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Adriano Bordignon: "Le famiglie possono essere protagoniste all'interno della società"

Intervista al neo presidente trevigiano del Forum nazionale delle associazioni familiari. Fra i vari incarichi, Adriano Bordignon è direttore del Consultorio del Centro della Famiglia di Treviso, nonché presidente di Ebicom, Ente bilaterale del commercio, servizi e turismo della provincia di Treviso. 

27/03/2023

"Il Forum delle associazioni familiari è la dimostrazione che i cattolici sono rilevanti nella società. Il segreto è avere un atteggiamento propositivo e ottimista, l’agire alimenta la speranza e la speranza alimenta l’agire, l’ho sperimentato coordinando il Forum del Veneto”. Adriano Bordignon, trevigiano, 46 anni, sposato con Margherita e padre di tre figli, affronta con entusiasmo la nuova sfida. E’, infatti, il nuovo presidente del Forum nazionale delle associazioni familiari. E’ stato eletto in modo unitario sabato 18 marzo, succedendo a Gigi De Palo, che ha guidato l’organismo negli ultimi otto anni.

Bordignon assume questo importante incarico nell’ambito di una significativa esperienza in ambito associativo, sociale ed ecclesiale. Da aprile 2021 ha ricoperto la carica di presidente del Forum delle associazioni familiari del Veneto. Da sempre impegnato nel mondo del sociale, prima nell’associazionismo di volontariato e poi anche come presidente del Centro di Servizio per il volontariato della Provincia di Treviso, è stato poi componente della Commissione per la Pastorale sociale e del Lavoro della diocesi di Treviso e consigliere di Giunta in Ascom Confcommercio Treviso. Attualmente è direttore del Consultorio del Centro della Famiglia di Treviso (realtà nella quale è attivo da tempo) e presidente di Ebicom, l’ente bilaterale del commercio, servizi e turismo della Provincia di Treviso.

Con che spirito affronta questo nuovo incarico?

Diciamo sempre che le famiglie devono essere protagoniste, e quando si è chiamati non ci si può tirare indietro. Con mia moglie ci siamo detti questo, in coerenza con le scelte che abbiamo sempre fatto e con quelle che ho visto fare ai miei genitori. Non nascondo che in Veneto stavo bene e che la vita era più “comoda” rispetto a quella che mi aspetta.

Soddisfatto dell’attuale realtà del Forum?

Affronto la presidenza in continuità con quella di Gigi De Palo, che ringrazio moltissimo. Oggi il Forum ha trent’anni di vita, e ha un peso notevole: 19 Forum regionali, 54 associazioni nazionali, 570 associazioni territoriali. E’ un’organizzazione di secondo e in qualche caso terzo livello che coinvolge 5 milioni di persone, ha trovato un riconoscimento stabile a livello istituzionale, è consultato dal Governo, è presente al Tavolo permanente sull’Assegno unico, presto sarà presente in altri ambiti. E’ un partner credibile. Al tempo stesso, sono consapevole che occorre un lavoro forte sui territori. I Forum regionali sono la “vena idrica” che alimenta la nostra realtà.

E’ anche un luogo originale di impegno per i cattolici?

Sì, direi che è uno spazio di politica e cura del bene comune, un’altra modalità di impegno rispetto a quello nei partiti. In questo spazio, i cattolici si mostrano rilevanti, capaci di formulare proposte e sintesi che superano le prospettive di parte e ideologiche. Considero, per esempio, un grande successo il fatto che l’assegno unico sia stato approvato all’unanimità dal Parlamento, e lo stesso sia avvenuto in Veneto per la Legge regionale sulla famiglia. Insomma, la vera politica non la fanno solo i partiti, ma anche e soprattutto i cittadini e noi ci proponiamo di promuovere e difendere la famiglia rispetto a un ecosistema che la sfiducia.

Ciò significa essere più propositivi che critici? Più dialoganti che “identitari”?

L’obiettivo principale è trovare punti d’incontro, anche in “zone di confine”. Non vogliamo essere ostaggio di giochetti politici o di scontri ideologici, diciamo no a logiche di tifoseria. Questo, naturalmente, non significa che ci vada bene tutto!

Il Forum sta bene, la famiglia italiana bene, a giudicare dai dati sulla denatalità.

Quello della denatalità è il vero tema strutturale per il nostro Paese, dobbiamo rendercene conto. E’ la questione della nostra epoca, non è una mania dell’associazionismo cattolico. Del resto, la crisi dovuta alla denatalità è già evidente, in molti campi: welfare, pensioni, scuola, lavoro... La famiglia è sempre stata data per scontata, come fosse uno sfondo, un dato di fatto. Ma non è più così, serve un cambiamento culturale. Spesso la famiglia viene vista dalla politica come un problema, invece dev’essere vista come una risorsa, come una ricchezza. Del resto, lo si vede nelle imprese, nell’approccio al civismo, in molti aspetti della società. Mons. Giovanni Nervo usava il paragone delle gemme che spuntano in cima ai rami in primavera: un misto di generatività, potenza e fragilità. Gemme che, nonostante l’inverno, spuntano a ogni primavera

Da dove partire?

Procedendo per punti e in estrema sintesi, partirei dall’Assegno unico:un riconoscimento importante e stabile, per ogni figlio, che va però migliorato, reso più importante, come avviene in Francia e in Germania, in particolare, chiediamo l’eliminazione o la riforma dell’indice Isee. Poi c’è il tema della fiscalità, che oggi non riconosce i carichi familiari, contrariamente a quanto avviene in altri Paesi, dove infatti la natalità viene favorita. In terzo luogo, c’è il grande tema dei servizi territoriali, per esempio gli asili nido, rispetto ai quali siamo lontani dai target europei, anche in Veneto. Poi il lavoro femminile. Siamo sotto di venti punti rispetto alla Francia, questo ci preoccupa, per dignità e pari opportunità. Ed è dimostrato che l’occupazione femminile fa bene alle donne, ma anche alla natalità. Infine, l’altra priorità è costituita dai giovani, che sono una risorsa, non un problema. Vanno date loro opportunità di crescita, vanno formati i genitori, si devono abbreviare i tempi di uscita da casa.

Cosa porterà a Roma del suo impegno a livello regionale?

La consapevolezza che le famiglie possono essere protagoniste, che dobbiamo toglierci di dosso apatia e pessimismo. La speranza alimenta l’agire, e l’agire alimenta la speranza. E poi la necessità di avere relazioni con tutti e in tutti i campi. La famiglia non è un settore, l’azione deve avvenire su più livelli.

Riuscirà a restare attivo anche nel contesto locale, nonostante l’impegno nazionale?

La proposta mi è stata fatta da qualche tempo. Sono conscio dei miei limiti e del fatto che la mia famiglia è la priorità di vita. Gradualmente, abbandonerò alcuni impegni. Al Centro della Famiglia esiste un patrimonio di sensibilità e competenza. Stiamo lavorando per ridistribuire i carichi. Ma sono anche molto legato al mio territorio, cercherò di continuare a portare il mio impegno.

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