Indubbiamente, quello che ci appare nel racconto è un Gesù umano, compassionevole e misericordioso verso...
Il card. Parolin: "Pio X fu pastore secondo il cuore di Dio chiamando la Chiesa a ricentrarsi su Cristo"
Ricalcò nella sua persona e nei suoi gesti le sembianze del Buon Pastore annunciato dai Profeti e realizzato da Gesù

|
Si tratta di mons. Andrea Bruno Mazzocato, arcivescovo di Udine; mons. Angelo Daniel, vescovo emerito di Chioggia; mons. Alberto Bottari De Castello, nunzio apostolico in Ungheria; mons. Mario Pasqualotto, già vescovo ausiliare di Manaus; mons. Corrado Pizziolo, vescovo di Vittorio Veneto; mons. Paolo Magnani, vescovo emerito di Treviso; mons. Silvano Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite a Ginevra.Dopo la bella processione lungo il curiotto, durante la quale si è pregato ricordando le tappe della vita e del ministero di Giuseppe Sarto, c'è stata la preghiera per la pace, guidata dalla Comunità di Sant'Egidio. I fedeli hanno invocato il dono della pace per ogni Paese in conflitto: un giovane, accompagnato da un cittadino straniero, ha acceso una torcia per ogni Paese, mentre i fedeli cantavano "Kyrie, Kyrie, eléison" e ascoltavano le testimonianze. Particolarmente toccante, nella preghiera a san Pio X, il passaggio nel quale si ricorda il suo impegno per la pace:"Mentre concludevi la tua vita terrenasi accendeva nel mondoun grande conflittoe il tuo cuore gemeva al pensiero di tanta sofferenza.Invoca per tutti il dono della pace,della fratellanza e della solidarietà".
Pastore amorevole come una madre
Nell'omelia il card. Parolin ha ricordato che Pio X "ebbe un solo e grande progetto nella sua vita e nel suo ministero: “Fare di Cristo il cuore del mondo” (Ef. 1,10)". "Mi è spontaneo applicare a Pio X questa espressione dell’Apostolo Paolo, Dio dona al suo popolo pastori “amorevoli come una madre” - ha sottolineato -. E attribuirgli anche l’espressione di Geremia: “Vi darò pastori secondo il mio cuore” (Ger. 3,15). Tale fu Pio X, pastore secondo il cuore di Dio, pastore umile anche se energico, fedele, distaccato da sé, animato da viscere di misericordia, proteso alle necessità umane e spirituali del gregge di Dio. Pastore che ricalcò nella sua persona e nei suoi gesti le sembianze del Buon Pastore annunciato dai Profeti e realizzato da Gesù. Egli “fu per loro pastore dal cuore integro e li guidò con mano sapiente” (Sal. 77, 72). (...) Era un mondo, quello in cui visse Pio X, che si stava evolvendo, ma i cui segni emergenti costituivano preoccupazione per i Pastori della Chiesa, perché, al di là di ogni confortante traguardo, si intravvedeva l’avvio di quel fenomeno della secolarizzazione delle società, che gradualmente avrebbe permeato il nuovo secolo e lo avrebbe di passo in passo condotto ad una sempre più marcata distanza dei comportamenti dai riferimenti religiosi, dalla fede della Chiesa, da Dio stesso. L’esperienza del XX secolo confermerà poi chiaramente che, sradicato Dio dalla scena del mondo, perdono rilevanza la dignità umana, il rispetto della vita, la giustizia sociale, l’equa partecipazione ai beni della terra, il coraggio della pace, la stessa democrazia e laicità dello Stato".
Cristo è l’unico salvatore
"Come buon Pastore, Pio X corse audace e generoso in difesa del gregge a lui affidato - ha ricordato il cardinale -, richiamando la Chiesa del suo tempo a ricentrarsi su Cristo, a ritrovare solo in Lui le sue più profonde energie di vita, ad attingere da lui quell’ansia di annuncio evangelico e di carità sconfinata, che spinsero lo stesso Cristo a dare la vita per gli uomini. A nessun altro scopo egli volle dedicato il suo ministero petrino, accettato con palese sofferenza e disistima di sé e solo confidando nella grazia di Dio, se non a rendere presente Cristo nel mondo. (...) Per questo egli non volle indossare i panni del regnante depauperato; non coltivò nostalgie temporalistiche; accettò di perdere, come nel caso della Francia, appoggi umani, privilegi, ricchezze, garanzie terrene. Dimesse anche le vesti dell’ecclesiastico ottocentesco, spesso erudito o sistemato nella Chiesa ma distaccato dal suo gregge, egli si gloriò della consunta talare del parroco, che cerca i suoi fedeli, che si intrattiene con loro a condividere angosce e pesi quotidiani della vita, che alimenta la sua gente con il catechismo e il Pane di vita offerto fin alla più tenera età; che sostiene, ammonisce e indirizza; che sa promuovere iniziative sociali, educative e perfino sportive, pur di accrescere le convinzioni interiori della sua gente e la gioia di appartenere alla Chiesa. Fu con questa lungimiranza spirituale e pastorale che l’umile sacerdote trevigiano, divenuto Pontefice, costituì con la sua persona un autentico spartiacque nella visione del sacerdozio e nell’esercizio pastorale del ministero sacro e invitò la Chiesa non certo all’autoreferenzialità, all’isolamento e alla chiusura in sé stessa, bensì la spronò ad una “somma alacrità”, alla “magnifica impresa”, cioè a qualificare tutta la propria azione sul primato di Cristo e della sua parola".
Appello urgente anche per la Chiesa di oggi
"Questo appello del Santo Pontefice che stasera onoriamo, è di estrema urgenza anche per la Chiesa di oggi, come ci richiama costantemente Papa Francesco - ha aggiunto mons. Parolin -. Anche noi siamo chiamati a qualificare radicalmente la nostra presenza nel mondo. Cioè ad immergerci in Cristo come supremo valore della vita; a sceglierlo e testimoniarlo nei nostri comportamenti; a spenderci perché solo Lui sia annunciato e divenga il vero Signore della storia. E’ questa la nostra vocazione più vera, che dal battesimo deve distendersi in tutta la nostra esistenza. Infatti se Cristo è annunciato, l’uomo è valorizzato nelle sue più profonde dimensioni. Se Cristo è seguito, la società umana diventa famiglia e comunità in cui regna la pace e la concordia. Se Cristo è amato, ogni persona trova in lui il senso gioioso della propria esistenza, trova orientamento nelle difficoltà e luce nelle oscurità che la travagliano. Se la parola di Cristo è ricevuta nel nostro cuore ed egli abita sacramentalmente in noi, ciascuno dei suoi discepoli sarà capace di manifestare nel mondo, anzi di anticipare, la comunione definitiva e gioiosa con Dio. Con le prime parole dell’Evangelii Gaudium diremmo: “La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia” (n. 1)"."La scelta di Pio X, dunque, di porre Cristo a fondamento di ogni azione della Chiesa, fu e rimane estremamente moderna - ha ricordato il card. Parolin -, scelta intrinsecamente missionaria, scelta anticipatrice di tanti eventi e riflessioni della Chiesa del XX secolo".
La santità di Pio X
E riferendosi alla domanda di Gesù a Pietro: “Mi ami tu più di costoro ?”, il cardinale ha ricordato che" San Giovanni Paolo II, nell’omelia tenuta nella sua memorabile visita a Riese il 15 giugno 1985, sottolineò che Gesù rivolse anche a Giuseppe Sarto questa stessa domanda di amore e la risposta vocazionale del giovane Giuseppe, generosa e totale, “ebbe il suo inizio qui, a Riese, tra i vostri avi” e fu una risposta piena di donazione a Cristo, che lo portò non solo al pontificato, ma alla santità: “Tu sai tutto, tu sai che io ti amo” . Capiamo meglio allora perché Pio X fra le priorità del suo pontificato abbia chiesto ai pastori della Chiesa la santità della vita, una vita completamente rivolta a Cristo e alla sua chiamata, poiché – disse – “Gesù non ci annoverò tra i suoi servi, ma tra i suoi amici”. La santità di vita come condizione indispensabile per la credibilità del ministero sacro; la santità come specificità del sacerdozio ministeriale; la santità come autentico e totale il suo amore per il Signore. E l’amore esige convinzioni, scelte, priorità, donazione, intensità di cuore, sacrificio, rinuncia a sé stessi, umiltà nel riconoscerci limitati dinanzi all’Amore che si offre per l’umanità. Anche per noi, sacerdoti di oggi, è questo il punto nodale dove verificare la qualità della nostra sequela di Cristo".
Il buon pastore cerca le sue pecore
Ma "il primato spirituale nella vita del prete - ha ribadito il cardinale Parolin - non lo distacca dal mondo. Anzi, lo radica in maniera ancor più significativa nella storia e nella comunità! L’amore di Pietro per Gesù è la condizione del mandato affidatogli dal Signore, “Pasci le mie pecorelle!”. L’amore totale del pastore a Cristo ricade nella chiesa come carità pastorale. E Pio X fu un vigoroso esempio di carità apostolica! Non è agiografia devozionale la sua premura per gli ammalati, per i colpiti dal colera quand’era parroco di Salzano, la sua assistenza agli agonizzanti, la delicate incombenze prestate al suo vescovo infermo, mons. Zinelli, il suo privarsi del cibo nella pentola, le continue elemosine ai poveri che bussavano alla sua casa, ecc. Una carità che nasceva da un cuore sensibile e tenero per i bisognosi, lui nato e cresciuto in una famiglia e in una parrocchia povera. Una carità fatta di elemosina; di preghiera sincera per le persone che gli affidavano le proprie angustie; di incoraggiamento e di speranza che sapeva infondere a quanti restavano senza lavoro o erano condannati ai margini della storia, senza mezzi per tirare avanti le numerose famiglie, o colpiti da calamità naturali e disastri climatici, o costretti ad emigrare".
Carità umana e sacerdotale
"Papa Pio X fu sentito in tutta la Chiesa come l’uomo dalla inesauribile carità umana e sacerdotale. Un Papa che sarebbe corso perfino in Calabria per consolare le vittime del disastroso terremoto del 1908 e che riservò a quegli infelici fiumi di beneficenze (...) . Sono inesauribili le testimonianze sulla carità di Pio X. Questa fu la carità che egli impersonò e riversò sulla Chiesa come pastore, esempio vivente di amore paterno e premuroso, consolante e fermo, benefico e altruista! Con una vita personale e pastorale ispirata solo al Buon Pastore, Pio X sprigionò nella Chiesa una nuova atmosfera, un clima di vita interiore ardente e infiammata, appunto “un balsamo, un profumo”, alla cui fragranza si corroborarono i cuori degli umili e dei semplici, dei bambini che corsero gioiosi alla mensa eucaristica; dei ragazzi che appresero con appassionata memoria il suo catechismo; dei giovani di Azione cattolica; dei lavoratori che si sentirono sempre più capiti dai Pastori della Chiesa. E così alla sua morte, che il mondo considerò un supremo atto di amore da lui offerto per salvare i suoi figli dal massacro della guerra, si attribuirono subito a lui, le parole del Vangelo: “Il buon Pastore dà la vita per il suo gregge” (Gv. 10.14). Fu il culmine e la pienezza del suo ‘amoris officium’."Per l’intercessione amorosa di Pio X e mentre ringraziamo Dio per avercene fatto dono e cerchiamo di fare nostri i suoi esempi e i suoi insegnamenti - ha concluso il cardinale -, rivolgiamo anche noi a Maria la nostra preghiera. Affidiamole il cammino delle nostre famiglie e delle comunità ecclesiali, i nostri Pastori e l’amato Papa Francesco, gli sforzi degli uomini di buona volontà per la pace, i malati e i poveri del mondo, i bambini e i giovani:“Madre gloriosa di Dio, vergine sempre Maria,Mostrati Madre per tutti.Dolce regina del cielo…donaci giorni di pace, veglia sul nostro cammino,fa' che vediamo il tuo Figlio, pieni di gioia nel cielo”. Amen.