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Vivavoce festival: intervista al direttore artistico, Andrea Trevisi

Sensibilizzare anche i giovani
07/11/2025

L’8 novembre entra nel vivo la XX edizione di VivaVoce Festival, rassegna di musica a cappella che da anni raccoglie gruppi vocali internazionali nella piccola Treviso, diventata ormai patria di questo inaspettatamente coinvolgente genere musicale. Ne abbiamo parlato con il suo elegante direttore artistico, Andrea Trevisi.

Il messaggio di questa edizione di VivaVoce strizza l’occhio alle nuove generazioni. Lo avete visto come un atto dovuto dopo due decenni di concerti?

Lo slogan “Next generation” nasce da una duplice considerazione: la necessità di guardare a nuove generazioni di artisti, ma anche di pubblico, perché se vogliamo pensare alla continuità del festival vogliamo realizzare un rinnovamento di entrambe le parti. Da un lato cerchiamo di sensibilizzare un pubblico più giovane e avvicinarlo a VivaVoce Festival, perché il genere è di nicchia e molto particolare, ma anche coinvolgente e trasversale; dall’altro, dopo vent’anni la nostra ricerca nel meglio della musica a cappella internazionale deve andare anche verso nuovi artisti, proposte e stili.

I giovani sono sempre una bella sfida. Da musicista e formatore, come vede il loro rapporto con la musica?

Le modalità con cui accedono alla musica sono totalmente diverse da quelle della mia generazione: da un lato le piattaforme di streaming hanno velocizzato e semplificato l’accesso alla musica, dall’altro non c’è più l’idea di mettersi da parte i soldi per un disco e si è persa anche un po’ l’idea di collezionismo, che in tempi più recenti vede un revival con il vinile. La musica, tramite quei supporti, aveva qualcosa di rituale. Oggi, con le piattaforme, si rischia un corto circuito per il quale ciò che ascoltiamo è più dettato dall’algoritmo e meno da una personale ricerca, anche del meno noto. L’abbassamento notevole dei costi con cui si usufruisce della musica non sempre è un bene, soprattutto per gli artisti, però come festival abbiamo scelto di mettere un prezzo di 10 euro per la maggior parte dei concerti, affinché l’aspetto economico non sia un deterrente per le nuove generazioni che vogliono ascoltare e scoprire cose diverse.

E, infatti, la musica a cappella è certamente qualcosa di diverso, tutt’altro che mainstream per i giovani.

Esatto, però con vent’anni di esperienza sulle spalle sappiamo bene che chiunque acceda al festival rimane catturato e affascinato da quello che vede e ascolta in queste serate, dalla scoperta di che cosa possa voler dire cantare. La voce è uno strumento che abbiamo tutti, e diversamente da un pianoforte o un sassofono o una batteria, quando il pubblico scopre cosa si può fare con la voce rimane sempre incantato dalla considerazione che ciascuno di noi potenzialmente potrebbe fare quello che fanno questi grandi artisti. La sola voce avvicina molto il pubblico all’ascolto e alla comprensione di ciò che ascoltando, e anche per questo l’appeal della musica a cappella trascende le età.

Probabilmente aiuta anche il fatto che i gruppi vocali eseguano anche molte cover, spaziando in tutti i generi e persino nei film e nei classici Disney?

Certo, anche se ci sono anche artisti che in buona parte inseriscono dei loro brani originali nei concerti, e il pubblico ha sempre gradito. Il pubblico infatti va educato al nuovo, al diverso, all’alternativo, e lo si fa con una proposta musicale di qualità, fatta da persone che lavorano con attenzione e preparazione. Ma c’è molta varietà e creatività anche nelle cover: nel 2016, quando è morto Leonard Cohen, tutti i gruppi di quell’edizione di VivaVoce gli hanno reso omaggio con una interpretazione di Alleluja: gli habitué del festival hanno apprezzato la grande diversità con cui il brano è stato portato sul palco. Inoltre, il fatto che la musica a cappella sia spesso un viaggio tra stili e generi diversi dà al concerto un valore aggiunto che va oltre il semplice ascolto dell’esibizione.

Si può dire che Treviso ama il VivaVoce Festival: le serate sono quasi sempre sold out e i gruppi vocali che si sono esibiti da voi non mancano di notare come rispetto a molte altre città italiane qui ci sia una risposta molto positiva alla musica a cappella. Raccogliete il frutto di un lavoro lungo e difficile?

Lo sforzo organizzativo e soprattutto di promozione di festival come il nostro, ma penso anche ai colleghi di Treviso suona jazz, il Festival chitarristico e altre realtà locali che con passione e attenzione promuovono musica di altissimo livello, è notevole, ma necessario: c’è sempre l’auspicio di ampliare la platea, perché la musica dal vivo ha dei plus che si perdono con l’ascolto del registrato. Spero che i giovani non rinuncino a questo approccio alla musica perché è il sale, la performance dal vivo è quello che dovrebbe essere in prima battuta la musica. Tutti noi lavoriamo per proporre ricchezza culturale per la città ma siamo anche consapevoli del sovraccarico informativo, soprattutto attraverso i social, e anche della trasversalità dell’offerta d’intrattenimento. La sfida resta sempre quella di richiamare sempre più pubblico, perché per quanto riguarda la nostra musica siamo certi essere di grande qualità.

Gli appuntamenti:

VivaVoce Festival aspetta il pubblico all’auditorium Sant’Artemio dall’8 novembre alle ore 20.45 con i Dimension Vocal, quintetto dalla grandissima capacità di intrattenimento, mentre il 15 si approda in Belgio con i Just Vox con i loro numerosi prestiti dal pop. La “A Cappella Night” sarà il 22 novembre con un doppio concerto alle ore 17.45 e alle ore 20.45 con i Latvian Voices e i Rock4.

Gran finale il 29 novembre con i Perpetuum Jazzile, il coro pop a cappella più famoso del mondo per la prima volta a Treviso.

Informazioni e prenotazioni su www.vivavoce.tv.

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