giovedì, 06 novembre 2025
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Africa australe: nuovo Governo in Madagascar, proteste anche in Tanzania

Il “risveglio” dei giovani

Due Paesi, separati dalle isole Comore, sono alle prese nelle ultime settimane da forti tensioni interne. In mezzo, le acque del Canale di Mozambico e l’omonimo dirimpettaio, a completare l’Oceano Indiano. Mozambico, peraltro non immune da instabilità: dal 2017, nella provincia settentrionale di Cabo Delgado, è in corso un conflitto brutale che ha causato migliaia di morti e oltre un milione di sfollati.

Fragile cambiamento in Madagascar

Nei giorni scorsi, è stato formato il nuovo Governo di transizione del Madagascar, annunciato dal colonnello Michaël Randrianirina, presidente ad interim del Paese, dopo la destituzione dell’ex presidente malgascio Andry Rajoelina, a seguito delle proteste di piazza di fine settembre. L’Esecutivo, composto da 29 ministri, avrà il compito di “far uscire il Paese dalla crisi” e combina figure note della politica malgascia con nuovi volti provenienti dal mondo accademico e imprenditoriale.

Intanto, il giovane leader delle proteste, Elliot Randriamandrato, nipote dell’ex ministro degli Esteri Richard Randriamandrato, sarebbe stato arrestato dalle forze dell’ordine, insieme a due suoi amici.

Reduce dal drammatico colpo di Stato del 2009, il Madagascar ha faticato, in questi anni, a trovare una nuova stabilità politica e istituzionale, restando ai margini della recente crescita economica dell’Africa orientale, e con una forte dipendenza finanziaria e commerciale con Pechino.

L’afflusso costante di prodotti a basso costo dalla Cina ha, infatti, rovinato la locale industria manifatturiera, mentre i salari pagati dalle aziende cinesi nel settore agricolo sono estremamente bassi, provocando le aperte rimostranze di contadini e lavoratori stagionali. Le garanzie date dal governo di Antananarivo ai cinesi ha legittimato un “depredamento” di terreni per coltivazioni intensive, del pescato e del legname generando una crescente ostilità della popolazione locale verso la Cina.

Il Madagascar è ricco di risorse, ma resta uno dei Paesi più poveri del mondo: secondo la Banca mondiale, nel 2022 il 75% della sua popolazione, composta da 32 milioni di persone, viveva al di sotto della soglia di povertà. I giovani della Gen Z erano scesi in piazza, contro le persistenti interruzioni di acqua ed elettricità. Le proteste si erano presto trasformate in manifestazioni contro i servizi di base carenti, le infrastrutture al collasso, la dilagante corruzione nelle alte sfere dello Stato e la voglia di democrazia.

Se i giovani malgasci sono riusciti - come in altre parti del mondo - a coordinare gli eventi iniziali tramite piattaforme social, come Discord e TikTok, non hanno mai avuto, al di là del desiderio di cambiamento e lotta contro un potere corrotto, un piano preciso della direzione da far prendere al Paese e, sebbene Randrianirina abbia già promesso un Governo di transizione, il destino dell’isola sembra più incerto che mai.

In Tanzania elezioni contestate

La presidente della Tanzania, Samia Suluhu Hassan, è stata rieletta alla presidenza del Paese con quasi il 98 percento dei voti, dopo che i principali rivali sono stati esclusi dalla corsa. Prima donna alla guida della Tanzania, inizialmente elogiata per un’apertura democratica, oggi è accusata di aver rilanciato la repressione contro l’opposizione.

Le recenti elezioni presidenziali e parlamentari, tenutesi il 29 ottobre, hanno dato il via a giorni di violente proteste, con i dimostranti che sono scesi in piazza nelle principali città, per manifestare contro il divieto o l’impedimento imposto ai principali rivali di Hassan di candidarsi e contro quella che hanno descritto come una repressione diffusa.

Le proteste, guidate da migliaia di giovani, si estendono da Dar es Salaam ad Arusha, passando per Dodoma, capitale politica del Paese. Internet a singhiozzo, media oscurati, decine di vittime. Coprifuoco nel Paese, a seguito di distributori di benzina incendiati, edifici del governo e terminal degli autobus saccheggiati, assalti a prigioni e stazioni di polizia. Nel mirino la presidente Hassan, il suo partito al potere dal 1961 e la dilagante corruzione nel Paese, fortemente indebitato verso la Cina.

Il Partito della Rivoluzione Ccm, al potere da quasi cinquant’anni, non ha mai perso un’elezione dall’indipendenza. E nonostante le accuse di Amnesty International, che parla di un’“ondata di terrore”, il Governo continua a difendere la legittimità del voto.

Il bilancio delle vittime è ancora incerto (si parla di oltre 700 morti) e la situazione risulta caotica. I nostri contatti preferiscono non rilasciare dichiarazioni.

Gli osservatori internazionali denunciano mancanza di trasparenza e violenza diffusa. Alex Vines, direttore per l’Africa del Consiglio europeo per le relazioni estere (Ecfr), ha affermato che è in corso una “campagna di molestie e intimidazioni” nei confronti dell’opposizione, e “il livello di violenza che ha circondato le urne, con centinaia di morti segnalate, era inaspettato in Tanzania”. “Si tratta di una repressione molto seria”, ha aggiunto l’esperto indipendente, sottolineando che la maggior parte dei manifestanti erano giovani, ovvero la Generazione Z.

Dietro i luoghi “caldi” delle vacanze da sogno

Sconfinate distese di savana, animali che corrono nelle pianure, tramonti mozzafiato che fanno da sfondo agli imponenti alberi di baobab o agli arbusti colorati. Immagini che ci rimanda ai Paesi citati.

Le agenzie viaggi pubblicizzano questi luoghi, anche con proposte accessibili, zone a fenomeni climatici estremi, che oggi conoscono un contesto di forti tensioni politiche e sociali. Il caldo non è solo dettato dal clima ma anche dal desiderio di cambiamento e di democrazia che attraversa tutta quest’area. I giovani del Madagascar e della Tanzania, ma anche quelli del Mozambico, non accettano più il dominio autarchico dei leader di un mondo in decadenza e così sono scesi in piazza, pronti a tornarci...

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