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Alluvione in Ecuador: "Sette anni di lavoro annullati in dodici ore"

Lo sconforto di don Giuliano Vallotto per la calamità che ha colpito Muisne e alcune strutture costruite con tanta fatica. Molti danni anche nel capoluogo Esmeraldas. Il vescovo Crameri: “Ora c’è il rischio delle epidemie”

16/06/2023

La provincia costiera settentrionale di Esmeraldas, in Ecuador, sta vivendo gli effetti della forte e repentina inondazione di domenica 4 giugno, quando, a causa di una pioggia particolarmente intensa, sei fiumi (Cube, Viche, Blanco, Súa, Tongichüe, e Teaone) sono esondati, coprendo d’acqua e fango interi quartieri, nei quali vivono le persone più povere e fragili, del capoluogo Esmeraldas e dei villaggi vicini. Ovunque è distruzione, come ha raccontato il vescovo del vicariato apostolico di Esmeraldas, mons. Antonio Crameri: “In pochi minuti, di fronte a un acquazzone, i corsi d’acqua si sono ingrossati e poi sono esondati, invadendo, per esempio, i quartieri La Propicia, Carlos Concha e il villaggio di Tabiazo. Il tutto è accaduto in dieci minuti, una cosa impressionante. L’acqua era già al primo piano, le strade erano trasformate in fiumi. Per fortuna era pieno giorno, la gente è riuscita a mettersi in salvo, al momento si registra una vittima, un giovane affogato, essendo scivolato nell’acqua. Ma le persone alluvionate sono almeno 15 mila, molte di queste hanno perso quel poco che avevano. Purtroppo, l’alluvione ha colpito i quartieri più poveri della città. Ma il momento è molto difficile, ora siamo preoccupati per la situazione sanitaria, per il rischio di epidemie e di diffusione di malattie provocate dalle zanzare, malaria, dengue, chikungunya”.

Gli effetti dell’alluvione si sono avvertiti anche a Muisne, dove il missionario fidei donum don Giuliano Vallotto, che ha vissuto a lungo in quella località, ha in anni recenti dato vita a dei progetti per dare un’abitazione degna ai poveri pescatori del luogo. Ecco quanto ci scrive, proprio di ritorno da Muisne: “Il villaggio che avevamo costruito dopo il terremoto presenta ora due situazioni radicalmente diverse. Le abitazioni delle cinquanta famiglie sostanzialmente hanno tenuto, perché tutte sono collocate sulle pendici collinari. Sette - otto sono state danneggiate, anche se non in maniera grave, a causa di smottamenti di terra che possono rappresentare un futuro pericolo per le abitazioni o le coltivazioni. La raccolta del cacao per quest’anno è stata totalmente compromessa. Il disastro, invece, si è verificato in tutte le strutture comunitarie che in questi sette anni erano state costruite nella parte pianeggiante, per offrire ai contadini e ai gruppi che lo richiedevano la possibilità di fare corsi, stage, incontri, compresi un dormitorio con trenta posti letto e un refettorio. Inoltre, in questa parte si erano costruite le stalle per animali come maiali e porcellini d’India. Tutto era stato ricoperto da due e, in alcune parti, tre metri di acqua. La gente ha potuto salvare i maiali, una quarantina. Tutto il resto è stato sollevato e poi è sprofondato nell’acqua. Sette anni di lavoro annullati in dodici ore”.

Conclude don Giuliano: “Mentre passavo di luogo in luogo mi cresceva un nodo alla gola; la gente si metteva in disparte in silenzio; nel pomeriggio ho fatto una riunione con la popolazione, per riprendere daccapo. In serata, ho celebrato la messa, innanzitutto per ringraziare perché non ci sono state vittime umane, e poi per rinnovare l’impegno di solidarietà fra tutti”.

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