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Azione cattolica, nelle festa dell’Immacolata le parrocchie vivono il tesseramento

Senza una comunità che accompagna e sostiene, la fede rischia di diventare un fatto privato, incapace di generare futuro. L’Azione cattolica, dentro le nostre parrocchie, cerca di essere una casa semplice e accogliente, dove condividere la fede e guardare gli altri con benevolenza, imparando che il cammino di ciascuno è più forte quando non è percorso da solo

Perché aderire? È una domanda semplice, che ritorna ogni anno e che riguarda il senso stesso del nostro cammino nella Chiesa. L’adesione non è un gesto formale né un’abitudine: è un modo di abitare la fede, un sì semplice e concreto che, nel tempo, prende forma nella nostra vita. È una scelta che non chiude, ma apre. Apre alla possibilità di lasciarsi accompagnare e di accompagnare altri, nella fiducia che la vita spirituale cresca dentro relazioni vere, non nell’isolamento.

In un tempo che ci spinge a moltiplicare impegni e velocità, aderire significa scegliere un luogo dove restare. Restare nelle relazioni che ci sono date, nel servizio che portiamo avanti, dentro una comunità reale, non ideale. È un gesto di fiducia: riconoscere che la nostra vita matura quando si lascia accompagnare, quando accetta di accompagnare quella degli altri, quando si impara a volersi bene anche nella fatica.

L’Azione cattolica accompagna il nostro vivere il Vangelo dentro la vita di ogni giorno, senza modelli da applicare, ma condividendo un cammino che ci aiuta a riconoscere ciò che lo fa crescere. Con il tempo questo percorso comune diventa un tratto del nostro modo di credere, sobrio, fiducioso, capace di responsabilità e di relazione. Educa a guardare la realtà con benevolenza, a tenere insieme Vangelo e vita quotidiana, a riconoscere che non siamo cristiani da soli.

Essere Azione cattolica significa abitare una comunità reale. Non ideale, ma concreta: fatta di volti conosciuti, di storie che si incrociano, di diversità che a volte faticano a comprendersi. Una comunità dove si impara a volersi bene davvero e non per teoria. Dove si sperimenta che l’altro non è un limite, ma una possibilità. Dove ci si sostiene nelle fatiche, ci si corregge con delicatezza, ci si affida reciprocamente il proprio cammino di fede. È una comunità che non pretende perfezione, si accetta fragile e continua a cercare il bene possibile. In questo intreccio di relazioni molti riscoprono la gioia di appartenere alla Chiesa e il gusto di un noi che non soffoca, ma libera.

Senza una comunità che accompagna e sostiene, la fede rischia di diventare un fatto privato, chiuso, incapace di generare futuro. L’Azione cattolica, dentro le nostre parrocchie, ha sempre cercato di essere una casa semplice e accogliente, un luogo dove condividere la fede e guardare gli altri con benevolenza, imparando che il cammino di ciascuno è più forte quando non è percorso da solo.

Nel tempo che viviamo, fragile e complesso, l’adesione diventa un gesto di speranza. Una speranza concreta, che riconosce i segni di bene che già abitano le nostre comunità. Il Giubileo della speranza che stiamo vivendo è un orizzonte che ci accompagna in questo tempo e ci invita ad abitare la vita con un cuore aperto, capace di guardare oltre la fatica del presente.

In fondo, ciò che l’Azione cattolica offre è un luogo dove imparare ad amare la vita così com’è, non perfetta, non semplice, ma vera. Un luogo dove riscoprire che il Vangelo non chiede eroismi, ma fedeltà ai giorni che ci sono dati. Ogni volta che qualcuno accoglie questo stile, il cammino continua.

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