Indubbiamente, quello che ci appare nel racconto è un Gesù umano, compassionevole e misericordioso verso...
Fism a convegno: per educare serve "un villaggio"
Nonostante le difficoltà entusiasmo e speranza all'annuale convegno che al PalaMazzlovo di Montebelluna ha visto la presenza di circa mille insegnanti ed educatrici delle scuole materne paritarie e dei nidi per riflettere attorno al tema “Per educare un bambino… ci vuole un intero villaggio”.

“Con questo convegno abbiamo fatto partire il villaggio. Ci piacerebbe che l’entusiasmo che abbiamo noi del direttivo e che abbiamo colto anche nelle insegnanti che hanno partecipato oggi, fosse portato ora nelle nostre scuole materne e nei nidi e che crescesse giorno dopo giorno a tutto vantaggio dei nostri bambini”. Il presidente della Fism provinciale di Treviso Stefano Grando parla a conclusione dell’incontro annuale che ha visto questa mattina, lunedì 1° settembre, riunite al Palamazzalovo di Montebelluna un migliaio di insegnanti ed educatrici delle scuole materne paritarie e dei nidi per riflettere attorno al tema “Per educare un bambino… ci vuole un intero villaggio”.
“Tutti possono far parte di questo villaggio – ha introdotto il presidente della Fism, dopo il saluto del vescovo di Vittorio Veneto mons. Corrado Pizziolo -. C’è bisogno di tutti. È facile in questo periodo di crisi per le nostre scuole cadere nello sconforto e arrivare a chiudere. Ma i problemi non devono impedire a tutti noi di accogliere ogni mattina i nostri figli col sorriso sulle labbra. Il nostro obiettivo è il bambino. Di questo dobbiamo essere consapevoli. La Fism vuole essere oggi una realtà di persone che propongono, supportano, sospingono. Vogliamo conoscere le singole realtà, per poter dare il nostro contributo, per far circolare le idee. Non per interferire, ma per agevolare le scuole”. Uno stile nuovo, più vicino a ogni scuola paritaria iscritta alla Fism.
Anche gli interventi dei relatori hanno voluto, in qualche modo, sostenere le insegnanti nel loro difficile ma fondamentale ruolo educativo infondendo entusiasmo. Il prof. Claudio Girelli, dell’Università di Verona, ha infatti sottolineato: “La stanchezza ci fa perdere il senso dell’educare. Dobbiamo riprendere in mano sempre la finalità generale, che è lo sviluppo armonico e integrale della persona. In una comunità educante, tutti si educano partendo da se stessi. Anche le insegnanti. Obiettivo è aiutare a diventare il miglior se stesso possibile. Ognuno, infatti, ha proprie potenzialità e propri desideri. Occorre riscoprire il piacere e la bellezza di educare, mettendosi in relazione significativa non solo con il bambino, ma anche con la collega, con il gestore. Creando contesti che non ostacolino le relazioni”.
Ma è chiaro che al centro c’è sempre il bambino, “da ascoltare”, introduce il prof. Ernesto Gianoli, della Iusve. “Ascoltare i bisogni che un bambino sente ed esprime. Ci accorgiamo dei nuovi bisogni che stanno bussando alla porta? Un bambino cerca i valori oltre che la verità. Un bambino ha il suo criterio del bello, la sua spiritualità. Chiede risposte ai suoi bisogni. Sento parlare di bambini stanchi, annoiati, ma non pigri. Semplicemente sono disinteressati. Non gli piace quello che si fa”.
E allora è meglio porre l’accento sul fare, piuttosto che sul fare sempre bene. Divertirsi a fare le cose, tante, anche cominciare, senza finire, se non piacciono. Questo chiedono i nostri bambini. Di essere rispettati per le proprie potenzialità. E accompagnati per un pezzo di strada, che ognuno percorrerà alla propria velocità.