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Istituto penale minorile: le voci di fuori
Le attività di associazioni e volontari sono fondamentali per la vita dei ragazzi all'interno dell'Ipm. Qui proponiamo le testimonianze di un'insegnante e di una studentessa sui progetti che coinvolgono le scuole del territorio. Chiunque volesse intervenire sui temi trattati nella rubrica mensile "Condannati a vivere" può scriverci all'e-mail cappellania.penitenziaria@diocesitreviso.it

All’interno dell’Istituto penale minorile, oltre al personale di polizia e amministrativo, agli psicologi, ai docenti, agli educatori e al personale della Cappellania, entrano anche i volontari di diverse associazioni che negli anni coltivano progetti e proposte educative per i minori detenuti e li aiutano a mantenere una relazione con il mondo esterno. Tra questi il Centro servizi per il volontariato (Csv) di Belluno Treviso, che da quasi 20 anni è capofila del progetto “Voci di fuori, voci di dentro”. Oppure “Nats per”, che promuove laboratori di teatro e fotografia, o ancora l’associazione “La prima pietra” con i suoi laboratori artistici e i momenti di dialogo e riflessione dopo le celebrazioni domenicali.
“Voci di fuori, voci di dentro”, tra questi, è un progetto che nasce nel 2004 e che coinvolge diverse realtà del territorio coordinate del Csv, i ragazzi dell’Istituto penale minorile con i loro educatori e insegnanti, e gli studenti di diverse scuole trevigiane insieme ai docenti. Si tratta di un’attività che copre l’intero anno scolastico e che non si è mai fermata, rimodulandosi anche in tempo di pandemia. Solitamente le classi coinvolte sono cinque, ma nel 2021-22 sono state solo tre, per la necessità di limitare i numeri. Il percorso inizia con degli incontri fra gli studenti delle scuole e le persone che operano all’interno del minorile. Viene inoltre individuata una tematica sensibile per gli adolescenti con cui si confrontano sia i ragazzi all’esterno che quelli all’interno. Il passo successivo è l’incontro: “La parte più bella e più significativa di tutto il progetto - come spiega la referente Csv Erica De Pieri -, che tuttavia è venuta a mancare negli ultimi due anni”. L’anno scorso si è supplito con una corrispondenza epistolare, a cui erano stati affidati scambi di idee e riflessioni. Ai giovani dell’Ipm non è permesso collegarsi con i compagni di progetto in videochiamata.
Il progetto si sviluppa al mattino, mentre nel pomeriggio alcuni studenti scelgono di entrare in Ipm come volontari per alcune attività come il doposcuola “peer-to-peer” (tra pari) in cui aiutano un loro coetaneo nello studio, oppure la creazione del giornalino “Innocenti evasioni”. “I minori detenuti - racconta Erica - hanno una dimensione del tempo libero sospesa, per questo motivo aspettano con ansia l’ingresso dei loro coetanei e la condivisione del pranzo, sono momenti significativi in cui la relazione si fa spontanea”. Dopo due anni di pandemia, finalmente lo scorso 14 gennaio una studentessa è potuta rientrare nell’Ipm per il doposcuola (vedi box a fianco) che ora è ripartito e coinvolge quattro studenti a settimana che danno una mano con lo studio ad altrettanti coetanei, anche se ancora divisi dalle barriere fisiche.
Luisa Gavagnin è una docente di Religione cattolica all’Itt Mazzotti di Treviso e, fin da quando è nato, segue il progetto “Voci di fuori, voci di dentro” , mettendo in relazione i propri studenti con l’istituto minorile. “Vent’anni fa sono partita dalla richiesta degli studenti - racconta -. La scelta di aderire a questo progetto è delicata, ma nei ragazzi c’è il desiderio di capire e incontrare, mentre da parte mia il desiderio è quello di far fare loro delle esperienze dirette, crescere giovani dalla mente aperta e dal cuore grande, che siano in grado di guardare alla realtà senza preclusione”. Il fulcro dell’iniziativa è l’incontro tra gli studenti delle scuole e i ragazzi detenuti nell’Istituto minorile, un incontro tra pari, che stanno vivendo esperienze diverse, ma che provano le stesse emozioni: “E’ l’incontro che fa scattare certe dinamiche. In primo luogo il superamento del pregiudizio. I ragazzi tornati in classe mi dicono «Prof, sa, sono proprio come noi!», si rendono conto che sono semplicemente giovani che hanno preso percorsi diversi. In secondo luogo emerge il valore della persona. Quello che non conosci per te è scarto, se lo incontri puoi vedere il valore del suo futuro. In ultima analisi in quel momento i ragazzi riescono a mettersi nei panni degli altri e a comprendere il peso della carcerazione”. In sostanza per Gavagnin entrare in Ipm “è un po’ una conversione: dalla paura e dal desiderio di prendere le distanze, al coraggio di entrare, guardare le persone negli occhi, farsi delle domande e diventare più empatici”. Per i ragazzi di dentro, inoltre, incontrare quelli di fuori è un’enorme spinta a dimostrare il proprio valore e per vedere una via diversa per rientrare in carreggiata.
A confermare le parole della professoressa con la sua testimonianza è Serena Abbatantuono, studentessa all’ultimo anno del Liceo Duca degli Abruzzi. L’anno scorso la sua classe ha partecipato a “Voci di fuori, voci di dentro” e dopo tanta formazione teorica, giovedì 13 gennaio è entrata in Ipm come volontaria per il doposcuola: “Non sapevo bene cosa aspettarmi - chiarisce -, ma è stata un’esperienza molto più forte di quanto mi immaginassi. La tensione è forte, entri, si chiude il cancello dietro di te, e sei recluso anche tu. E’ stata tuttavia una delle esperienze più formative che abbia vissuto, aiuta ad abbattere i pregiudizi su una parte della società che si percepisce come esclusa. Mi ritengo molto fortunata, i ragazzi di dentro, parlandoci non sembrano ragazzi diversi, però si sentono esclusi, e nel costruire una relazione alla pari esprimono il desiderio di essere considerati come tutti gli altri. La relazione che si crea dipende naturalmente dal carattere di ogni ragazzo, ma permette di comprendere altri punti di vista, capire cosa significhi vivere in questo ambiente, un ambiente oppressivo e ostile, che forse non ci si aspetta, poiché è raro che le persone conoscano in maniera diretta il carcere. Mi sono preparata per un anno, ma l’esperienza in carne e ossa è diversa, dà emozioni e sensazioni a cui non puoi prepararti”.
Gli articoli completi con la descrizione di tutti i progetti e le attività delle associazioni sono pubblicati nel numero di Vita del Popolo in uscita il 23 gennaio 2022