venerdì, 12 dicembre 2025
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Olimpiadi invernali: Sportsystem fuori dai giochi

Per qualcuno saranno un affare. Ma di certo non per le casse pubbliche. E solo in parte per le nostre aziende che si sono fatte sfuggire le occasioni più ghiotte

C’è già chi ha vinto le Olimpiadi Milano Cortina. Sono i costruttori (pista da bob lievitata a 184 milioni, funivia 30 milioni); gli albergatori e i ristoratori, che beneficiano dell’arrivo di visitatori e staff; gli sponsor privati e il Cio (Comitato olimpico internazionale), grazie ai diritti tv, alla vendita dei souvenir e alla visibilità globale.

Chi perde, secondo la Corte dei Conti e alcune inchieste giornalistiche, è lo Stato, insieme alle Regioni Veneto e Lombardia. I Giochi, che dovevano costare zero alle finanze pubbliche, sono diventati un pozzo senza fondo: le sole infrastrutture hanno raggiunto i 4 miliardi, mentre i 2 miliardi necessari all’organizzazione - coperti per due terzi da fondi privati - hanno richiesto un intervento pubblico da 400 milioni. Totale: quasi 6 miliardi.

La gestione delle risorse è affidata alla fondazione Milano-Cortina, incappata in un’indagine per tangenti, poi frenata, con un decreto del Governo, che ha riclassificato la fondazione come ente privato, nonostante sia composta da Presidenza del Consiglio, Coni, Regioni Lombardia e Veneto, Province di Trento e Bolzano, Comuni di Cortina e Milano.

Resta la speranza che le spese rientrino attraverso l’indotto: turismo, investimenti infrastrutturali che resteranno sul territorio, sponsor e valorizzazione del brand Italia, oltre alla crescita dei valori immobiliari nelle aree coinvolte. Non si tratta di un recupero diretto, ma un effetto collaterale. Tutto da dimostrare, come nel caso del cosiddetto Sportsystem, che ha il suo cuore a Montebelluna.

La piccola e media impresa non tocca palla, l’amarezza di Pozza: “Saremo presenti, ma non ci vedrete”

“Olimpiadi invernali? Diciamo che poteva andare meglio - afferma Mario Pozza, presidente della Camera di commercio di Treviso-Belluno e presidente di Assocamere estero -. Troppo pesanti i vincoli per le sponsorizzazioni. Anche una piccola azienda, per promuovere il suo marchio, doveva pagare una cifra consistente, 2 milioni di euro. Si capisce bene che non sono cifre alla portata delle aziende dello Sportsystem di Montebelluna. La Prosecco doc e Luxottica possono fare queste operazioni”.

Dunque, non ci saranno le vostre aziende?

Moltissimi atleti usano i nostri materiali, ma sarà una presenza “occulta”: non potrà essere trasmessa né in audio né in video. Potrebbe accadere che grandi marchi facciano realizzare i loro prodotti da noi, prodotti poi sponsorizzati. Ci siamo, ma non ci vedrete.

Dovrete accontentarvi di chi passa davanti alle vostre aziende per salire a Cortina?

Questa è una possibilità, oppure potrà capitare che qualche giornale ci citi nella cronaca, oppure, navigando in Internet, qualcuno si imbatta nelle nostre aziende. Restiamo il distretto più importante della calzatura sportiva. Ma il territorio, così, è penalizzato.

Eppure, nel primo trimestre del 2025 l’export dei modelli per atleti è cresciuto del 3,2 per cento. Il 70 per cento degli olimpionici, indosserà prodotti locali.

Il contesto, però, non è positivo: il consumatore con meno frequenza effettua il cambio stagionale, il potere d’acquisto delle famiglie diminuisce e, da parte dei Paesi emergenti, soprattutto grazie all’e-commerce, la concorrenza è spietata. Le nostre scarpe sono super controllate, da noi e dall’Unione europea, mentre ciò che entra dall’estero può contenere coloranti o colle tossiche e nessuno effettua controlli.

Poi c’è stata la tegola dei dazi.

I dazi non li ha solo l’Italia. Li hanno tutti i Paesi. L’importante è tenere sulla qualità, sviluppare nuovi mercati e mantenere quelli già acquisiti sulla base di una qualità superiore. La nostra scarpa piace al mercato americano, un mercato che spende, ma anche in tutto il globo. Ci distinguono il cuore e l’anima, la storia dei nostri prodotti: e questo fa la differenza.

Forse, le nostre aziende sono troppo piccole?

Credo si debba conservare questa dimensione. Ho visitato l’altro giorno, nel Bellunese, un’azienda in riva al Piave. Producono e inventano in un contesto naturale straordinario. Ecco, dobbiamo raccontare la storia di come nascono i nostri prodotti e, nel contempo, far in modo di avere capacità produttive che soddisfino importanti richieste dall’estero.

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