La settimana scorsa abbiamo pubblicato una presentazione della lettera apostolica di papa Leone sull’educazione:...
Gonzalo Ontiveros, dal Venezuela in visita a Treviso e Padova
Nelle scorse settimane, ha visitato la diocesi di Treviso, così come quella di Padova, per la seconda volta. Mons. Gonzalo Ontiveros Vivas, vescovo del vicariato apostolico del Caroní, in Venezuela, ha, così, potuto ringraziare le Chiese di Treviso, Padova, e Vicenza, anche in un colloquio con il vescovo di Treviso, Michele Tomasi, “per tutto l’appoggio e la solidarietà che hanno dimostrato in questi anni”, a questa zona del Venezuela, al confine con il Brasile, e in particolare con lo Stato di Roraima, dove prestano servizio i missionari delle tre diocesi venete.
Il vicariato del Caroní, 80 mila chilometri quadrati nel quadrante sud-est del Venezuela, che ha come capoluogo la città di Santa Elena de Uarén, è un territorio immenso, divenuto Chiesa grazie all’opera dei cappuccini, che dal 1922 hanno condotto una missione di evangelizzazione e promozione umana insieme. Oggi, sono attive sei parrocchie, otto sono i preti diocesani, di cui tre indios, due i missionari, mentre il vescovo Ontiveros e altre cinque presbiteri sono arrivati nel 2021, dopo che i cappuccini hanno dovuto lasciare la missione e la Santa Sede ha chiesto alle diocesi venezuelane di sostenere il vicariato: all’appello ha risposto San Cristóbal.
I numeri sono tuttavia incerti: “La popolazione indigena non è tutta classificata - racconta mons. Vivas - e, soprattutto, il nostro territorio è, da anni, un ponte per l’emigrazione in uscita dal Venezuela verso il Brasile per molte persone, che hanno deciso di lasciare il Paese”.
Stando agli ultimi dati, sono 8 milioni i cittadini venezuelani che dal Caroní sono passati nello stato brasiliano di Roraima. Ed è così che si è attivato il contatto con le diocesi venete: “Don Mattia Bezze, fidei donum padovano, e don Giuseppe Danieli, trevigiano, sono attivi a Pacaraima, città del Brasile molto vicina a Santa Elena - spiega il vescovo Gonzalo -. Con il loro aiuto, abbiamo fatto molto per i migranti, la cui accoglienza è gestita dall’Esercito brasiliano, dall’Unhcr e da una serie di ong. In parrocchia c’è posto per accogliere 80-100 persone, ma in città operano anche chiese protestanti e mormoni e la sensazione è che ci sia una buona collaborazione, a sostegno di chi esce dal Venezuela e di chi rientra. Ma, per don Mattia e don Giuseppe, è anche molto semplice raggiungere alcune parti del vicariato, particolarmente lontane per noi”.
In tre delle sei parrocchie, infatti, il pastore arriva solo in aeroplano. “In questo momento storico - riprende il vescovo - il nostro impegno missionario consiste proprio nel creare relazioni e alleanze, per ristrutturare molte opere create dai cappuccini, che nel tempo sono deperite”.
Il Venezuela, guidato dal regime autoritario di Nicolás Maduro, si trova sotto pressione, per la scelta del presidente degli Usa, Donald Trump, di combattere il narcotraffico, anche affondando navi in partenza dal Paese. La Chiesa risente della crisi generale, ma ha potuto festeggiare i suoi primi due santi: “Madre Carmel Rendiles e Gregorio Hernández rappresenteranno per il Venezuela una speranza, la fede che si rinnova in un popolo che ha sempre lottato per delineare il suo futuro anche grazie alla preghiera - conclude mons. Ontiveros -. Questi due santi, quindi, riaprono l’orizzonte e la spinta verso un domani migliore”.



