Indubbiamente, quello che ci appare nel racconto è un Gesù umano, compassionevole e misericordioso verso...
Scuole dell'infanzia: i patti non rispettati
L’allarme delle 19 scuole paritarie del comune di Treviso. Iniziativa per presentare al Parlamento europeo una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia. Ma ad essere sotto accusa sono anche Regione e Amministrazione del capoluogo.

Ora passano ai fatti. Dopo le proteste, dopo le raccolte di firme, dopo i flash mob, le scuole dell’infanzia paritarie presenteranno al Parlamento europeo una procedura d’infrazione contro l’Italia, per non aver ottemperato ad una sua risoluzione del 1984 in merito alla libertà di educazione e al sostegno alle scuole non statali. E il “piccolo Davide” che si sta organizzando contro il gigante Golia è un gruppo di 19 scuole dell’infanzia del Comune di Treviso. A presentare l’iniziativa, insieme ai dati drammatici dei crediti che le scuole vantano nei confronti di Stato e Regione, è stato don Carlo Velludo, coordinatore delle 19 scuole del comune di Treviso, nel corso di una conferenza stampa mercoledì 3 febbraio. Con lui tutti i gestori (la maggior parte parroci) delle scuole interessate.
“I nostri amministratori e politici, a tutti i livelli, non rispettano i patti, quelli che hanno fatto con le famiglie e con i bambini, non tanto con noi - inizia don Carlo -. Ricordate quando nel 2011 ho consegnato simbolicamente per protesta al Prefetto di Treviso le chiavi delle nostre scuole? Da allora una di quelle scuole ha chiuso i battenti. E la situazione per le altre non è certo rosea”. Don Velludo ha ancora quel grande mazzo di chiavi e lo mostra ai giornalisti per raccontare, “con verità e trasparenza” la situazione, tra tagli e ritardi, in cui versano le strutture trevigiane che accolgono 1.458 bambini dai 3 ai 6 anni e 175 piccoli 0-3 anni nei nidi associati alle scuole. Realtà che attendono da Stato e Regione contributi relativi al 2014 e al 2015 che variano dai 40 ai 70 mila euro, a seconda del numero di sezioni. Gestori che stanno pagando gli stipendi al personale con i prestiti bancari o che non sono riusciti a pagare le tredicesime, che supplicano i fornitori di aspettare per la liquidazione delle fatture. Eppure, non solo le scuole paritarie sono un baluardo di libertà e pluralismo, ma costituiscono un risparmio per Stato, Regione e Comune, di grandi dimensioni: 1.935.757 euro solo a Treviso, per un servizio che, se offerto dallo Stato, costerebbe oltre 8 milioni e 65 mila euro, senza contare il costo della costruzione delle strutture.
Tutti discorsi già fatti, più e più volte, a tutti i livelli. Perché allora una nuova conferenza stampa? Le motivazioni le snocciola don Carlo una per una, arricchendo ogni passaggio con dati, numeri, citazioni da leggi e comunicati ufficiali, in particolare della Regione Veneto, parole virgolettate del presidente Luca Zaia, dell’assessore Gianluca Forcolin (ma anche dell’ex Davide Bendinelli), a dimostrare che agli annunci in questi anni non sono seguiti i fatti, ribadiscono i gestori trevigiani. Una per tutte, la questione dei 25 milioni di contributi statali del 2014 che, nelle casse regionali da aprile 2015 perché siano “girati” alle scuole del Veneto, stanno arrivando in questi giorni nei conti correnti, dopo ben nove mesi di attesa.
Oltre che allo Stato, che non sostiene a dovere le scuole paritarie, i gestori trevigiani lamentano il taglio dei fondi della Regione per il 2016 (26,2 %) e il ritardo nell’erogazione (mancano sia quelli per i nidi 2014 e 2015, che quelli per l’infanzia 2015), che invoca la motivazione del patto di stabilità. “Si tratta di decidere che cosa è prioritario per il Veneto e che cosa deve stare dentro o fuori del patto di stabilità” ha ribadito Velludo. C’è poi la grande questione della richiesta dell’autonomia regionale sull’istruzione attraverso l’utilizzo di una legge dello Stato del 2014. Una competenza che il Veneto potrebbe ottenere, con i relativi fondi per gestirla, ma che il Consiglio regionale in questi anni non ha ritenuto di dover sostenere.
Infine, la questione locale, con il Comune di Treviso che dal 2014 al 2016 ha tagliato alle 19 scuole dell’infanzia paritarie ben 191.780,88 euro, nonostante una Convenzione che riconosce loro “un servizio educativo di pubblica utilità”. L’ennesima incoerenza tra le parole e i fatti, secondo i gestori. “Siamo stanchi di indire proteste o di invitare le famiglie alle mobilitazioni, siamo stanchi di organizzare vendite di torte per far funzionare le nostre scuole, vogliamo ciò che ci spetta, ciò che ai bambini spetta” ha detto Antonio Dotto, presidente del Consiglio di
amministrazione dell’Ipab Appiani che gestisce la scuola a San Giuseppe. Il rispetto dei patti, appunto.