La settimana scorsa abbiamo pubblicato una presentazione della lettera apostolica di papa Leone sull’educazione:...
II domenica di Avvento: Per riaccendere la speranza, “Convertitevi!”
L’inizio, o forse meglio l’«origine» dell’esperienza vissuta dalla comunità cristiana a cui Marco si rivolgeva con questo scritto, è in Gesù, l’inviato di Dio promesso e atteso (letteralmente “unto”, come i re d’Israele), che si rivelerà alla fine come il Figlio di Dio riconosciuto dal centurione alla sua morte in croce (Mc 15,39). L’origine da cui nasce l’esperienza di vita nuova è nella vita stessa di Gesù, soprattutto nel tempo in cui egli darà forza di scelte, di parola, di gesti, di incontri a quell’annuncio riportato in Mc 1,14: “Il regno di Dio è vicino, sta venendo, convertitevi e credete a questo annuncio lieto”. Una vita, la sua, che sarà manifestazione del Regno di Dio, ovvero dell’azione di Dio nella storia per condurla al compimento che Dio stesso sogna. E quello che l’evangelista racconta, lui lo sa, viene da prima e si compirà oltre il suo stesso racconto: a questo rinvia la citazione da Isaia, che radica la vita e l’azione di Gesù nell’azione stessa di Dio che ne prepara la strada. E al termine del racconto, dopo la risurrezione, rinvierà all’azione di chi lo testimonierà con la vita e la parola nel mondo intero.
Anche noi, ascoltatori del “vangelo”
E qui noi siamo, anche noi, ascoltatori di quanto ci verrà raccontato/annunciato, nei giorni del cammino che viene, in tutto l’Anno liturgico. Anche noi ad ascoltare Giovanni (=Dio ha misericordia), che ci annuncia la venuta di “uno più forte di lui”. Cioè, uno il cui potere è lo stesso potere di Dio, quello di dare la vita in pienezza, una vita che neppure la morte e il male potranno distruggere. Perché è colui che “immerge” (battezza) nello Spirito Santo, il prorompere di Dio stesso in tutta la sua forza creatrice.Ascoltiamo questo annuncio, noi che, come la comunità a cui questo Vangelo si rivolge, abbiamo già fatto esperienza di un incontro con Gesù. Ma noi siamo anche quelli che, come la comunità di allora, ci troviamo “immersi” in una storia che sembra dominata non dalla vita, ma dalla morte, in una storia che affievolisce e spegne ogni speranza. Eppure, in questa stessa storia si aprono vie, che raddrizzano i nostri sentieri contorti e faticosi, vie lungo le quali ci viene incontro lui, Gesù, Dio-salva.
Anche noi, chiamati a conversione
Noi allora, chiamati a nostra volta a conversione, che non è soltanto pentimento per il peccato, ma anche e ancor più scelta di cambiare orientamento di vita, scelta di credere al «lieto annuncio» di un amore senza condizioni, che viene da prima di noi, ci coinvolge nel suo abbraccio, e ci avvia oltre, verso una speranza che libera i nostri passi e il nostro cuore. Che ci “sgroviglia” dalle paure e dai ripiegamenti su noi stessi, dai vittimismi e dagli sconforti, e ci fa intuire e rischiare passi su vie nuove. Vie lungo le quali sperimentare, una volta ancora, che veramente Colui che seguiamo talvolta a fatica è Colui che ci libera da tutto ciò che rovina la vita. Fin nel mezzo della malattia, fin nel mezzo dell’ingiustizia, fin nel mezzo della violenza e della guerra, lui è presente a rendere possibile l’accesso a quell’amore che trasforma i nostri passi e i nostri cuori.
Anche noi, invitati a scegliere di sperare e di amare
Un amore capace di trasformare il nostro modo di vivere e di pensare, capace di convertire davvero il nostro modo di incontrare gli altri, di collaborare insieme a ciò che fa bene a tutti, di sostenerci a vicenda, riaccendendo continuamente gli uni agli altri la speranza. Perché è davvero questione di scelta, in vista della quale il Signore ci libera per poterla liberamente ed efficacemente compiere. E’ scelta di fidarsi di questo “annuncio lieto” che si è fatto vita di Pasqua in Gesù, vita nella quale continuamente possiamo lasciarci immergere, per andare oltre ogni morte della speranza e dell’umanità. Per diventare capaci, nel concreto di questi giorni, di trovare un tetto a chi rischia di morire per il freddo, mentre dorme all’addiaccio, di essere accanto a chi è sfibrato dalle attese di un sistema sanitario sempre più in affanno, di continuare a interrogarci sui modi per agire senza violenza in contesti di conflitto internazionale, ma anche familiare, di rapporti tra uomini e donne, tra piccoli e adulti, di cercare alleanze per avere urgente cura della nostra casa comune che è l’ambiente in cui siamo immersi... Conversione di speranza, scelta di affidarsi a un amore che fin su ogni croce continuerà a venirci incontro, ad aprire strade di vita.
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Preparate la via del Signore
Il deserto è una terra fertile. Fertile perché riconduce al silenzio, perché costringe all’essenziale ed è capace di rinnovare la vita. In questo “paese fertile” si erge come un monumento l’amico dello Sposo: Giovanni il Battista, ascetico e radicale, ormai la sua vita è solo voce: voce che mostra la via, voce che indica la strada da costruire nel deserto... voce capace di annunciare la Parola.
Paul Klee “Monumento sul confine del Paese Fertile - Monument im Fruchtland”, Zentrum Paul Klee, Berna



