La settimana scorsa abbiamo pubblicato una presentazione della lettera apostolica di papa Leone sull’educazione:...
Rito di ammissione per tre giovani della Diocesi
“Maria ha detto il suo «Eccomi», con le parole e con i fatti. È bello poterla celebrare, riconoscerla come madre del Signore, come madre della Chiesa, come madre nostra. È bello averla come modello, come sorella, come amica e compagna di viaggio che ci sostiene”: così il vescovo Michele, nella solennità dell’Immacolata, nella celebrazione eucaristica vissuta nella chiesa del Seminario, con il rito di ammissione di tre giovani, che hanno dichiarato la loro disponibilità a mettere alla prova, nella comunità del Seminario, la propria vocazione verso il ministero ordinato. Si tratta di Alessio Baldo, Jacopo Brendolise e Marco Mondin.
“Il fatto che tentiamo di rispondere alla chiamata del Signore - ha sottolineato il Vescovo -, di cercare qual è la nostra vocazione, di amare e di testimoniare l’amore, anche nella prova, tutto questo è dono grande”. “Oggi prende forma il vostro Eccomi”, ha ricordato mons. Tomasi, “da battezzati che cercano nella loro vita di dare forma a una voce del Signore, pensando che vi voglia come ministri servi della Chiesa, a servizio del popolo di Dio, nell’annuncio del Vangelo, nella missione di portare la salvezza di Cristo a questo nostro mondo”. Un tempo, quello del discernimento che i giovani ora vivranno, “in cui rimanete liberi di quella libertà che il battesimo non cancella”, liberi “per continuare ad amare, per continuare a dare forma, assieme alla Chiesa, assieme ai vostri educatori e formatori, assieme a me, alla vostra vocazione. E che Dio voglia che voi possiate trovare la felicità della vostra vocazione in un cuore che sappia mantenersi puro, cioè trasparente, aperto, pronto ad ascoltare, pronto a lasciarsi toccare dalla vicenda della Parola di Dio e dei poveri e dei piccoli, che sappia vedere la presenza di Cristo nel nostro mondo”.
Il Vescovo ha ricordato la felice coincidenza con il sessantesimo anniversario della solenne chiusura del Concilio Vaticano II, l’8 dicembre 1965, sottolineando che “la nostra Chiesa è sempre stata fedele nel realizzare la lettera e lo spirito del Concilio. E questo è un dono grande della nostra Chiesa. Continuiamo così, perché molto è stato fatto, molto resta ancora da fare. E nella formazione curiamo insieme - il compito affidato dal Vescovo ai giovani e ai formatori - che venga conosciuta la lettera del Concilio. Che quei documenti vengano letti, studiati, apprezzati, visti nella loro storia e, poi, vissuti adesso. Perché quello è stato un dono grande fatto alla Chiesa e al mondo ed è una responsabilità grande per noi vivere secondo quell’ispirazione dello Spirito, che ci porta a essere testimoni di speranza, Chiesa che testimonia e trasmette la fede, da missionaria, in questo nostro tempo che tanto ne ha bisogno”.



