Il Governo Netanyahu
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Accoglienza, lavoro, diritto alla casa. Sono stati questi alcuni temi sollevati da un interessante convegno, tenutosi a San Donà di Piave nel pomeriggio del 9 maggio scorso, nella casa delle Associazioni, nel parco Benjamin. Il partecipato convegno, inserito come evento collaterale di “Reitia, festival dello Sviluppo e della sostenibilità”, ha visto dialogare numerose rappresentanze di categoria e Terzo settore.
La ricerca di buone pratiche, atte a favorire, nella Città metropolitana di Venezia, la messa a disposizione di alloggi da fornire agli stranieri che arrivano sul territorio per lavorare, è stata al centro del convegno. Questo, infatti, è uno dei motivi principali che causa carenza di manodopera nelle aziende.
“È innegabile - commenta Marco Zecchinel, presidente di Confapi Venezia - che al giorno d’oggi la manodopera nelle aziende è carente e che il personale straniero, dati alla mano, rappresenti una soluzione importante. Al contempo, però, devono essere incentivate iniziative che consentano di favorire maggiormente l’accoglienza e la loro residenzialità. Per fare questo, c’è bisogno di imprenditori che guardino oltre e che credano in progetti di questo tipo, dando fiducia a giovani che hanno voglia di spendersi nonostante l’italiano incerto”.
Durante il convegno è stata presentata l’esperienza di un’azienda, la Logistica Paggiola, che ha accolto due ragazzi stranieri in tirocinio e poi inseriti in pianta stabile nell’impresa dopo una “work experience” di saldatura. Iniziative come queste, purtroppo, sono diffuse ancora a macchia di leopardo.
I numeri
Per l’occasione è stata presentata una ricerca condotta da Ust Cisl Venezia e Anolf Venezia, al fine di comprendere il livello di integrazione dei residenti stranieri nell’area metropolitana di Venezia. L’indagine ha raccolto quasi 500 risposte, tra dicembre 2024 e febbraio 2025. Se, nel 2003, il peso dei residenti stranieri sul totale della provincia di Venezia era del 2,2%, nel 2024 è salito al 10,7%. Complessivamente, sul territorio, sono presenti 152 nazionalità (ai primi posti Romania, Bangladesh, Cina, Moldova, Albania, Ucraina e Marocco).
Sul fronte del sentimento d’integrazione, il 48,1% si sente abbastanza integrato, il 39,7% molto integrato, l’11,6% poco integrato e lo 0,6% per niente integrato. Su quali siano i fattori ritenuti più importanti, la maggior parte risponde imparare la lingua italiana (75,8%) e avere un lavoro stabile (67,4%).
Alla domanda se la situazione abitativa influisca sull’integrazione, la maggior parte risponde “sì molto “(39,9%) e a seguire “sì, un po’” (39,2%). Quando viene chiesto se ci sono state esperienze di discriminazione o di esclusione sul lavoro il 48,1% afferma “no, mai”, il 31.2% “sì, qualche volta”, il 9,3% “sì, spesso” e l’11,4% “preferisco non rispondere”.
Nel 2023, su un totale di occupati di 375.217 soggetti, il 9,5% del totale è rappresentato da persone straniere. Sulla difficoltà a trovare lavoro in Italia, il 40,6% risponde di non averne avuta, il 36,6% di averne avuta poca e il 22,8 di averne avuta molta. Il 74,6% degli intervistati dichiara di voler rimanere in Italia.
“Il fenomeno delle migrazioni va affrontato con un approccio strutturale, non esistono ricette facili e immediate. Purtroppo oggi, in Italia, molte persone sono abbandonate alla clandestinità e rese invisibili con provvedimenti come il decreto Cutro. Bisogna, invece, facilitare i permessi di soggiorno e superare definitivamente la legge Bossi-Fini”, chiosa Silvana Fanelli, segretaria Cgil Veneto. Le fa eco Monica De Stefani, segretaria Ust Cisl Venezia: “Si deve entrare in un’ottica di vera inclusione, attivandoci per dialogo e crescita reciproca. Anche gli imprenditori devono cambiare prospettiva e investire maggiormente nelle politiche d’inclusione e percorsi di formazione linguistica”.