Il Governo Netanyahu
In questo, il Governo di Benjamin Netanyahu, tenuto sotto scacco dalla destra estrema,...
“Per essere veramente felice, ogni persona ha bisogno di esperienze d’amore consistenti, durature, solide, e voi consacrati, con l’esempio della vostra vita, come gli alberi rigogliosi del salmo 1,3 potete diffondere nel mondo l’ossigeno di tale amore”.
Con queste e altre parole, papa Leone XIV nell’omelia del giubileo dei consacrati dello scorso 9 ottobre, parlava della tanta bellezza e ricchezza con le quali il Signore ha ricambiato il dono totale della nostra vita a Lui.
Nei giorni vissuti a Roma con le consorelle cooperatrici pastorali, ho ricevuto la grazia di poter gustare che la felicità, quella intima e profonda, nasce proprio dall’incontro, dallo scambio fraterno e dai legami accolti, custoditi e coltivati nel corso degli anni. L’intima letizia che ho vissuto in questi anni di consacrazione, nella dedizione a tutta l’umanità e a tutti gli uomini e le donne che ho incontrato nel servizio pastorale, la ritrovo nella gioia che il Signore ha riposto nel mio cuore fin da quando ero bambina. Crescere in una famiglia serena e affettuosa, umile e onesta, mi ha trasmesso i valori essenziali dello stare al mondo con impegno e responsabilità, e nello stesso tempo con un’attenzione preferenziale per le persone più fragili, vicine e lontane senza dimenticare il gusto della festa condivisa.
Il dono della famiglia, come molti, l’ho compreso da giovane-adulta ed è diventato la misura del bene ricevuto in pienezza e in modo incondizionato.
In una recente testimonianza, rileggendo il percorso della mia vita, raccontavo che la persona, la donna che sono oggi, in qualche modo e in molti modi, lo devo proprio all’incontro con tante famiglie e tante persone consacrate.
In particolare con le famiglie, ho riscoperto il valore della quotidianità fatta di gesti semplici e spesso ripetitivi, di cura paziente e silenziosa, di ascolto reciproco e dialogo costruttivo. Ma anche di tensioni e incomprensioni, di stanchezza e insicurezza, di scoraggiamento e sofferenza. Ogni famiglia, nei più diversi momenti della vita, passa attraverso esperienze che mettono alla prova, ma che fanno crescere se superate, e rendono più solido, più forte lo stare insieme.
Dialogare con le coppie di sposi mantiene un consacrato/a in “con-tatto” con la realtà quotidiana: è l’altro, l’altra accanto a me che si dona, si fida e si affida. C’è uno scambio reciproco che chiede continuamente di mettere al centro non se stessi, ma il compagno, la compagna di vita. È un continuo camminare per uscire da sé e farsi carico nella cura e nell’affetto della persona che vive e ti vive accanto, insieme ai figli. La testimonianza che ho ricevuto in primis nella mia famiglia di origine, e poi nelle comunità cristiane e nel cammino con le giovani coppie e con le famiglie della pastorale familiare, sempre mi riporta al cuore della vocazione ricevuta nel battesimo e nella consacrazione: l’essere figlia amata e desiderata. In questa figliolanza, che ci accomuna tutti e tutte, comprendo e ri-comprendo negli anni che l’unico modo per ricambiare l’amore ricevuto è donarlo, con generosità e senza calcolo, come fanno i genitori, come fanno due coniugi.
Molti e molte di noi sono cresciuti nell’intimità di una casa, e ne conserviamo il gusto, il sapore, la tenerezza, la cura, perfino i profumi e gli odori. Le voci, gli sguardi, i silenzi, insieme ai rimproveri e alle parole di incoraggiamento e di stima sono tracce indelebili del nostro corpo.
Non solo tratti somatici, ma parole di un tesoro prezioso, arricchite dalla fede trasmessa, prima di tutto nella vita e insieme nel Signore.
Con il passare degli anni poi, spesso è la sofferenza per una malattia, un incidente, una separazione dolorosa, un lutto, la perdita di un lavoro che mette alla prova in maniera profonda e radicale le scelte fatte insieme e mette alla prova l’amore e i legami. Nel servizio pastorale, il Signore talvolta mi ha posto accanto a persone, coppie e famiglie che hanno vissuto queste vicende. Credo che nell’incontrarci in queste esperienze di vita insieme, ci siamo donati speranza, perseveranza, fiducia e fede. Nell’accompagnarli sono stata testimone di cammini di santità autentici e discreti: consacrati e consacrate, coppie e famiglie, giovani e persone malate che vivono davvero come i santi della porta accanto.
E proprio nella forza che viene dai legami intessuti nella comunità, ho sperimentato che le famiglie possono diventare sostegno nella fatica dei giorni.
Il compito educativo di una famiglia, nell’intreccio di tante relazioni, rimane un compito fondamentale, dove sempre e in vari modi prende forma la vita, che pur nella complessità dei legami, può ancora orientarci tutti a un futuro di dono e di bene condivisi.
Sento una profonda gratitudine per quanto mi è stato donato in questo tempo di servizio e di condivisione di vita e di fede. Quanto troviamo scritto nei vangeli è una Parola viva e carica di promessa: riceviamo il centuplo qui e nel mondo futuro la vita eterna. E mi permetterei di aggiungere, camminando insieme.