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Editoriale: Educare è necessario

Nella lettera apostolica “Disegnare nuove mappe di speranza” papa Leone insiste sul fatto che l’educazione non può che essere un’opera corale, perché nessuno, singolo, gruppo, comunità, può educare da solo. Questo deve valere soprattutto per le varie “costellazioni” educative (o agenzie) di cui è ricco il mondo cattolico
13/11/2025

Prevenire ed educare

È indubbio che l’aumento tra i giovani della microcriminalità e di varie forme di bullismo pone a tutti, famiglia, scuola, società civile, il problema di come farvi fronte in maniera adeguata ed efficace. È noto che a Treviso, al vertice nazionale per denunce relative a baby gang, sono particolarmente frequenti episodi di furti o bullismo a bordo dei mezzi pubblici o aggressioni nelle piazze e nelle strade, consumati da giovanissimi.

Giustamente tutti invochiamo una presenza più capillare e incisiva delle forze dell’ordine per prevenire e, se necessario, reprimere. Ci rendiamo conto, però, che questo non è sufficiente, perché alla radice del problema della violenza minorile c’è una cultura sempre più trasgressiva che esalta o giustifica l’egolatria, o culto esagerato di se stessi e, soprattutto, una carente educazione e formazione delle nuove generazioni.

Percorsi educativi

Su quest’ultimo aspetto, già papa Francesco nel 2019, nel “Patto educativo globale”, indicava alcune priorità che, da sempre, hanno ispirato scuole e comunità educanti, generando buoni processi di umanizzazione: porre al centro la persona; ascoltare bambini e giovani; promuovere la dignità e la partecipazione delle donne; riconoscere la famiglia come prima educatrice; aprirsi all’accoglienza e all’inclusione; rinnovare l’economia e la politica al servizio dell’uomo; custodire il creato (n. 10.1).

Papa Leone, nella sua Lettera, ne aggiunge altre tre, non meno importanti nell’opera educativa: curare la vita interiore dei giovani, affinché possano recuperare spazi di silenzio, riflessione e dialogo con Dio; educare all’uso sapiente del digitale umano e dell’intelligenza artificiale, mettendo sempre “la persona prima dell’algoritmo”; educare a una “pace disarmata e disarmante”, costruendo ponti e non muri e usando linguaggi non violenti, ma di riconciliazione (n. 10.3). Queste priorità potrebbero essere benissimo assunte nelle scuole nella progettazione dei percorsi di educazione civica.

Potrebbero aiutare, come scrive papa Leone, a disegnare nuove ed efficaci mappe di speranza.

Mi sembrano, però, di particolare interesse le indicazioni finali che papa Leone sintetizza con degli accattivanti slogan o “parole chiave”: disarmare le parole, alzare lo sguardo e custodire il cuore (n. 11.2).

Disarmare le parole

L’educazione, scrive il Papa, “non avanza con la polemica, ma con la mitezza che ascolta”. Un proverbio dice che ne uccide più la lingua che la spada. In effetti, anche oggi le parole “libere” che proferiamo tra persone o nei dibattiti pubblici e le scritte che postiamo sui social, possono avere effetti devastanti per un ambiente educativo come è, ad esempio, la famiglia, oppure la scuola. Purtroppo, anche noi adulti, nelle chat, tante volte scriviamo tutto ciò che l’impulso ci “ispira”: sentimenti, emozioni, proteste e, perfino, maldicenze e calunnie, senza remore o autocensure di sorta.

Spesso non si ha nemmeno l’avvedutezza di rileggere i testi, correggere certe parole improprie o sgrammaticature e sintassi da brivido, smorzare i toni e, appunto, “disarmare le parole”.

I nostri ragazzi, di conseguenza, vedendo l’esempio e le intemperanze dei loro “maestri”, si comportano di conseguenza e, magari, ci aggiungono del proprio.

Alzare lo sguardo

Per Leone è necessario aiutare i giovani ad alzare lo sguardo e domandarsi dove stanno andando e perché si orientano verso certe scelte (o non scelte) di vita. Si tratta di motivarli nel cercare e intuire un loro progetto di vita che abbia un orizzonte di speranza e possa dare senso pieno alla loro esistenza, tante volte ripiegata sull’utile e il confortevole, sul qui e adesso.

Un progetto che, evidentemente, non si fermi solo alla scelta professionale o alla ricerca del benessere personale, ma che sappia includere anche il mondo degli affetti, delle relazioni, del rapporto con le cose e i beni, della solidarietà e della ricerca della pace. In sostanza, che guardi con speranza lontano e sia davvero umanizzante.

Custodire il cuore

È importante, infine, custodire il cuore, preservarlo da ogni “inquinamento” e orientarlo al bene, perché, ce lo ricorda anche Gesù, da esso possono uscire tante cose belle, ma anche tanto male e malvagità (Mc 7,14-23).

Il cuore dovrebbe essere il “luogo” in cui un giovane coltiva il senso e il gusto per il bello, il vero e il giusto, vigilando molto, affinché esso non diventi un po’ alla volta un luogo in cui trovano spazio i risentimenti e germinano relazioni interessate e violente.

Per questo, dovrebbe essere educato e, soprattutto, custodito, così che ogni relazione venga prima sempre dell’opinione, la persona prima del programma, il rispetto prima delle pulsioni.

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