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Verso la Cop 30 sul clima: “Paesi ricchi paghino il debito ecologico al Sud”

In un documento l’appello degli episcopati di America Latina, Asia e Africa: “Continueremo ad alzare la voce”, no a false soluzioni, sì a equità e giustizia
03/07/2025

“Sono passati dieci anni dalla pubblicazione della Laudato si’ e dalla firma dell’Accordo di Parigi. I Paesi del mondo non hanno risposto con la necessaria urgenza. La Chiesa non resterà in silenzio. Continueremo ad alzare la voce insieme alla scienza, alla società civile, ai più vulnerabili e con verità e coerenza, fino a quando non sarà fatta giustizia”. È categorico e solenne l’impegno che sale dalle Chiese del cosiddetto “Sud globale”, dagli organismi ecclesiali continentali di America Latina e Caraibi (Celam), Asia (Fabc) e Africa (Secam), in vista della prossima Conferenza sul cambiamento climatico, la Cop 30, che si terrà in Brasile, a Belém, in terra amazzonica, dal 10 al 21 novembre.

Il documento “Un appello per la giustizia climatica e la casa comune: conversione ecologica, trasformazione e resistenza alle false soluzioni” è stato presentato martedì 1° luglio, in Vaticano, a papa Leone XIV e, pubblicamente, alla presenza dei cardinali Jaime Spengler, arcivescovo di Porto Alegre (Brasile) e presidente del Celam, Filipe Neri Ferrão, arcivescovo di Goa e Damão (India) e presidente della Fabc, Fridolin Ambongo Besungu, arcivescovo di Kinshasa (Repubblica Democratica del Congo) e presidente della Secam. Con loro, Emilce Cuda, segretaria esecutiva della Pontificia commissione per l’America Latina. I firmatari del documento si dicono “ispirati sia dalla Laudato si’ di papa Francesco, sia dall’appello di papa Leone XIV a vivere un’ecologia integrale con giustizia”. Da qui, l’invito a una profonda conversione ecologica.

Lo stile stesso del documento, la concretezza dei problemi trattati e delle soluzioni, rivelano che non si tratta di una presa di posizione isolata, ma, piuttosto, di un primo risultato di un lungo lavoro di “rete”, sia a livello ecclesiale che di società civile, associazioni, popolazioni indigene.

Partito dall’Amazzonia, questo cammino ha portato la Chiesa del “Sud globale” a parlarsi, a coordinarsi, a creare vaste reti ecologiche regionali, a essere significativa nei rispettivi territori. A buon titolo, oggi, può alzare la voce rispetto al cruciale appuntamento di novembre.

“La crisi climatica - si legge nel documento presentato in Vaticano - è una realtà urgente, con un riscaldamento registrato di 1,55 °C nel 2024. Non è solo un problema tecnico: è una questione esistenziale, di giustizia, dignità e cura della nostra casa comune”. Gli episcopati chiedono, innanzitutto, equità: “Le Nazioni ricche devono pagare il loro debito ecologico, con un finanziamento climatico equo, senza indebitare ulteriormente il Sud, per recuperare le perdite e i danni e favorire la resilienza in Africa, America Latina e Caraibi, Asia e Oceania”.

Quindi, giustizia, che significa anche non promuovere una crescita economica incontrollata e “porre fine ai combustibili fossili, e alle infrastrutture a essi collegate, e tassando adeguatamente coloro che ne hanno beneficiato, inaugurando una nuova era di governance che includa e dia priorità alle comunità più colpite dalle crisi climatiche e naturali”. Infine, la richiesta di protezione e, quindi, “difendere le popolazioni indigene e tradizionali, gli ecosistemi e le comunità impoverite”.

La Chiesa, però, non vuole limitarsi alle parole, e Celam, Fabc e Secam affermano di volersi assumere dei precisi impegni. “Difenderemo i più vulnerabili in ogni decisione sul clima e sulla natura”, si legge nel documento, che propone, quindi, di “educare all’ecologia integrale e promuovere economie basate sulla solidarietà, la «felice sobrietà» della Laudato si’ e il «buon vivere» delle saggezze ancestrali”. Ancora, la Chiesa è chiamata a “rafforzare l’alleanza intercontinentale tra i Paesi del Sud del mondo, per promuovere la cooperazione e la solidarietà”. Con lo sguardo rivolto alla Cop 30, i firmatari si impegnano a monitorare “i risultati delle Cop, attraverso un Osservatorio sulla giustizia climatica”. E propongono “una coalizione storica tra attori del Nord e del Sud del mondo, per affrontare le crisi in modo solidale”.

“Che la Cop 30 non sia solo un altro vertice, ma una pietra miliare della resistenza, dell’articolazione intercontinentale e della trasformazione reale. Che sia guidata dalla forza viva delle comunità, dalla speranza che sgorga dai margini e da una Chiesa in uscita, profondamente sinodale, che cammina con i popoli”, l’appello finale.

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