giovedì, 27 novembre 2025
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Senza dimora: 24 posti in più per l’emergenza, tra Treviso e Spresiano

Mentre si cerca di non lasciare indietro i più fragili, una persona è morta di freddo a Silea

Nella notte tra il 19 e il 20 novembre, mentre il freddo nella Marca si faceva pungente, sono stati attivati sedici nuovi posti letto per persone senza dimora e fragili. Si tratta di quelli del ricovero temporaneo all’ex macello di Treviso, in via Castello d’Amore, in fase di ristrutturazione grazie a fondi del Comune e del bando regionale di Strategie integrate per lo sviluppo urbano sostenibile, Sisus Por-Fesr. Altri otto posti alla Stazione di posta di Spresiano, erano già aperti da qualche settimana, per volontà di un ampio bacino di Comuni della Marca, grazie alle progettualità del Pnrr, investiti dalle Amministrazioni dell’Ambito sociale territoriale Ven09, con capofila Treviso. In totale, dunque, il territorio trevigiano, quest’inverno, si dota di ventiquattro posti in più per l’emergenza freddo, aperti fino al 25 febbraio. Per quanto riguarda posti in via Castello d’Amore, dietro la sede della polizia locale, non vi si accede direttamente, ma passando, dalle 19 alle 21, per il centro di accoglienza allestito nel dormitorio di via Pasubio, a Santa Maria sul Sile, nel quale sono disponibili altri venti posti letto. Da lì, le persone senza dimora saranno indirizzate al servizio più indicato: via Pasubio dispone di camerate numerose, adatte a persone che non hanno di che ripararsi per la notte, ma in buona salute. All’ex Macello, invece, le piccole stanze con uno o due letti e il bagno, sono dedicate soprattutto a persone senza dimora con problematiche di carattere sanitario e, dunque, ancora più fragili, che sono state le priorità seguite in questi giorni. Questi posti di asilo notturno sono più flessibili rispetto a quelli del dormitorio, che va lasciato rigorosamente al mattino, infatti, se la persona senza dimora ha problemi di salute tali da non essere compatibili con l’uscita mattutina, sarà accolto anche durante le ore diurne. L’ex macello, inoltre, ospita una Comunità alloggio residenziale, con quattordici posti aperti già dal 13 dicembre 2024, con il servizio per persone fragili trasferito da via Risorgimento. Nella struttura è presente anche un refettorio, con 25 posti, mentre nei prossimi mesi dovrebbe essere completato l’ultimo stralcio dell’opera, con strutture per le attività diurne, la mensa e alloggi idonei a ospitare anche donne con bambini e famiglie in difficoltà.

A Spresiano, inoltre, è stato realizzato un servizio ad alta soglia. Agli otto posti letto si accede tramite i servizi sociali, ma la struttura non si limita al ricovero notturno, fornendo accoglienza diurna strutturata, lavanderia, docce, e anche corsi di italiano per le persone straniere, con due classi da quindici posti già attive. A gestire le diverse strutture comunali, la cooperativa Nova Facility. L’assessora alla Città inclusiva, Gloria Tessarolo, presentando i nuovi servizi, ha voluto sottolineare la collaborazione con tutte le realtà che si occupano di senza dimora sul territorio, portando i posti disponibili per il ricovero notturno a un’ottantina, grazie a Caritas, Sant’Egidio e alla Diocesi, che ha messo a disposizione una struttura con dieci posti nella Casa degli Oblati. Inoltre, ha chiarito l’assessora, Sant’Egidio ha già dato la propria disponibilità ad aprire le aree della chiesa di San Martino, se ce ne fosse necessità tra dicembre e gennaio. “Dopo la pandemia - ha voluto precisare il sindaco di Treviso, Mario Conte -, le emergenze sociali e la grave marginalità si sono acuite. Con queste nuove progettualità abbiamo voluto fare un nuovo passo avanti per creare dei luoghi adatti a prenderci cura delle persone in tutte le loro necessità, per non lasciare indietro nessuno. Il salto di qualità della cura delle persone fragili è, tuttavia, possibile grazie a una progettazione condivisa tra le diverse realtà e Amministrazioni e al lavoro enorme che ogni giorno svolgono gli assistenti sociali. Gli spazi si pongono il doppio obiettivo, innanzitutto quello di garantire a tutti un tetto e un pasto caldo, ma poi di cominciare anche un percorso per recuperare le persone e consentir loro di affrontare la vita con le proprie gambe”.

Tra le persone senza dimora, tanti anziani, anche italiani, e lavoratori quaranta-cinquantenni stranieri.

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