La settimana scorsa abbiamo pubblicato una presentazione della lettera apostolica di papa Leone sull’educazione:...
Annodarci come si fa con la lana
Lana cotone, rafia, corda, spago: tutto quello che si lascia intrecciare diventa strumento d’arte per Giovanna Gangitano, siciliana di origine, giramondo per lavoro e, infine, stanziale nel trevigiano. Aghi e uncinetto, strumenti dalle origini antichissime, necessari durante le guerre per confezionare maglie e coperte, sono oggi utilizzati nell’alta moda per un tocco originale.
Gli stessi che, guidati dalle dita di Giovanna, trasformano matasse informi in oggetti da esposizione e da arredo. Ed ecco un architetto affidarle la decorazione di una testiera di letto. È libera di realizzarla secondo il proprio gusto con una sola raccomandazione: semplice e ridente. Ne esce un ricamo di fiori stilizzati, di steli che si elevano quasi in danza. Quel mix di lana, cotone e di inserti a uncinetto piace al committente, fa volare il passaparola che porta due commissioni da altro professionista.
È creativa anche nell’arte dell’arazzo su base di rete di plastica che mantiene teso il lavoro. Al primo passo dentro la Sartoria Sociale di Giavera lo sguardo viene catturato proprio da un suo arazzo che rappresenta l’universalità in tutte le espressioni: il firmamento, la terra con frutti e abitanti, il mare e oltre. Speranza di armonia da riacciuffare. Un altro, intitolato Stromboli, è esposto in una collezione privata di opere dedicate esclusivamente ai crateri. Il rosso vivo dell’eruzione si appropria del centro, sale fino alla cima con la nuvola di fumo chiaro confusa tra le tonalità dell’azzurro.
La vita di Giovanna è altrettanto decorata da emozioni e da ispirazioni. Dopo l’Accademia di Belle arti, lavora a Roma nel teatro e nel cinema, in quest’ultimo soprattutto, come aiuto sarta di scena, una scuola senza frontiere, una formazione al bello, alla storia passata, all’intercultura, all’intreccio, appunto.
La troviamo impegnata accanto ai costumisti in una serie di film per la televisione francese con la regia di Roger Vadim, sì proprio lui, l’uomo associato soprattutto a Brigitte Bardot. Sarebbe lungo l’elenco della presenza in scena di Giovanna Gangitano. Nella serie Tv con Kim Rossi Stuart, Francesca Neri, Stefania Sandrelli, lei c’è: le sue mani hanno lavorato sui loro abiti. E gira il mondo dallo Zaire agli Stati Uniti; durante una pausa sposa Edy, istruttore di sci, formatore dei nuovi maestri. In viaggio lei, in viaggio lui con partenza e ritorno in Piemonte dove hanno la loro residenza. Nasce il figlio Matteo e Giovanna si ferma per crescerlo, dargli tutto l’affetto di cui un bimbo ha diritto. Il marito ha già trovato occupazione in una azienda di calzature sportive di Nervesa, dove la famiglia si ferma e compra casa in quel di Bavaria.
Il filo che ha sempre tenuto tra le dita fa appello alla sua arte, le chiede di sprigionare la creatività, di realizzare oggetti capaci di affascinare le nuove generazioni, custodi del passato. Lavora Giovanna, spesso senza un disegno che, ispirato dal tessuto dai colori e da quella natura che tanto apprezza, le nasce direttamente tra le mani. Berretti, sciarpe, borse, guanti, orecchini: quanto può passare per la mente di chiunque, lei lo traduce in realtà senza mai deludere. Partecipa ai mercatini per un periodo, impegno che lascia ben presto per i disagi, per le difficoltà senza ritorno di incassi. Sa vendere lo stesso, lo fanno i lavori ormai in ogni angolo del Paese: qua una coperta, là un arazzo, chi indossa i suoi orecchini, chi una camicia e gilet e chi porta a casa cuscini tanto belli da togliere il coraggio di toccarli, perché, afferma, i suoi lavori escono dalle mani e dal cuore. Molte realizzazioni si rifanno al ricamo giapponese, un’antica tecnica nata per riparare tessuti e ora riutilizzata nell’arte decorativa.
“Prendo quello che vedo - racconta -, e che posso trasformare o riutilizzare per affidarlo alla creatività e all’esperienza delle mie mani”.
La passione, già posseduta dalla madre, si è trasformata in attività principale. Giovanna oggi insegna ai giovani tecniche e accostamenti di materiali: quasi una missione con la finalità di non lasciare andare i lavori di ieri e di annodare le persone come si fa con la lana. Annodarci, dice, è indispensabile. Un manifesto, se così si può chiamare, è al muro di villa Wasserman di Giavera: su una rete da orto sono allacciati fili di lana colorata, segno di unione lasciato dai bambini che vi arrivano occasionalmente. In quella villa, piena di storia e vita, ha sede la Sartoria sociale, un’iniziativa che sta avendo il successo meritato. Appena scoperta, Giovanna è stata subito catturata come maestra. Anche gli insegnanti della scuola dell’obbligo locale hanno voluto far conoscere ai ragazzi la sua arte dell’uncinetto, organizzando dei pomeriggi con lei, frequentati senza distinzione da maschi e femmine. E l’entusiasmo della nuova abilità ha aggiunto conoscenza.
In questo periodo la Sartoria sociale aderisce al progetto collettivo 5,7 km d’arte: su del tessuto vengono scritti i nomi dei oltre 19.000 bambini a oggi uccisi a Gaza. Giovanna lo comunica senza commenti, ma con amarezza nell’espressione del volto.



