venerdì, 13 giugno 2025
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Santissima Trinità: Presenza di Dio quando è più difficile vivere

Padre, Figlio, Spirito Santo: lo incontriamo nel quotidiano dei nostri passi, anche i più faticosi

Sulla soglia del mutamento che porterà ai suoi la morte di Gesù - dal punto di vista umano, la sua assenza - il brano evangelico nella festa della Trinità porta con sé una promessa. Qualcuno viene, qualcuno che è in relazione con il Padre e con Gesù, il Figlio, in maniera infinitamente profonda. Colui che conosce il volto del Padre così come lo conosce il Figlio, colui che conosce il volto del Figlio così come lo conosce il Padre. E’ lo Spirito Santo, la personificazione, l’addensarsi di quella relazione infinita, ben oltre il tempo e l’universo intero.

Il Dio della Vita

Parole che soltanto alludono, che vorrebbero evocare però soprattutto una cosa: non siamo lasciati soli da Dio. Quel suo amore manifestato nella vita di Gesù continuerà a compiersi per i suoi nel tempo che viene, anzi: ciò che avevano appena intuito si dispiegherà, si approfondirà, rivelerà conseguenze ancora inaudite. E prenderà sempre più forma il volto di Dio che è Padre, Figlio, Spirito Santo. Dio ci ama a tal punto da donarsi completamente nel suo Figlio, da accoglierci senza pentimento nel suo essere Padre, da continuare a rigenerare la nostra vita nel suo Spirito Creatore. Mistero di Vita aperto dalla Pasqua e a cui la Pentecoste, nel dono dello Spirito Santo, ci rende possibile entrare.

Lo scandalo della croce

Ma c’è un «peso» ben difficile da reggere (Gv 16,12). Gesù intravede quanto sarà sconvolgente per lui amare i suoi «fino alla fine» (13,1), quanto sarà incredibilmente duro subire un Padre che tace nell’ora in cui il Figlio ha più bisogno di una sua Parola di conforto (Mc 15,33-34). E intuisce quanto sarà un peso schiacciante per i suoi rendersi conto che lui non ci salva dalla morte, ma che il suo “salvarci fin dentro la morte” comporterà comunque per noi sperimentare quella morte fino alla fine. Fino a rischiare anche noi di sentirci abbandonati e traditi nelle nostre attese più profonde di vita. E questo non solo nell’ultima nostra morte, ma nelle mille morti che avvelenano e rendono precario il nostro vivere quotidiano. Sofferenze, tradimenti, lutti, abbandoni, delusioni, fallimenti... credere che fin dentro queste esperienze Dio continui ad esserci vicino al punto da patirle con noi invece che liberarcene in partenza, che Dio stesso scelga di sopportare la croce fino a morirne, può davvero farci disperare.

Il Crocifisso Risorto ci viene a cercare, e ci dona tutta la sua esperienza di Vita: una Vita salvata dal Padre dalle profondità della morte. Aprirci a questa prospettiva è l’opera dello Spirito Santo

Il necessario dono dello Spirito Santo

A meno che il Crocifisso Risorto non ci venga a cercare, e ci doni tutta la sua esperienza di Vita: una Vita salvata dal Padre dalle profondità della morte, dalla quale “tira in piedi” (=fa risorgere) tutti coloro che della morte sono preda, tutti quanti noi. Aprirci a questa prospettiva è l’opera dello Spirito Santo. In lui l’Amore che salva Gesù, il Figlio, dal pericolo di perdere il volto del Padre, si fa vicino a ciascuna e a ciascuno di noi, dentro le situazioni concrete della nostra esistenza. Ci fa cogliere e prenderci cura di ogni seme di bellezza e di benedizione presente nei nostri giorni, nella storia del mondo. Ma ci rende anche capaci di reggere, nel tempo della tenebra e della morte, la nostra e quella di chi ci è caro.

Il coraggio di testimoniare una Presenza

Avere il coraggio di testimoniare (perché dirlo solo a parole rischia di esser scambiato per bestemmia) che Dio rimane presente a Gaza oggi, e nella tragedia degli attentati del 7 ottobre 2023 e dell’11 settembre 2001, che Dio rimane presente nelle mille atrocità della storia, quelle note come i campi di sterminio nazista o i femminicidi... e le troppe atrocità ignote, sapute soltanto da chi ne è stato vittima o carnefice... questo, io credo, è davvero un peso ben difficile da reggere. Eppure, per noi cristiani, Dio rimane presente perfino lì - al modo della vittima. E quel “rimanere” di Dio in chi muore di fame e di sete o respinto nelle rotte dell’estraneità, in chi patisce nudità, spogliato di ogni dignità, in chi soffre malattia senza speranza, in chi scompare in carcere dimenticato perfino da chi ve lo ha gettato... quel “rimanere” di Dio può generare in noi incredibili risposte di com-passione, di lotta per la giustizia, di impegno di solidarietà e di rinnovamento della vita personale e sociale (Mt 25,34-40). Preghiamo, come singoli e come comunità, di sentirci “mordere le viscere” fino a farci prossimi come possiamo (Lc 10,33-35). Incontreremo, allora, il volto inesauribile di Misericordia e di Vita che ci è Padre, che ci è Fratello, che ci è Dono senza misura. Lo incontreremo nel quotidiano dei nostri passi, fin dove è più faticoso reggere il peso della vita. Insieme a tanti altri uomini e donne di buona volontà, ne saremo sostenuti, rigenerati dallo Spirito. Salvati.

Ad ogni soffio di vita

respiro dello Spirito

Ad ogni gesto di fraternità

carezza di Gesù il Figlio

Ad ogni misericordia che ci precede

abbraccio del Padre...

rispondiamo con impegno di grata passione

fin dentro le tenebre,

ove si apre sorprendente

fessura di Pasqua...

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