Indubbiamente, quello che ci appare nel racconto è un Gesù umano, compassionevole e misericordioso verso...
Ripercorsi settant'anni di voto alle donne: serata a Treviso
All'incontro nell'auditorium Stefanini, molto partecipato, hanno preso parte tra gli altri la vicepresidente della Camera, on. Marina Sereni e l'on. Floriana Casellato.

“Avevo 15 anni il 2 giugno del 1946 e non ho potuto votare, ma ricordo mia madre e mia zia, grande pianista trevigiana, che quando ritornò dal voto, mi disse: “Ero tutta sudata ed emozionata mentre votavo, ero consapevole che era la prima volta!”. Così racconta, ad una sala gremita di molte donne trevigiane, la partigiana ottantasettenne Tina dall’Armi.
2 maggio 2016, 2 giugno 1946: a quasi 70 anni dal primo voto delle donne in Italia, la Commissione per le pari Opportunità del comune di Treviso, all’auditorium Stefanini, ha voluto condividere la memoria di un lungo viaggio (70 anni) della partecipazione delle donne al voto. Hanno partecipato all’incontro l’on. Floriana Casellato e on. Marina Sereni, vicepresidente della Camera dei Deputati. Vengono ripercorse le tappe difficili percorse da molti uomini, ma soprattutto dalle “madri costituenti”.
Un po’ di storia: il 1° febbraio 1945, per decreto, si stabilisce il suffragio universale: le donne hanno diritto di voto attivo per i comuni, ma non passivo. Solo nell’aprile del 1945 viene istituita la Consulta per elaborare la legge elettorale per le donne e finalmente con il referendum del 1946, corretto il decreto originario, 21 donne su 556 uomini vengono elette nella Assemblea Costituente (9 Dc, 9 Pci, 2 Psup, 2 dell’Uomo Qualunque) e 5 di loro entrano nella Commissione dei Settancinque, incaricata della stesura della Costituzione.
Le recenti conquiste
Sulle donne al voto, l’on. Floriana Casellato nel ricordare le ultime conquiste elettorali, ad esempio la quota elettorale nelle amministrative (2012), o la preferenza di genere per le ultime elezioni del Parlamento europeo, riporta le parole della prima donna ministra (1976-78), la notissima trevigiana Tina Anselmi: “E le italiane fin dalle prime elezioni parteciparono in numero maggiore degli uomini, spazzando via le tante paure di chi temeva che fosse rischioso dare a noi il diritto di voto perché non eravamo sufficientemente emancipate, non eravamo pronte. Il tempo delle donne è stato sempre un enigma per gli uomini e tuttora vedo con dispiacere che gli esami non sono ancora finiti come se essere maschio fosse un lasciapassare della consapevolezza democratica!”.
Uno storico scarto
Ma settant’anni di storia sono stati anche densi di grandi trasformazioni nel percorso di autonomia delle donne e lo ricorda l’on. Sereni: “Il diritto al voto - sottolinea -, non è stato riconosciuto casualmente, 100 mila donne hanno preso parte alla Resistenza ed il contributo delle donne alla democrazia riconquistata è stato enorme. Ma, nonostante la partecipazione alle elezioni del 1946, subito si è aperto uno scarto tra elettrici ed elette. Le elette sono state pochissime e solo dopo 30 anni si è avuta la prima ministra donna con Tina Anselmi. Nilde Jotti è stata Presidente della Camera solo nel 1979. Il viaggio quindi si snoda con battute d’arresto, ed è lento e poi sono occorsi molti anni per avere riforme a favore delle donne. Solo nel 1975 entra in vigore il diritto di famiglia, la prima introduzione delle quote rosa è del 1993, la norma sulla violenza sessuale è del 1996, nel 2003 viene modificata la norma costituzionale (art. 55) per permettere di avere accesso al principio delle pari opportunità negli uffici pubblici e cariche elettive. Anche se ancora c’è molto da fare, certo è che in Parlamento oggi la percentuale di donne è del 30%, con un balzo rispetto all’ultima legislatura”.
Sensibilizzare le nuove generazioni
Ma non è detto, continua l’on. Sereni, che questi risultati siano acquisiti una volta per sempre ed anche in questa legislatura abbiamo messo mano a nuove norme migliorative per la presenza di donne: ad esempio le norme per il Parlamento europeo, le norme per i Consigli regionali, la nuova legge elettorale per la Camera dei deputati che prevede la doppia preferenza di genere”. Le presenti in sala sono consapevoli che si stanno facendo ancora adesso molti passi e che ancora ci sono molti ambiti che non tengono presenti i due punti di vista, i due modi complementari di rappresentare la realtà. Certo le giovani sindache o parlamentari entrate nell’ ultima legislatura in Italia sono figlie dell’ultimo ventennio e non pensano che di per sé le donne siano migliori. Forse hanno scarsa consapevolezza delle battaglie fatte per permettere loro di essere presenti nelle istituzioni, ma è ben vero che la memoria, condivisa a Treviso, sulla lunga strada del voto alle donne, lancia il forte segnale della necessità del passaggio di testimone tra generazioni.