martedì, 29 aprile 2025
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8 marzo. L'esperienza di amministratrice e mamma di Rossella Cendron, sindaca di Silea

In occasione dell'8 marzo, abbiamo chiesto a Cendron le difficoltà e le potenzialità che una donna può portare nella gestione della cosa pubblica, specie quando è madre di famiglia, come lei. "L'equilibrio fra la vita personale e lavorativa, è un aspetto assolutamente imprescindibile".

Rossella Cendron, 45 anni, è sindaca di Silea dal 2017; lo scorso anno, a giugno, fu riconfermata primo cittadino alla guida della lista civica Sileaoggi, raccogliendo oltre il 68% delle preferenze dei votanti. 

Sindaca, la sua esperienza da amministratrice parte, però, da più lontano…

Sì, sono entrata nel Consiglio comunale di Silea esattamente nel 2007, con il primo mandato a sindaco di Silvano Piazza, che mi affidò l’assessorato con delega ad Attività produttive e Marketing territoriale. Io ero molto giovane, ma provenivo da un’esperienza di due anni con quel gruppo consiliare di laboratori civici nel territorio, che ci preparò all’attività amministrativa vera e propria. Nel secondo mandato Piazza, avevo le deleghe a Sport e Lavori pubblici. In quel periodo ebbi anche i miei due figli, nel 2012 e 2014. Se sono riuscita a fare tutto, è perché nella squadra ho sempre trovato il supporto dei colleghi, un’ampia collaborazione e apertura da parte di ciascuno.

La scelta di candidarsi a sindaca, nel 2017, come arrivò?

Fu una scelta in un certo senso collettiva: prima di accettare, chiesi l’appoggio di consorte e famiglia, da sola non avrei potuto fare nulla. Inoltre, decidemmo che – se avessi vinto – avrei chiesto aspettativa dal lavoro (Cendron è una dipendente della Provincia di Treviso, impiegata all’ufficio per i finanziamenti europei), come poi è stato. Conoscevo perfettamente l’impegno che mi aspettava; nonostante non provenga da una famiglia di persone impegnate in politica, ma nell’associazionismo e nel volontariato in genere, occuparmi di politica è stata per me una cosa naturale, il mio modo di restituire alla comunità locale quello che avevo ricevuto.

I figli, come hanno vissuto questa scelta?

In un certo senso sono cresciuti con me e con il mio impegno pubblico, hanno partecipato a un sacco di inaugurazioni e di eventi insieme alla mamma, sono stati pazienti nell’aspettarmi quando dovevo concludere una riunione, magari guardando un cartone animato nell’ufficio accanto al mio. A livello organizzativo, ho cercato di concentrare il più possibile gli impegni istituzionali e le riunioni, compresa la Giunta, al lunedì; così loro sanno che il lunedì a casa c’è papà, io rientro un po' più tardi. Per tutto il resto, c’è flessibilità e supporto reciproco.

L’essere donna e madre, quali sfumature ha portato nel suo modo di amministrare la macchina pubblica?

Credo di averci messo – e di metterci – una dose significativa di empatia. Il nostro è un Comune di medie dimensioni, con circa 10 mila abitanti e 40 persone impiegate in municipio. Appena sono stata eletta sindaco, ho voluto incontrare tutti i collaboratori, uno a uno, per conoscerli meglio e per capire le loro esigenze e la loro disponibilità. Ho anche cercato di organizzare gli orari delle riunioni, per quanto possibile, in modo che non finissero troppo tardi la sera, per favorire chi come me ha famiglia. Avere a fianco a me altri genitori, che comprendono e condividono le tue medesime esigenze, aiuta ad alleggerire il  carico di responsabilità che come amministratori viviamo. 

Cosa si attendono i cittadini dal loro sindaco?

Innanzitutto, una grande dose di ascolto. Poi c’è anche la presa in carico, ma prima di tutto c’è l’ascolto, potersi confidare e raccontare le proprie difficoltà a quella che considerano una figura di riferimento, l’Istituzione a loro più vicina. Io, ad esempio, adoro celebrare i matrimoni, condividere un momento di gioia speciale e di festa con i miei cittadini. 

C’è qualche strategia o progetto che vorrebbe raccontarci?

Io, insieme ad altre colleghe sindaco, trevigiane e veneziane, qualche anno fa abbiamo creato l’“Isola delle sindache”, una sorta di gruppo di auto-mutuo-aiuto, informale e apartitico. Per ritrovarci insieme e fare esperienze significative (abbiamo visitato il carcere femminile di Venezia, quello maschile di Treviso, un reparto tecnologicamente avanzato della Casa di cura Giovanni XXII di Monastier), nel segno dell’amicizia, sostenendoci e ricaricandoci a vicenda. 

Cosa ha pensato quando, di recente, le premier neozelandese e scozzese, si sono dimesse dal loro ruolo di prime ministre?

A me personalmente, hanno trasmesso un’enorme testimonianza di compostezza ed equilibrio. Io vivo la dimensione pubblica come una missione, un servizio per la mia comunità, ma è imprescindibile un equilibrio fra vita personale e lavorativa; se questo viene meno, non è opportuno insistere oltremodo, certe volte è meglio un sano “passo indietro”. 

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