontarci su “che cosa riteniamo così importante della nostra esperienza di fede, tanto da porlo come il nucleo attorno al quale ritrovarci come comunità dei discepoli del Signore. Questa comunità ritrovata nei suoi valori di fondo, poi, potrà impostare le scelte per una «conversione degli ambiti», in modo da non perdere la bellezza e il valore di quanto condiviso durante la fase dedicata all’ascolto”. Mons. Tomasi riflette sullo spirito di fondo che ci dovrebbe animare, guidare e sorreggere in questo cammino, su che cosa caratterizzi un tempo come «sapienziale» e sull’attività di «discernimento».

La Sapienza

Il saggio per eccellenza di tutta la tradizione di fede di Israele è il re Salomone che, succedendo, giovane e inesperto, al grande re Davide, chiede al Signore il dono di un «cuore in ascolto».

Dalle caratteristiche della Sapienza di Salomone, il Vescovo trae spunto per una riflessione sul significato del discernimento, individuale, certo, ma anche e soprattutto comunitario, perché “è nella comunità dei discepoli di Cristo che Lui ci incontra”.

Riconoscere il Risorto

Il secondo capitolo è dedicato ai racconti della Pasqua nei Vangeli, e alla figura di Gesù Cristo, il Risorto, in particolare al suo incontro con i discepoli di Emmaus, il brano guida dell’anno sapienziale. Un testo dal quale il Vescovo ricava la seconda parte del titolo della sua Lettera, “un cuore che arde”. Quando, infatti, i due discepoli commentano la gioia e il fascino dell’incontro col Signore, “ricordano il fuoco interiore provato al momento in cui Gesù spiegava loro le Scritture. L’Eucaristia apre loro gli occhi a riconoscerlo vivente, il cuore si è scaldato nel comprendere le Scritture a partire da Lui”.

Ecco che per il nostro cammino di quest’anno, il Vescovo pone alcune domande che ci invitano ad avere occhi che sappiano riconoscere il Risorto in cammino con noi, a partire dall’ascolto della Parola e dalla celebrazione dell’Eucaristia, percorrendo cammini di speranza «da Emmaus a Gerusalemme», nei quali tornare, nella vita, suoi discepoli impegnati in ogni ambito della vita ecclesiale e sociale, trasformati dalla vittoria di Cristo sul male e sulla morte.

Cammini di speranza

La Lettera termina con alcune “istantanee di viaggio”, nelle quali mons. Tomasi racconta esperienze vissute personalmente durante quest’anno, “situazioni che provo a rileggere con cuore che ascolta”: la visita alle nostre missioni diocesane in Brasile, Venezuela e Paraguay, con l’invito a essere sempre più “discepoli missionari”; il pellegrinaggio a Roma assieme ai cresimati della diocesi, una sollecitazione importante sulla trasmissione della fede; il pellegrinaggio a Lourdes, con i malati, alla scuola del “Vangelo della fragilità”; la Gmg a Lisbona con 1.300 giovani della diocesi, ai quali il Papa ha consegnato il mandato di “brillare, ascoltare e non temere”; l’itinerario verso la Settimana sociale dei cattolici italiani, centrata sulla partecipazione, come cuore della democrazia; infine, le tante visite in diocesi: nelle parrocchie per Cresime, benedizioni, inaugurazioni, incontri - in case di riposo, ospedali, cooperative, realtà del mondo del lavoro -, e poi l’esperienza della Peregrinatio di san Pio X, tutte “immersioni” nel “tessuto vivo del popolo in cammino che costituiamo insieme, in Gesù Cristo Signore”, dice il Vescovo.

Il testo è arricchito da alcune foto e dagli acquerelli di Annamaria Vanzin.

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