La settimana scorsa abbiamo pubblicato una presentazione della lettera apostolica di papa Leone sull’educazione:...
Adolescenti in cerca di essere ascoltati, non giudicati
L’aggressione avvenuta a Milano a fine novembre, nel corso della quale cinque ragazzi tra i 17 e i 18 anni hanno ridotto in fin di vita un 22enne per una banconota da 50 euro, ha colpito non solo per la violenza, ma per un dato sorprendente: erano ragazzi provenienti da famiglie perbene con studi regolari. Episodi così ci costringono a una domanda necessaria: che cosa stanno cercando davvero i nostri adolescenti? Perché dietro gesti tanto brutali si intravede spesso un bisogno profondo: essere visti, ascoltati, accompagnati. Lo conferma l’Atlante “Senza filtri – Voci di adolescenze”, pubblicato da Save the Children nel novembre 2025. Una fotografia sincera della condizione giovanile: molti adolescenti non chiedono permissività, ma presenza; non vogliono essere giudicati, ma ascoltati. Il loro grido è chiaro: “Non parlate di noi senza di noi”. Qui il carisma salesiano illumina la scena. Don Bosco sapeva che i giovani cambiano quando si sentono amati, non quando vengono controllati. E il nuovo rettor maggiore, don Fabio Attard, ricorda che l’educazione non è fatta di attività, ma di atteggiamenti: ascolto, vicinanza, fiducia. Non regole in più, ma relazioni migliori. C’è, poi, un punto decisivo: nessun adulto basta da solo. L’adolescenza è complessa, e nessuno può affrontarla isolato. Ecco la “comunità educante”: una rete di adulti che si parlano, si coordinano, si sostengono. Quando scuola, famiglia, oratorio e sport costruiscono un’unica alleanza, i ragazzi non si trovano più in mezzo a divieti incoerenti, ma dentro una trama di presenze che rassicura. E non serve molto: un incontro periodico tra adulti, una comunicazione condivisa, un patto educativo semplice. Non è un “fare di più”, ma un camminare insieme, guardando agli adolescenti insieme. La strada è possibile: essere presenti, ascoltare davvero, costruire alleanze educative. Che sia proprio questa la via per evitare che i nostri ragazzi cerchino altrove, e nel modo peggiore, quell’attenzione che avrebbero potuto trovare accanto a noi?



