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Attacco a Israele, il Custode di Terra Santa: “Qualcosa di altamente organizzato”
“Onestamente credo che nessuno si aspettasse un attacco così pianificato nei minimi dettagli. Pensavo che potesse accadere qualcosa dopo le provocazioni e violenze cui avevamo assistito nei mesi scorsi. Quanto è accaduto non è una reazione ad una passeggiata sulla Spianata delle Moschee, è qualcosa di altamente organizzato”. A parlare al Sir, da una Gerusalemme “completamente vuota”, è il Custode di Terra Santa, padre Francesco Patton.
Indicazioni alle comunità
“La situazione è molto grave, è stato dichiarato lo Stato di guerra. Nei luoghi dove siamo dislocati sappiamo di essere al momento al sicuro, ma dobbiamo essere prudenti e attenti a ogni possibile evoluzione della situazione. Il rischio di un allargamento del conflitto, esteso anche ai Territori palestinesi della Cisgiordania è reale e bisogna essere molto prudenti e pazienti”, spiega il francescano. La Custodia, sin dal giorno dell’attacco, il 7 settembre, sta dando indicazioni precise ai propri frati perché si muovano con accortezza, visto il momento delicato. Quindi “restare nei conventi” o spostarsi “solo se necessario per studio o lavoro”. La Custodia fa notare che le disposizioni restrittive disposte dalle Autorità di Israele, con lo Stato di guerra, “sono valide nel territorio della Custodia, dunque a Giaffa, Ramleh e Gerusalemme (incluse Beit Hanina e Ein Karem). Sono state rimandate ‘a data da destinarsi’ le celebrazioni di accoglienza in diocesi al patriarca latino e neo cardinale, Pierbattista Pizzaballa, in programma in questi giorni.
Moderazione e preghiera
L’attacco di Hamas ha suscitato manifestazioni di sostegno anche in tante città della Cisgiordania, dove la Custodia ha diverse parrocchie e santuari. Chiara l’indicazione del Custode: “In questo momento stiamo cercando di tenere le nostre parrocchie fuori dalle beghe politiche, come sempre facciamo in questi casi. Ci sono manifestazioni a sostegno di Hamas, come si possono vedere sui canali televisivi e sui social, ma l’indicazione è non lasciarsi tirare dentro perché non siamo qui per questo. L’invito è sempre alla moderazione e alla preghiera. Quando ci sono situazioni di conflitto i cristiani sono sempre la parte più debole. Di fatto dopo ogni guerra accade spesso che un buon numero di cristiani emigri all’estero”.
Santuari aperti
“Temo con questo attacco, torneremo a stare da soli con i fedeli locali per diverso tempo. Da parte mia ho anche detto che non è prudente organizzare pellegrinaggi. Quando sarà di nuovo sicuro farlo allora daremo notizia e inviteremo le Chiese a ritornare”
Il pensiero di padre Patton va ai pellegrini che sono ancora in Terra Santa: “Per permettere loro di condurre l’esperienza spirituale nel migliore dei modi abbiamo deciso di lasciare i santuari aperti così che possono visitarli e pregarvi all’interno. Non sappiamo quanti gruppi ci sono attualmente, qualcuno si trova a Betlemme, altri nella Galilea, a Nazaret. Non appena sarà possibile faranno ritorno in Italia”. Le prospettive ad oggi non sono rosee: “Temo con questo attacco, torneremo a stare da soli con i fedeli locali per diverso tempo. Da parte mia ho anche detto che non è prudente organizzare pellegrinaggi. Quando sarà di nuovo sicuro farlo allora daremo notizia e inviteremo le Chiese a ritornare. Siamo in ottobre, Mese del Rosario: chiedo a tutti di pregare per questa Terra dilaniata”.