Questo tempo particolare, che ci vuole preparare nella duplice attesa del Natale del Signore e del suo...
Il lavoro dei volontari trevigiani della Protezione civile a Bologna
Sono arrivati a Bologna lo scorso lunedì 21 ottobre i 60 volontari della Protezione Civile inviati dalla Regione Veneto per l’emergenza in Emilia Romagna tra Bologna, Ravenna, Modena e Reggio Emilia, pronti ad affiancare i gruppi locali e i 300 e più volontari giunti dalla Protezione Civile di Friuli-Venezia Giulia, Umbria, Provincia Autonoma di Trento, Lazio, Lombardia, Campania e Valle D’Aosta. I numeri di questo grave evento – il quarto in soli 18 mesi – sono noti: almeno 5 fiumi e torrenti esondati, centinaia di interventi dei vigili del fuoco (anche per frane e smottamenti), almeno 2500 sfollati in 17 comuni, 15mila case senza elettricità, fino a 175 millimetri di acqua caduti in poco più di 24 ore (70 millimetri è la media dell’intero mese di ottobre) e purtroppo un morto, il 20enne Simone Farinelli.
12 squadre dal Veneto
Sono 60 i volontari della Protezione Civile del Veneto messi in preallerta dalla Regione, domenica pomeriggio; in serata la conferma e lunedì mattina la partenza per Bologna. Il protocollo prevede un’azione che coinvolge tutte il comparto volontari di tutte le sette province venete, ciascuna con una, due o tre squadre, accompagnate sul campo da funzionari della Regione che gestiscono l’unità di crisi con i funzionari dei comuni coinvolti. Dal trevigiano sono partiti tre gruppi: Gruppo Comunale di Protezione Civile di Oderzo, Associazione Protezione Civile Sinistra Piave – Conegliano e Federazione Italiana Ricetrasmissioni Citizen’s Band – Servizio Emergenza Radio Coordinamento Provinciale T.L.C. di Treviso. Quest’ultima, guidata da Mauro Bisetto, ci ha raccontato le prime ore di operatività sul campo.
L’arrivo
“Appena arrivati nel centro di Bologna, una delle zone più colpite, ci siamo smistati nelle varie postazioni, ognuno per propria competenza” spiega Mauro Bisetto al termine di una lunga giornata. “Noi ci occupiamo di coordinare le comunicazioni, per cui abbiamo montato la sala operativa e il ponte radio in altura, all’eremo di San Luca, per gestire al meglio tutte le squadre operative tramite il sistema radio, appunto. Abbiamo aperto dodici cantieri (uno per squadra), alcuni dei quali si sono già conclusi e domani se ne apriranno altri: man mano che se ne finisce uno se ne inizia subito un altro”. La loro permanenza è prevista fino al 24 ottobre: normalmente il cambio avviene dopo una settimana, ma in casi come questi in cui il lavoro fisico è notevole, il cambio squadra avviene dopo quattro giorni. “Il problema grosso è il fango”, precisa Bisetto, “perché l’acqua si gestisce con pompe eccetera, mentre il fango va spalato con gran fatica. I ragazzi sono appena rientrati e sarebbero da “buttare” tutti interi in lavatrice” conclude scherzando. La giornata si conclude con la cena e il debriefing di preparazione alla nuova alba.
La prima giornata
La situazione martedì 22 ottobre vedeva una Bologna ancora a due velocità: la zona non colpita dall’esondazione del Canale di Reno, in cui la vita scorre normalmente, e l’altra zona, quella a ovest, in cui le strade sono sporche ma agibili e si svuotano ancora gli scantinati dall’acqua e soprattutto dal fango, alto ancora 30-40 centimetri. Numerosi sono gli smottamenti a cui far fronte nei famosi colli bolognesi e diverse ancora le strade interrotte in quelle zone. Per far fronte a questa necessità, nel frattempo la Regione Veneto ha inviato quattro nuove squadre, di cui un’altra trevigiana (Zero Branco): a Bologna quindi operano al momento 16 squadre e 100 volontari. “Oggi abbiamo chiuso venti cantieri, o forse più” racconta Bisetto, il che significa spalare il fango, raccogliere tutto il materiale rovinato da buttare – mobili, oggetti, ricordi – e quindi portarlo via in discarica. “Il lavoro da fare è ancora molto ma i bolognesi sono un popolo che non si perde d’animo, non si siedono ad aspettare. E infatti ci sono tanti ragazzi che danno una mano – figli, amici dei figli, amici di ogni tipo, conoscenti, parenti delle famiglie colpite: la solidarietà è tanta e non mancano di sorridere, perché il danno è grande e la disperazione è palpabile, ma hanno la consolazione di essere sani e salvi”. Oggi si continua ma piove e questo non aiuta i lavori, che per Bisetto e la sua squadra sono ormai una amara routine: si trovano per la terza volta in Emilia Romagna, senza contare tutte le emergenze alluvionali gestite nel nostro territorio. “Il problema è quando arrivi a casa” precisa poi: “per giorni con il lavoro fisico e la fatica riesci a trattenere, ma quando arrivi a casa ci vuole un po’ di tempo per accusare il colpo”. Quando gli si chiede il perché di tutto questo, cita il cambiamento climatico: “lo stiamo vivendo. I volumi d’acqua precipitata non sono quelli di un tempo, sono dieci volte di più e non ci stanno nei corsi d’acqua dove prima ci stavano, è evidente, e non viene più assorbita dal terreno. L’acqua va gestita, in qualche modo: bisogna prevedere interventi diversi. Ma non solo valutazioni che può fare un volontario della protezione civile”. Intanto, speriamo in un po’ di sole.