Indubbiamente, quello che ci appare nel racconto è un Gesù umano, compassionevole e misericordioso verso...
Fellini, Gelsomina, Carlo Carretto... ogni vita ha un senso
Qualcuno ha definito il dialogo tra “il matto” e Gelsomina, nel film “La strada” di Fellini, “il più prezioso di tutta la storia del cinema”. L'ingenua Gelsomina è stanca di vivere, perché le pare di non servire a niente. L'incontro con un acrobata, un po' matto e filosofo, le svela invece il segreto della vita: tutto ha un senso, ogni vita serve a qualcosa. Nello stesso anno di uscita del film, il 1954, Carlo Carretto, che con sofferenza aveva lasciato la direzione nazionale dei giovani di Azione Cattolica, partiva per il deserto del Marocco sulle orme di padre De Foucauld.

“Tu non ci crederai ma tutto quello che c'è a questo mondo serve a qualcosa. Ecco, prendi quel sasso lì per esempio...Non so cosa serve questo sasso io, ma a qualcosa deve servire. Perché se questo è inutile, allora è inutile tutto, anche le stelle. E anche tu, anche tu servi qualcosa, con la tu' testa di carciofo”. Qualcuno ha definito il dialogo tra “il matto” e Gelsomina, nel film “La strada” di Fellini, “il più prezioso di tutta la storia del cinema”. L'ingenua Gelsomina, venduta al rozzo girovago Zampanò, che si esibisce nei paesi con spettacoli di forza, e abusa di lei, è stanca di vivere, perché le pare di non servire a niente. L'incontro con un acrobata, un po' matto e filosofo, le svela invece il segreto della vita: tutto ha un senso, ogni vita serve a qualcosa.
Nello stesso anno di uscita del film, il 1954, Carlo Carretto, che con sofferenza aveva lasciato la direzione nazionale dei giovani di Azione Cattolica, partiva per il deserto del Marocco sulle orme di padre De Foucauld. Nella valigia portava con sé anche alcune foto di Gelsomina, perché sentiva quel film come il suo. Prima e dopo le dimissioni, anche lui si era trovato a non servire più a nulla. Fu in quel vuoto che percepì il senso della sua vita in un nuovo disegno che Dio aveva su di lui. Racconterà il suo amico fratel Arturo Paoli: “Carlo aveva capito il messaggio: era diventato un essere senza importanza, ma poteva riflettere una luce che veniva dal di fuori... come la luce delle stelle che si posa sul sasso”. Può sorgere anche in noi la domanda: “Che senso ha la mia vita? A cosa servo?”. Non è solo l'interrogativo dell'età giovanile, ma spesso sorge e si acuisce con gli anni che passano. Ti pare tutto un fallimento, pensi che la tua vita sia stata uno sbaglio. Eppure tu ci sei. Tu esisti. Non sei stato tu a decidere di venire al mondo. Qualcuno ti ha pensato, ti ha chiamato.“Sei tu che hai creato le mie viscere - canta estasiato il salmista - e mi hai tessuto nel seno di mia madre... Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi... Ti lodo perché mi hai fatto come un prodigio, tu mi conosci fino in fondo” (Salmo 138). Per quanto tu creda d’essere un sasso insignificante, sappi che tu vivi sotto la luce dello sguardo d’amore di Colui che ti dice: “Tu sei il sei il mio figlio amato!”.