Penso che molti, come me, siano rimasti inizialmente un po’ sorpresi dalla elezione al pontificato del...
Referendum autonomia, perché No: "Quesito farlocco, va disertato"
La dura definizione è del moglianese Enzo De Biasi, fondatore appunto del Comitato “Riscossa civica veneta contro il referendum farlocco”, assieme ad alcuni volti noti della politica trevigiana e veneta, tra i quali Alfonso Beninatto di Breda di Piave, Dino Bertocco di Padova, Lucio De Bortoli di Montebelluna, Giovanna Mazzer di Treviso, Ivano Sartor di Roncade.

“Un referendum farlocco”. La dura definizione è del moglianese Enzo De Biasi, fondatore appunto del Comitato “Riscossa civica veneta contro il referendum farlocco”, assieme ad alcuni volti noti della politica trevigiana e veneta, tra i quali Alfonso Beninatto di Breda di Piave, Dino Bertocco di Padova, Lucio De Bortoli di Montebelluna, Giovanna Mazzer di Treviso, Ivano Sartor di Roncade.
Lo scopo, si legge nel documento di presentazione del Comitato, “è quello di fornire un quadro sufficientemente esaustivo sul significato effettivo e sulle probabili ricadute che potrà avere la prossima consultazione referendaria regionale, tenendo ben presenti: l’inconsistenza del quesito, gli equivoci e gli inganni volutamente creati dalla leadership leghista sull’argomento, la scarsità di informazione disponibile”.
Il Comitato fa notare che “la Regione del Veneto già ad inizio 2008, 9 anni or sono, aveva spedito a Roma una richiesta di avere maggiore autonomia, come prevede la Costituzione art. 116 comma 3. La pratica era seguita da Galan e Zaia, rispettivamente presidente e vice-presidente della Regione. Da maggio 2008 Berlusconi, Bossi, Calderoli e Maroni e quindi Zaia che nel frattempo era diventato ministro dell’Agricoltura governavano a Roma. La cinquina di «eccellenti» governanti non ha «portato a casa» né maggiori competenze né risorse per il Veneto”.
Nel documento si sostiene che “il Governo di Roma il 16 maggio 2016 aveva invitato il Presidente del Veneto a sedersi ad un tavolo per discutere delle richieste già inoltrate una prima volta nel 2008 ed una seconda volta nel 2016”, ma Zaia “non si è presentato ed ha indetto il referendum inutile e costoso per 13.510.000,00 euro a carico della Regione. Forse era meglio andare a vedere le carte ed iniziare la trattativa, dato che uno che governa deve affrontare i problemi e non scappare dalle proprie responsabilità per le quali è lautamente pagato”.
In ogni caso, “la Corte Costituzionale esaminando due leggi regionali del 2014, con sentenza del luglio 2015, ha scritto e ripetuto che il Veneto non può né diventare né aspirare ad essere una Regione «sovrana ed indipendente», a «Statuto speciale» e nemmeno che noi Veneti possiamo avere a disposizione l’80% delle tasse e tributi che paghiamo allo Stato Italiano. Infatti ha bocciato 5 su 6 quesiti referendari ed è rimasto in piedi quello «vuoto» del 22 ottobre, che – come puoi ben capire - non ha alcun contenuto pratico”. Da qui l’invito a disertare le urne.