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Il 24 agosto si ricorda san Bartolomeo, patrono amato in tutta Europa



San Bartolomeo, uno dei 12 eletti nel gruppo degli apostoli. E, per certi aspetti, il più enigmatico e leggendario.
È nominato nel Vangelo di Luca (6,14), di Matteo (10,13), di Marco (3,18). Negli Atti degli Apostoli (1,13) è con Maria, raccolto in preghiera nel luogo dove scenderà lo Spirito Santo. Sono 11 gli apostoli, perché Mattia non ha ancora sostituito Giuda Iscariota.
Natanaèle / Bartolomeo
I problemi li pone il Vangelo di Giovanni (1, 43-51). Non c’è Bartolomeo, c’è invece Natanaèle. Tra gli esegeti c’è (non unanime) consenso sul fatto che siano la stessa persona. Natanaèle (“dono di Dio”) sarebbe il nome e Bartolomeo (“figlio di Talmay” che vuol dire valoroso) una sorta di cognome, un patronimico, come si dice.
Beh, Natanaèle / Bartolomeo è al centro, nel Vangelo giovanneo, di un singolare episodio che ci racconta molte cose e ci dice come Gesù “reclutava” gli apostoli. Coloro che avrebbe mandato (questo significa il termine apostolo) nel modo a portare la sua parola. Vale la pena di leggerlo per intero. Siamo a Cana, sette chilometri da Nazareth.
“Il giorno dopo Gesù aveva stabilito di partire per la Galilea; incontrò Filippo e gli disse: «Seguimi». Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro. Filippo incontrò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazareth». Natanaèle esclamò: «Da Nazareth può mai venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi». Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico, credi? Vedrai cose maggiori di queste!». Poi gli disse: «In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo»”.
Quanta umana quotidianità. La diffidenza di Bartolomeo, la rivalità tra due villaggi vicini, Gesù che riconosce al volo i talenti del suo interlocutore. E perfino una nota di umorismo. Gesù (ce lo immaginiamo con un sorriso d’ironia sulle labbra) che dice: “Mi riconosci per quel sono solo perché ti ho visto sotto il fico?”.
Non sappiamo a cosa si riferiscano i due ma, a dire il significato dell’episodio, abbiamo la catechesi di Benedetto XVI: “Gesù è riconosciuto sia nel suo rapporto speciale con Dio Padre, di cui è Figlio unigenito, sia in quello con il popolo d'Israele, di cui è dichiarato re, qualifica propria del Messia atteso.
Non dobbiamo mai perdere di vista né l'una né l'altra di queste due componenti, poiché se proclamiamo di Gesù soltanto la dimensione celeste, rischiamo di farne un essere etereo ed evanescente, e se al contrario riconosciamo soltanto la sua concreta collocazione nella storia, finiamo per trascurare la dimensione divina che propriamente lo qualifica (piazza San Pietro, 4 ottobre 2006)”.
Il miracolo del vino alle nozze di Cana avverrà tre giorni dopo. Ed è possibile che Gesù e Maria fossero presenti, proprio perché invitati da Bartolomeo che era del posto.
Sono le testimonianze della Scrittura.
Un vangelo apocrifo di Bartolomeo
Esiste anche un apocrifo vangelo di Bartolomeo (che ovviamente nulla ha a che fare col nostro), datato probabilmente al III-IV secolo.
È in greco, ma abbiamo versioni in latino, paleoslavo, copto.
Po,i c’è tutta la parte leggendaria, di cui si fa carico la Legenda Aurea, composta in latino da Jacopo da Varagine, vescovo di Genova, che vi lavorò dal 1260 fino alla morte ( 1298). Bartolomeo predicò in Oriente. Trovò il proprio martirio in Armenia o forse in Albania.
Sulle modalità vi sono diverse versioni. Fu crocifisso a testa in giù, facendogli respirare fumi di erbe tossiche. Fu, secondo altri, scorticato vivo. Viene, infatti, rappresentato col coltello del suo supplizio e, spesso, con la sua stessa pelle in mano.
Così fa Michelangelo nel Giudizio della Sistina. Si dice che il volto vuoto della pelle retta da Bartolomeo sia un autoritratto dell’artista.
Per questo è patrono di macellai, conciatori, rilegatori, dermatologi, pellicciai, sarti, fabbricanti di guanti, calzolai e cuoiai. È invocato contro le malattie della pelle. È santo anche per la chiesa ortodossa, che lo ricorda l’11 giugno.
La storia rocambolesca delle sue reliquie
Rocambolesca la storia delle sue reliquie. Ne troviamo nella romana Isola Tiberina e nella cattedrale di Francoforte, che conserva il teschio. Nelle isole Lipari (l’intero arcipelago è consacrato a Bartolomeo) una parte cospicua arrivò nel III secolo. Furono oggetto di contese e perfino di guerre. Il 24 agosto i festeggiamenti movimentano tutti gli isolani.
La Legenda Aurea racconta che quando le reliquie approdarono misteriosamente e miracolosamente a Lipari, la vicina isola di Vulcano si allontanò di sette stadi (forse due chilometri, in realtà tra le due isole i chilometri sono sei) perché il fuoco delle eruzioni non turbasse il sonno del santo.
E i pellegrini, numerosi da subito.