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Funerale di Giancarlo Gentilini, l’omelia del vescovo Tomasi: “Una passione forte” per la città

02/05/2025

Treviso si è fermata, martedì 29 giugno, per le esequie di Giancarlo Gentilini. Prima il corteo dell’autobara per le vie del centro, poi la messa a San Nicolò, presieduta dal vescovo, Michele Tomasi. Tra i tantissimi presenti, a partire da molti alpini, importanti autorità, come i ministri Matteo Salvini e Carlo Nordio, il presidente del Veneto, Luca Zaia, oltre, naturalmente, al sindaco, Mario Conte.

Il Vescovo, nell’omelia, ha detto di non aver conosciuto personalmente Giancarlo Gentilini. “Ma basta ascoltare solamente un poco delle reazioni alla sua scomparsa per rendersi conto, come voi tutti invece sapete per esperienza diretta, della forza della sua personalità, della rilevanza della sua figura”. Una personalità “così forte da suscitare reazioni altrettanto forti, di vicinanza piena o di forte distacco”.

“Colpisce, però - ha aggiunto mons. Tomasi -, sia negli amici e compagni di visione politica, come da parte di numerosissimi cittadini che lo hanno sostenuto e che ne hanno condiviso le posizioni (e questo può quasi sembrare scontato), ma anche da parte di molti che ne sono stati avversari politici, l’unanime riconoscimento di una passione forte e inesauribile, di un rapporto profondo e viscerale nei confronti della sua città e dei cittadini trevigiani, di una dimensione solida e generosa di servizio disinteressato per il bene comune. In momenti di crisi profonda per la legittimazione del potere politico in Italia, egli ha saputo interpretare il ruolo dell’amministratore locale in un modo nuovo, vicino ai cittadini e alle loro esigenze”. l Vescovo ha citato un passaggio importante dell’enciclica di papa Francesco “Fratelli tutti”, sulla “migliore politica”, sulla relazione tra l’attenzione alle grandi questioni e ai valori universali del genere umano, con la necessità di essere radicati in una concreta esperienza locale, umana e culturale. Conterà, certo, anche, ha aggiunto, “non arroccarci in atteggiamenti chiusi alle questioni e alle esigenze dell’umanità intera: le drammatiche vicende delle guerre e degli odi tra i popoli stanno a ricordarci che nessuno si può salvare da solo”. Il sindaco Gentilini “ha potuto sicuramente attingere ad una caratteristica della storia culturale, politica e sociale delle nostre terre, fatta di relazioni di solidarietà sociale e comunitaria profonda, fondate su principi umani e cristiani consolidati nelle comunità. In esse l’annuncio secolare del Vangelo di Cristo ha dato forma ad un radicamento locale che ha sempre saputo, nelle sue manifestazioni migliori, essere integrativo per molti e di sostegno della dignità della persona umana. Gli amministratori locali hanno continuato e continuano in questo solco, come hanno dimostrato in maniera evidentissima nei periodi difficili di completa dedizione al bene di tutti durante il periodo della pandemia, ma non solo. E scopriamo ogni giorno di nuovo, davanti alle tante nuove sfide, di essere chiamati tutti a dare motivi soprattutto ai giovani di partecipazione alla buona politica, in una democrazia luogo di ascolto, di dialogo, spazio di parole di pace per decisioni condivise”.

Ha detto,, ancora, il Vescovo: “La città, gli amici, tanti compagni di impegno politico, l’amministrazione, molte associazioni – cito in particolare quella degli Alpini in congedo - commemorano il compagno di strada, condividono i ricordi dell’amico, e anche molti avversari – lo abbiamo ricordato - rendono merito al suo valore. Qui, ora, in questa celebrazione eucaristica, affidiamo nella fede il fratello battezzato Giancarlo all’accoglienza misericordiosa del Padre.

Lo facciamo nel giorno in cui celebriamo la festa di Santa Caterina da Siena, patrona d’Europa e d’Italia, dottore della Chiesa. È lei che ci ha consegnato la Parola di Dio che abbiamo sentito proclamare. Lei che nelle sue lettere infuocate ed appassionate ha richiamato persino i papi del suo tempo alla necessità della conversione della vita al Vangelo di Cristo, e ha esortato i responsabili della collettività del suo tempo a raggiungere le vette di una dedizione umile e capace di sacrificio personale, in vista del bene della collettività.

La preghiera dell’alpino e il noto canto “Signore delle Cime” hanno concluso la celebrazione, prima dei pubblici, commossi, ricordi, dell’ex assessore e amico Giuseppe Basso, del sindaco Mario Conte e del presidente Luca Zaia.

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