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I domenica di Avvento: grazia dell’attesa vigile e operosa

Costruire l’arca, come ha fatto Noè, significa porre le basi della nostra vita nella relazione con Lui. Nuovo anno liturgico e nuove voci per questa rubrica. Grazie alle Discepole del Vangelo che hanno accolto la proposta e che si alterneranno, dalle varie comunità, nel Commento al Vangelo, disponibile anche come podcast sul nostro canale Spreaker e sul canale Youtube delle Discepole

“Vegliate [dunque], perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà” (Mt 24,43). È questo l’invito che risuona forte nel Vangelo della prima domenica di Avvento, del nuovo anno liturgico che inizia, e che ci richiama all’importanza di vivere questo atteggiamento ogni istante della nostra vita.

“Vegliate” non è un verbo al futuro, è un imperativo presente. “Oggi” è il tempo in cui vegliare, discernere, lavorare per la salvezza, non da soli, ma in compagnia di quel Dio che ci ha assicurato che è con noi sempre e con i tanti fratelli e sorelle che ci ha posto accanto.

Gesù dice che non sappiamo il giorno, ma assicura che viene e verrà “come furono i giorni di Noè” (Mt 24,37). Tempi in cui si faceva quel che si fa in tutti i tempi: si mangiava, si beveva, ci si sposava, si facevano le cose “normali” della vita, quelle stesse in cui siamo occupati anche noi oggi.

Il Vangelo non elenca peccati o ingiustizie, parla di vita quotidiana, vissuta in maniera diversa da Noè e dai suoi contemporanei. Noè, fedele al Signore e in ascolto della Sua Parola, costruisce l’arca; gli altri, invece, troppo occupati dalle faccende della vita, con lo sguardo e il pensiero rivolti all’immediato quotidiano e ai loro interessi, vivono con un atteggiamento superficiale e non si accorgono di nulla. Siamo invitati da Gesù a riflettere sui modi diversi di vivere la vita e di compiere le scelte quotidiane: la stessa azione può essere fatta per amore o per egoismo, in modo superficiale o riflettendo sulle conseguenze, seminando pace o creando inimicizie, per Dio o per noi stessi.

Gesù vuole farci capire che “costruire l’arca”, come ha fatto Noè, significa porre le basi della nostra vita nella relazione con Lui, cercando nella quotidianità di dare priorità a scelte che ci portino in questa direzione. Ciò vale per il lavoro: “Due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata” (Mt 24,40-41); vale per la cura che abbiamo o meno per la “casa” che è la nostra vita: “Se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa” (Mt 24,43).

Per essere trovati “come Noè”, Gesù ci indica una strada: “vegliate”. Un invito che certamente apre al futuro, a qualcosa di nuovo e che, al tempo stesso, è invito a guardare il presente contemplando ciò che accade, per scorgere i segni della presenza di Dio e accoglierlo nella propria vita. È l’invito, come dice san Charles de Foucauld, a prestare “attenzione a tutte le nostre azioni, vegliando su noi stessi per non fare nulla che possa dispiacere al nostro Maestro, al nostro Sposo, facendo grande attenzione a tutto quello che facciamo per non fare nulla che non sia fatto in vista di Dio, che non sia per la sua gloria, che non sia la sua volontà...”.

Come ai giorni di Noè, possiamo scegliere di vivere “alla giornata”, lasciandoci condurre dagli avvenimenti, cadendo in una routine sterile, oppure vivere “la giornata” custodendo e alimentando il nostro rapporto con Dio e – con Lui e attraverso di Lui - con le persone e con il mondo.

Questo nuovo tempo di Avvento che inizia è un tempo di grazia! Grazia dell’attesa vigile e operosa della nascita di Colui che viene, che verrà, ma che vive già con noi e in noi. Possiamo allora chiederci: di chi e di che cosa sono in attesa? Come vivo l’oggi della mia vita? Cosa troverà il Signore quando verrà nella casa che è la mia vita? (Discepole del Vangelo - Tirana)

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