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Assunta, dono del cero votivo. Dal Vescovo preghiera per la pace, la giustizia e la vita

Tradizionale rito nella basilica della Madonna granda, alla presenza del sindaco Conte e delle principali autorità cittadine. Ricordando il recente giubileo dei giovani, mons. Tomasi ha rinnovato l’invito a fare loro spazio nelle nostre comunità. Al termine della messa, la preghiera, composta e recitata da mons. Tomasi, davanti all’immagine della Madonna granda

Questa mattina, 15 agosto, il vescovo di Treviso, mons. Michele Tomasi, ha presieduto la celebrazione eucaristica nel santuario di Santa Maria Maggiore (Madonna granda), a Treviso, in occasione della solennità dell’Assunzione di Maria al cielo.

Una celebrazione che riunisce i fedeli trevigiani e le autorità cittadine, civili e militari. Da secoli, infatti, si ripete il tradizionale gesto, compiuto dal Sindaco della città, del dono del cero votivo, che arde davanti all’immagine di Maria col bambino, particolarmente venerata dai trevigiani.

Un gesto che ha le sue origini nel 1300, quale atto di ringraziamento per una contesa di proprietà risolta con le armi a favore di Treviso e, successivamente, per l’insurrezione che depose il responsabile del governo della città, il quale aveva assunto verso i cittadini lo stile del tiranno. Era questa la motivazione di una delibera dell’Assemblea comunale trevigiana che istituì la tradizione annuale del dono del cero.

Una riflessione, quella del Vescovo, che, a partire dalle letture della liturgia, ha toccato anche la difficile e dura attualità e ha voluto ricordare il recente Giubileo dei giovani.

Mons. Tomasi ha sottolineato che “siamo davanti ad uno dei fondamenti, nella fede, della nostra speranza: la promessa di Dio in Gesù Cristo di una vita eterna da risorti è già realizzata in Gesù Cristo e in Maria santissima. Noi stessi entreremo in questa vita se ci fidiamo del Signore e se viviamo secondo la sua Parola, fiduciosi nella sua promessa. Abbiamo bisogno di questa speranza, abbiamo bisogno di rinnovarne in noi le ragioni, i fondamenti, le prospettive” ha ricordato mons. Tomasi, riconoscendo che “viviamo in tempi difficili. Duri. E spesso siamo smarriti ed impotenti, di fronte alle lotte ed alle guerre che insanguinano i giorni che stiamo vivendo”.

Sono il drago rosso e la grande tribolazione narrata nell’Apocalisse a evocare “le immagini cui ci troviamo di fronte ogni volta che lasciamo entrare nella nostra vita le notizie che provengono anche da vicino a noi, nel cuore dell’Europa e sulle sponde del nostro stesso mare Mediterraneo”.

Una tribolazione che viviamo anche noi, ha sottolineato il Vescovo, anche quando pensiamo che non ci tocchi da vicino o ci illudiamo che nel nostro angolo di mondo vada tutto bene: “Quando vengono messe in discussione le ragioni dell’umano e la vita degli innocenti, soprattutto dei bambini; quando l’unico criterio per regolare le questioni certamente spinose nel mondo è l’arbitrio del più forte e la negazione del diritto alla vita dell’altro; quando sfiducia, lotta, polarizzazione diventano l’unico modo ritenuto ragionevole e utile per gestire le questioni che toccano tutti, allora stiamo proprio vivendo questa grande tribolazione. Anche se in questo nostro angolo felice di mondo possiamo illuderci che tutto vada bene, siamo legati a tutti, nel mondo, e il nostro bene non può essere pieno, vero, e sicuramente non sarà sostenibile se lo otteniamo rimanendo indifferenti a quello degli altri”.

Ma ai credenti viene posto di fronte un segno: Maria e la sua apparente debolezza disarmata, che è anche quella della Chiesa, “che nella sua umiltà vince la morte e vive la vita in pienezza. Come accogliamo noi, qui, ora questo segno donato da Dio?”. Da qui l’appello a lasciarsi “colpire al cuore dal destino di tanti che sono perseguitati dal drago del male e della violenza”, sfuggendo sia al disimpegno che alla scelta della logica della forza.

”Scegliamo, invece, la via della fiducia nella luce di verità di Dio. Scegliamo il cammino di servizio al bene di tutti e per tutti, senza esclusioni. Scegliamo l’impegno a pregare senza stancarci per la pace, per la giustizia, per la vita. Scegliamo, di fronte alle decisioni con cui siamo confrontati tutti i giorni, di disarmare le parole e le relazioni, di rivestirci della pazienza di Dio, della forza mite di Gesù, di scegliere il bene concreto delle persone, soprattutto dei più piccoli e fragili, anche se ci costa qualcosa, anche se ci richiede impegno, anche se ci espone a qualche contrasto o difficoltà. Sosteniamo chi fa sforzi di pace e di dialogo, non lasciamo solo chi si ostina a cercare diplomazia e incontro, non chiudiamoci tra quanti la pensano come noi, ma facciamo spazio alla novità che ha salvato il figlio dal drago, e che permette a tanti semi di speranza di germogliare, crescere, portare frutto”.

Mons. Tomasi ha concluso l’omelia ricordando il recente pellegrinaggio di speranza compiuto dai giovani. “Di ritorno dal Giubileo dei giovani a Roma - come già due anni fa di ritorno dalla Giornata mondiale della Gioventù a Lisbona - mi sento ancora una volta di chiedere a me e a tutta la nostra Chiesa di fare davvero spazio ai giovani. Ho colto la forza che sono, la ricchezza di cui sono depositari spesso senza sospettarlo, la novità di senso e significato di cui possono farci dono, se ascoltati, con fiducia e con tenace pazienza. Il segno della donna “vestita di luce” diventa in loro e con loro la primizia della risurrezione, diventa stimolo quotidiano, diventa esortazione a non lasciarci prendere dallo sconforto o dalla rassegnazione”.

Al termine della messa, la preghiera, composta e recitata dal Vescovo, davanti all’immagine della Madonna granda. Questo il testo.

Santa Maria,

che sei nostra Madre,

Donna vestita di luce,

ci rivolgiamo a te nella fatica dei giorni.

Dona pace nei cuori e pace alle genti,

luce agli occhi che incontrino sguardi,

e in essi non trovino nemici o avversari,

ma sempre persone, amate e da amare.

Dona luce di verità e mite coraggio

a chi regge le sorti del mondo;

dona a noi fiducia di figli,

speranza contro ogni speranza,

impegno di bene.

Tu sei pura fiducia, e ora sei viva, anima e corpo;

donaci forza di servizio e abbracci di pace,

e spazi di incontro e germogli di vita,

fa’ che speriamo in giorni felici,

giovani e vecchi, piccoli e grandi.

Benedici e proteggi la nostra città,

fa’ che sia luogo abitato

da anime grandi, e da sogni di pace,

di vera accoglienza e di concreta speranza.

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