Il Governo Netanyahu
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“Disegnare nuove mappe di speranza” è il titolo della Lettera apostolica che papa Leone XIV ci ha consegnato il 28 ottobre scorso in occasione del sessantesimo anniversario della Dichiarazione conciliare Gravissimum educationis (GE). È una lettera sull’importanza e la centralità dell’educazione, in forte continuità con quanto già papa Francesco aveva scritto in proposito. Papa Leone, riprendendo la GE in apertura, afferma che “l’educazione non è un’attività accessoria, ma forma la trama stessa dell’evangelizzazione: è il modo concreto con cui il Vangelo diventa gesto educativo, relazione, cultura”. Disegnare nuove mappe di speranza è un mandato esplicito che papa Leone dà a tutti i soggetti impegnati in ambito educativo e pastorale, affinché l’educazione cattolica non sia rifugio nostalgico, “ma laboratorio di discernimento, innovazione pedagogica e testimonianza profetica”.
Il disegnare del titolo richiama il legame stretto tra il qui e ora (la realtà) e lo slancio verso il futuro (la prospettiva, la promessa). “La pedagogia non è mai teoria disincarnata, ma carne, passione, storia”. Ma cosa ci suggerisce l’espressione “nuove mappe di speranza”? Parto dalla speranza; papa Leone afferma che “educare è un atto di speranza e una passione che si rinnova perché manifesta la promessa che vediamo nel futuro dell’umanità”. L’educazione è un “mestiere di promesse”: “Si promette tempo, fiducia, competenza; si promette giustizia e misericordia, si promette il coraggio della verità e il balsamo della consolazione. Educare è un compito d’amore che si tramanda di generazione in generazione”. E ogni generazione è chiamata a porsi nuove domande educative, ad affrontare nuovi problemi, a costruire nuove risposte: “l’obiettivo è imparare ad affrontare i problemi che sono sempre diversi, perché ogni generazione è nuova, con nuove sfide, nuovi sogni, nuove domande”. In questo senso le mappe di speranza sono chiamate a essere nuove. Le mappe possiamo intenderle come dei riferimenti, dei punti fermi, dei segnali che ci aiutano a orientarci nella complessità sociale, culturale, relazionale dell’oggi.
Ecco, tra gli altri, tre riferimenti che papa Leone ci offre per costruirle: 1. L’educazione è sempre sociale, è opera di un “noi” e contribuisce a costruire un “noi”; per papa Leone la “verità si ricerca in comunità”, “si cerca insieme”; “l’educazione cristiana è opera corale: nessuno educa da solo. La comunità educante è un «noi» dove [tutti] convergono per generare vita”. In questo senso sono importanti quelle che il Pontefice definisce “costellazioni educative”, cioè le alleanze e le reti che possono educare alla fraternità universale; 2. È importante porre attenzione ai processi educativi e, in particolare, all’ascolto e all’esperienza dialogica. Il Papa ribadisce che “occorre custodire un cuore che ascolta, uno sguardo che incoraggia, una intelligenza che discerne”. E ancora: “L’alleanza educativa richiede intenzionalità, ascolto e corresponsabilità. Si costruisce con processi, strumenti, verifiche condivise. È fatica e benedizione: quando funziona, suscita fiducia ...”; 3. Sollecita il dialogo tra cuore e cuore, in cui “le domande non vengono tacitate e il dubbio non è bandito, ma accompagnato”, riconoscendo l’altro come bene e promuovendo “l’educazione all’errore come occasione di crescita”; 4. Invita a superare le separazioni e le contrapposizioni in educazione: tra fede e ragione (“non si devono separare il desiderio e il cuore della conoscenza”), tra manuale e teorico, tra scienza e umanesimo, tra tecnica e coscienza, tra locale e globale; papa Leone invoca “meno etichette, più storie; meno sterili contrapposizioni, più sinfonia nello Spirito” per un’educazione che abbracci l’intera persona: spirituale, intellettuale, affettiva, sociale, corporea. Una lettera breve, ma molto densa, che interroga tutti e tutte, non solo le istituzioni educative formali (scuole, università...), ma tutti i soggetti e i contesti educativi e pastorali delle nostre comunità cristiane.