Indubbiamente, quello che ci appare nel racconto è un Gesù umano, compassionevole e misericordioso verso...
Asolo e Pagnano hanno un nuovo parroco

“Non ci voleva da soli, ma insieme”. L'ingresso del nuovo parroco di Asolo e Pagnano, don Giuseppe Minto, è stato un inno alla comunità cristiana. Ha cominciato il vescovo Michele Tomasi, che nel salutare e pregare per il nuovo parroco nella chiesa dedicata a San Giovanni Battista di Pagnano, lo scorso 5 novembre, ha ricordato: “Pur essendo molti, siamo un corpo solo. Siamo diversi, ma membra gli uni degli altri. Il collante di questo fare comunità è il Cristo stesso”. Monsignor Tomasi ha unito, poi, la riflessione alla vita concreta e comunitaria che attende don Giuseppe, ovvero la relazione in parrocchia, ma anche la Collaborazione pastorale e l’unione più ampia con il Vicariato di Asolo.
L’ultimo atto del primo saluto, quello di Pagnano, è stato compiuto dal rappresentante del Consiglio pastorale parrocchiale, Renato Simonetto, che ha ringraziato per il supporto che il Vescovo ha dato nel periodo di transizione e tutti i sacerdoti che si sono messi a disposizione per le celebrazioni, dopo l’improvvisa scomparsa del prevosto, monsignor Giacomo Lorenzon.
La cerimonia di ingresso si è svolta ad Asolo, terminata la celebrazione a Pagnano. Nella cattedrale di Maria Assunta, come in precedenza a Pagnano, don Minto si è riferito al “Pace a voi” che Cristo risorto rivolge ai suoi discepoli. “Oggi sento di tradurlo con il francescano «pace e bene» nel Signore”.
Interpretando il clima di queste settimane, ha parlato della pace come bene del Signore con cui porta gioia, amore, compassione. “Il mondo non l’ha voluta - ha detto don Giuseppe con una lieve emozione -. A noi la dona Gesù e dobbiamo donarla con fede”.
Nelle cerimonie don Giuseppe non ha mancato di ringraziare il Vescovo che lo ordinò nel 1988, monsignor Antonio Mistrorigo, e che gli affidò, come cappellano, la prima parrocchia, San Martino di Cornuda. Poi è stato a San Bartolomeo di Salzano, a cui è seguito il lungo parrocato, dal 1995 al 2014, a Mussetta, nella parrocchia di Santa Maria Assunta. Infine, San Pelagio, che ha preceduto il mandato ad Asolo e Pagnano. Da chierico è stato anche a Santa Maria della Rovere a Treviso e, a Noale, a Sant’Andrea Apostolo. Don Minto ricopre anche incarichi diocesani, come presidente dell'Istituto diocesano per il sostentamento del clero e direttore diocesano dell’Apostolato della preghiera. Ha ringraziato tutte le comunità precedenti in cui ha fatto servizio e, in particolare, quella di San Pelagio che era presente con una nutrita rappresentanza.
A salutare il nuovo prevosto di Asolo le rappresentanze combattentistiche, il mondo del volontariato e il sindaco di Asolo, Mauro Migliorini, che nel suo intervento ha scandito più volte le parole collaborazione e volontariato. Ha ringraziato il vescovo Michele per la costante collaborazione e ricordato il ruolo importante della Caritas svolto nel comune di Asolo. Questo riferimento ha riportato alla mente la recente scomparsa di don Davide Schiavon, direttore della Caritas tarvisina. Durante la cerimonia è stata ricordata anche la scomparsa, avvenuta in quel giorno, del vescovo emerito Paolo Magnani.
Dopo le parole di rito per l’ingresso e la professione di fede del nuovo parroco, con grande affabilità il vescovo Tomasi si è rivolto a don Minto dicendogli “Benvenuto a casa”.
La cerimonia ad Asolo ha visto anche la testimonianza di Elena Danieli, che, a nome del Consiglio pastorale, ha ringraziato dell’aiuto, nella fase di transizione, la cooperatrice Paola Pasqualini, i cappuccini, i Canossiani, don Pierangelo Salviato e don Silvano Perissinotto. “L’attende una comunità ancora ferita - ha detto, riferendosi alla scomparsa di mons. Giacomo Lorenzon -, ma la notizia della sua nomina ci ha dato gioia, sappia che siamo disponibili all’impegno altruistico”. Don Minto ha concluso la cerimonia ad Asolo affidandosi al patrono, san Prosdocimo, definito “il vescovo delle genti venete”. “Si prese cura delle giovani comunità del Veneto e «impiantò» la Chiesa là dove ancora non c’era”.