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Ambiti territoriali sociali: vantaggi e dubbi

Anche a Treviso si comincia a discutere della riforma degli Ats - Ambiti territoriali sociali, ma fuori e dentro il Consiglio comunale trevigiano le visioni restano contrapposte, con i sindacati Cisl e Cgil che si “schierano” con la minoranza. Parliamo della legge 328/2000 “Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali”, che in Veneto si sta rendendo operativa da un paio d’anni (Lr 9/2024, a novembre l’approvazione da parte della Giunta regionale dei documenti necessari per l’avvio delle attività da parte dei Comuni), ma con un lavoro preparatorio che affonda le radici ancora più lontano. Treviso costituisce il Comune capofila dell’Ats Ven-09 e servirebbe 418 mila cittadini in 37 Comuni.
Cosa sono
La Regione li definisce “fulcro della programmazione, pianificazione, coordinamento e gestione della funzione socio assistenziale”: la titolarità dei servizi socio-sanitari resta a ogni singolo Comune, ma alle spalle c’è una governance più ampia e strutturata, che permetterà (nelle intenzioni) più professionalità, meno discriminazione e più omogeneità nell’erogazione dei servizi stessi (pensiamo, ad esempio, a quelli di assistenza domiciliare, a oggi gestiti in maniera differente sul territorio) e di avere a disposizione servizi e competenze fino a quel momento non erogate da tutti i Comuni. In Veneto gli Ats sono 24, di cui 3 in provincia di Treviso: Conegliano (Ven-07), Asolo (Ven-08) e Treviso (Ven-09). La provincia di Padova ne ha 5 (Camposampiero è afferente all’Ats Ven-15 Carmignano di Brenta), a Vicenza, Mussolente afferisce all’Ats Ven-03 Bassano del Grappa, nella provincia di Venezia, l’area Miranese afferisce all’Ats Ven-13 Spinea e il Sandonatese all’Ats Ven 10 Portogruaro.
I vantaggi
Come spiegato dalla presidente della commissione Sanità del Veneto, Sonia Brescacin, in una nostra intervista: “La possibilità di avere un ente terzo composto dai Comuni associati permetterà di meglio utilizzare le risorse per i servizi sociali, che oggi sono frammentate, e favorirà l’integrazione con le altre politiche, in primis l’integrazione con le politiche sanitarie, con le Ulss, ma anche con le politiche abitative, del lavoro, dell’istruzione e formazione, della giustizia, etc”. A chiarire i vantaggi è anche Gloria Tessarolo, assessora alle Politiche sociali del Comune di Treviso: “L’Ats non nasce solo per gestire fondi insieme e quindi fare economie, ma per garantire ai cittadini servizi uguali, quindi l’accesso ai livelli essenziali delle prestazioni e a qualunque altra forma di servizio in maniera uniforme. Uno dei temi affrontati, per esempio, grazie alla sperimentazione del 2021 è quello delle erogazioni economiche, per cui abbiamo studiato un algoritmo per tutti i Servizi sociali, modificabile da ogni Amministrazione. Quindi all’interno di un algoritmo oggettivo di calcolo si può mantenere l’autonomia dell’ente locale. Questo è il futuro, questi sono gli Ats”.
Cosa cambia
Una prima fase, spiega ancora l’assessora Tessarolo, durerà verosimilmente fino a tutto il 2026 e la cittadinanza si vedrà erogare i servizi allo stesso modo di prima, anche se, di fatto, gradualmente, alcuni di questi passeranno in gestione dall’Ulss all’Ats. “Con il tempo, gli Ambiti territoriali sociali dovrebbero dare benefici sempre più evidenti ai Comuni, ad esempio la possibilità di riuscire a strutturarsi all’interno dei territorio comunali con delle specializzazioni in più, di fare economia di scala nell’erogazione dei servizi con appalti, come quelli di assistenza domiciliare agli anziani, che saranno appunto omogenei in tutti i Comuni, ma anche di condividere sistemi che, di fatto, stiamo già sperimentando con progetti Pnrr, che ci mettono a lavorare insieme su questi aspetti”. Tempo stimato per entrare a regime: una decina d’anni.
Alcuni dubbi
Tre i principali dubbi da dipanare, espressi dalla minoranza in Consiglio comunale a Treviso, in coro con il centrosinistra veneto e i sindacati Cgil e Cisl. Stefano Pelloni, capogruppo Dem del capoluogo, sottolinea il giudizio positivo del centrosinistra rispetto agli Ats, anche perché la famosa legge nazionale 328/2000 porta la firma di Livia Turco, ministra per la Solidarietà sociale del governo Prodi I; tuttavia, proprio quella legge suggeriva un’ampiezza ideale degli Ats, 100 mila abitanti: “l’Ats Ven-09 riguarda 418 mila abitanti, quattro volte tanto. Questo ci preoccupa, perché rischia di venire meno la prossimità dei servizi. L’area trevigiana è già divisa in due distretti, Nord e Sud, perché non mantenere quelli? A Padova, per esempio, si sono presi per tempo e hanno chiesto e ottenuto dalla regione che l’Ats padovano venisse diviso in due”, racconta Pelloni. Un secondo punto è quello dell’esiguità dei fondi stanziati per la gestione degli Ats, 80 mila euro l’anno, con la prospettiva di far pesare costi futuri sui Comuni, “alcuni dei quali, anche da schieramenti di centrodestra, si dicono preoccupati di trovarsi a spendere ancora più risorse”, spiega ancora Pelloni. Infine, preoccupazioni sono state avvalorate anche da Marta Casarin, segretaria generale della Fp Cgil, a proposito della “architettura con cui dare gambe agli Ats, cioè la loro forma giuridica in aziende speciali consortili non economiche, che non ha nessuna rassicurazione normativa sulla continuità del rapporto di lavoro pubblico e non parliamo solo dei dipendenti che oggi lavorano in questi ambiti, ma anche dei professionisti di domani. Non si capisce perché, visto che al momento restiamo ancora in attesa delle linee guida nazionali, non si è voluto rallentare il processo decisionale per soppesare tutti gli aspetti”.
Il tavolo
Il 7 maggio nella sede municipale di Ca’ Sugana a Treviso, si è tenuto il primo tavolo di confronto provinciale dedicato alla riforma degli Ats. Erano presenti i rappresentanti della Conferenza dei sindaci dell’Ulss 2, gli assessori dei tre Comuni capofila degli Ats Ven 07, Ven 08 e Ven 09 e dei rappresentanti delle organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil.
L’incontro ha avuto lo scopo di condividere lo stato dell’arte del percorso. Al centro della discussione, la tutela delle lavoratrici e dei lavoratori attualmente impiegati – e futuri – nelle attività degli ambiti; la lettura e l’analisi approfondita delle funzioni affidate agli Ats; la garanzia della qualità e della trasversalità dei servizi erogati ai cittadini; le opportunità offerte dall’introduzione della gestione associata nei tre territori coinvolti, in funzione della piena attuazione dei Livelli essenziali delle prestazioni sociali (leps).
Il tavolo, spiega il Comune di Treviso in una nota, “ha rappresentato l’avvio di un confronto propositivo e inclusivo, con l’obiettivo di individuare nei prossimi mesi percorsi il più possibile condivisi, nel rispetto delle peculiarità dei territori e con la massima attenzione alla tenuta del sistema dei servizi sociali”.