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Folla a Padova per il funerale di Giulia. Mons. Cipolla: Trasformare il dolore in impegno”

Grande folla in Prato della Valle per la celebrazione dei funerali di Giulia Cecchettin. Una quarantina di familiari, stretti nel dolore, tutti con il fiocco rosso contro la violenza sulle donne. L’appello del papà: “Mi rivolgo per primo agli uomini, perché noi per primi dovremmo dimostrare di essere agenti di cambiamento contro la violenza di genere”

Oltre ottomila persone si sono date appuntamento questa mattina alla Basilica di Santa Giustina, in Prato della Valle a Padova. I funerali di Giulia Cecchettin è diventato nei giorni scorsi un momento atteso da moltissime persone, provenienti da tutta Italia, per manifestare la propria vicinanza alla famiglia, a papà Gino e ai fratelli Elena e Davide, ma anche per dire basta alla violenza sulla donna che negli anni ha portato all’uccisione di centinaia di donne in Italia, spesso da parte di uomini che avevano con loro una relazione sentimentale.

Alle 11 il feretro di Giulia Cecchettin ha fatto il il suo ingresso nella basilica padovana, scelta dalla famiglia allo scopo di contenere quante più persone possibili, perché queste esequie rappresentino uno snodo nell’evoluzione della sensibilità e della cultura sociale per quanto riguarda la violenza di genere.

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A presiedere la celebrazione di commiato è stato il vescovo Claudio Cipolla e, accanto a lui come concelebranti i parroci delle tre comunità parrocchiali coinvolte nei tragici fatti che hanno tenuto con il fiato sospeso tutto il Paese dall’11 al 18 novembre, quando il corpo di Giulia è stato ritrovato senza vita accanto al lago di Barcis. Alla destra del vescovo, don Gabriele Pipinato, parroco di Vigonovo, paese in cui Giulia viveva; accanto a lui don Franco Marin, parroco di Torreglia, dove risiede la famiglia Turetta; a sinistra, oltre all’abati di Santa Giustina dom Giulio Pagnoni, il parroco di Saonara don Francesco Monetti, nella cui chiesa alle 14 si tiene un momento di preghiera riservato alla famiglia e agli amici di Giulia. Presenti altri venti presbiteri diocesani, tra cui il preside della Facoltà teologica del Triveneto don Andrea Toniolo, il rettore del Seminario vesovile don Raffaele Gobbi e i vicari episcopali don Luca Faccio e don Lorenzo Celi.

L’omelia di mons. Cipolla

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“Preghiera altro non è che metterci di fronte a Dio e al mistero della vita e della morte senza nascondere le nostre fatiche ma anche senza rinunciare ai nostri sogni”. È un passaggio dell’omelia di mons. Claudio Cipolla, vescovo di Padova, al funerale di Giulia Cecchettin, questa mattina nella basilica di Santa Giustina. Di qui alcune invocazioni di pace: “Ti preghiamo, Signore, di farci il dono della Pace. È nella pace che i popoli progrediscono in cultura e civiltà, in solidarietà e umanità; è nella pace che le risorse vengono indirizzate per acquisire strumenti che nobilitano la vita delle persone, soprattutto delle più deboli e fragili e scompaiono le disuguaglianze sociali”. “Insegnaci, Signore, la pace tra generi, tra maschio e femmina, tra uomo e donna. Vogliamo imparare l’amore e vivere nel rispetto reciproco, cercando anzi il bene dell’altro nel dono di noi stessi – afferma il presule -. Non possiamo più consentire atti di sopraffazione e di abuso; per questo abbiamo bisogno di concorrere per riuscire a trasformare quella cultura che li rende possibili”.

E ancora: “Ti domandiamo, o Signore, la pace nel rapporto tra generazioni, tra giovani, adulti e anziani così che il coraggio e le aspirazioni possano coniugarsi con la sapienza e la profondità di chi conosce la storia e ne interpreta le direttrici”. Infine la richiesta al Signore della “pace del cuore, del mio cuore e del cuore di tutti i presenti”, ma anche “la pace del cuore per Filippo e la sua famiglia”.

“Di fronte alla morte di Giulia ma anche a quella di tante donne, bambini e uomini sopraffatti dalla violenza e dalle guerre, emergono tutti i nostri dubbi. Non solo ci chiediamo: davvero ci sarà la vita dopo la morte? Ma anche: ha senso impegnarsi se poi tutto si riduce a poca cenere?”, gli interrogativi posti dal vescovo. “La speranza, che oggi rinnoviamo, per noi cristiani ha un nome e un volto: quello di Gesù, il Signore Risorto. È lui la vita che la morte non è riuscita a ingabbiare, il Giusto che l’ingiustizia non è riuscita a spezzare, il mite e umile di cuore che ha scardinato la violenza del potere. La speranza, che è Cristo, è più di un antidoto nei momenti difficili della vita”, assicura il presule. Nel rievocare la profezia di Isaia, nella prima lettura, di un mondo armonioso e pacificato, mons. Cipolla afferma: “Le piazze, le aule universitarie, i palazzi, le nostre case possono certo diventare quei luoghi dove poter difendere i diritti dei più deboli e creare le condizioni per una vita sociale e individuale all’insegna della giustizia e della libertà. Ma i cammini intrapresi in questi spazi saranno efficaci e giungeranno a dei risultati duraturi nella misura in cui dentro ciascuno di noi si comporrà l’armonia annunciata dal profeta”. Di qui il passaggio all’amore che, il monito del vescovo, “non è un generico sentimento buonista”; “non si sottrae alla verità, non sfugge la fatica di conoscere ed educare se stessi. È empatia che genera solidarietà, accordo di anime e corpi nutrito di idealità comuni, compassione che nell’ascolto dell’altro trova la via per spezzare l’autoreferenzialità e il narcisismo”.

Le parole del papà

“Noi uomini per primi dovremmo dimostrare di essere agenti di cambiamento contro la violenza di genere”. Ad affermarlo è Gino Cecchettin, papà di Giulia, nel discorso letto nella basilica di Santa Giustina a Padova, al termine della messa funebre presieduta dal vescovo Claudio Cipolla. Prendendo la parola al termine della celebrazione, Cecchettin ha esordito: “Mia figlia Giulia era proprio come l’avete conosciuta, una giovane donna straordinaria. Allegra, vivace, mai sazia di imparare. Ha abbracciato la responsabilità della gestione familiare dopo la prematura perdita della sua amata mamma” e “nonostante la sua giovane età era già diventata una combattente, un’oplita, come gli antichi soldati greci, tenace nei momenti di difficoltà: il suo spirito indomito ci ha ispirato tutti”. Il femminicidio, ha quindi osservato, “è spesso il risultato di una cultura che svaluta la vita delle donne, vittime proprio di coloro che avrebbero dovuto amarle e invece sono state vessate, costrette a lunghi periodi di abusi fino a perdere completamente la loro libertà prima di perdere anche la vita”. Per Cecchettin, “ci sono tante responsabilità, ma quella educativa ci coinvolge tutti: famiglie, scuola, società civile, mondo dell’informazione”. “Mi rivolgo per primo agli uomini – l’esortazione del papà di Giulia -, perché noi per primi dovremmo dimostrare di essere agenti di cambiamento contro la violenza di genere. Parliamo agli altri maschi che conosciamo, sfidando la cultura che tende a minimizzare la violenza da parte di uomini apparentemente normali. Dovremmo essere attivamente coinvolti, sfidando la diffusione di responsabilità, ascoltando le donne, e non girando la testa di fronte ai segnali di violenza anche i più lievi. La nostra azione personale è cruciale per rompere il ciclo e creare una cultura di responsabilità e supporto”.

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Tra i presenti, il ministro alla Giustizia Carlo Nordio, in rappresentanza del Governo, il presidente della Regione Luca Zaia che per oggi ha indetto una giornata di lutto regionale, il sindaco di Padova Sergio Giordani, il presidente di Anci Veneto, Mario Conte, e una quarantina di altri sindaci provenienti dal Veneto e dal Friuli Venezia Giulia. Presenti anche la rettrice dell’Università do Padova, dove Giulia avrebbe doviuto laurearsi giovedì 15 novembre, che per oggi ha decretato il fermo delle lezioni per permettere la partecipazione alle esequie a studenti e docenti.

Al leggere la prima lettura è stata la migliore amica di Giulia, mentre per la preghiera dei fedeli si è recata all’ambone Elena, educatrice del gruppo giovani di Vigonovo. I 35 coristi che hanno animato la celebrazioni fanno parte del Coro diocesano dei giovani, sessanta musicisti che si sono uniti in occasione del Sinodo dei Giovani della Diocesi di Padova che si è tenuto tra il 2017 e il 2018 e che continua la sua esperienza sotto la direzione della maestra Marta Bruno, assistita da don Mattia Francescon, e ogni anno accompagna la veglia diocesana dei giovani di fine novembre, oltre agli appuntamenti della scuola di preghiera per giovani organizzata dal Seminario di Padova.

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