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Venezuela: cresce la tensione, sul tappeto anche l’attacco militare Usa

Resa dei conti fra Trump e Maduro?
04/12/2025

“Il paradosso è che, mentre lo spazio aereo viene chiuso, continua lo scambio petrolifero, segnale che ci sono negoziati in corso e che non c’è una rottura definitiva”. A confidarlo, un’autorevole fonte ecclesiale venezuelana, che chiede di mantenere l’anonimato, mentre la tensione tra Stati Uniti e Venezuela è alle stelle, dopo la telefonata tra i presidenti Donald Trump e Nicolás Maduro, che non ha portato a risultati. Il Presidente Usa ha di nuovo minacciato di intervenire “via terra” in Venezuela, aggiungendo che gli Stati Uniti potrebbero attaccare militarmente i narcotrafficanti anche in Colombia e in altri Paesi. Di ritorno dal Libano, papa Leone XIV ha, invece, rivolto un invito al dialogo e a una soluzione pacifica.

Spiega la fonte venezuelana: “La telefonata tra i presidenti pare confermata; tuttavia, rientra nello schema polarizzante: alcuni dicono che Maduro abbia chiamato Trump, perché si sente accerchiato e sta cercando una via d’uscita, con garanzie; altri sostengono che sia stato Trump a chiamare Maduro e, su quest’ultimo punto, emergono due speculazioni diverse, a seconda della narrativa da cui provengono: le narrative vicine al Governo affermano che Trump sia intrappolato internamente, perché cresce l’opposizione nel Congresso e nella società; altri affermano che Trump abbia dato un ultimatum. È noto che la telefonata è stata molto breve, ma non si sa chi abbia preso l’iniziativa”. Nel frattempo, “c’è molta incertezza, ma la gente cerca di vivere normalmente in mezzo a questo contesto di guerra”.

Resta il fatto che “un intervento sarebbe lo scenario peggiore, perché il protrarsi di questa situazione di minaccia ha permesso al Governo venezuelano, che non gode dell’appoggio della popolazione, di mettere comunque in piedi una strategia con la struttura armata, e con mercenari. O si trova una soluzione negoziata, oppure non ci sarà più un Paese. Le guerre si sa quando iniziano, ma non quando finiscono, e il popolo desidera la pace.

Aggiunge Carolina Jiménez Sandoval, attivista di origini venezuelane, esperta di Diritto internazionale, che, in passato, è stata direttrice di Amnesty International per le Americhe: “Personalmente, contrariamente a quanto molti affermano, non ritengo imminente un attacco militare. In primo luogo, i sondaggi all’interno degli Stati Uniti mostrano che una grande maggioranza della popolazione americana rifiuta l’idea che gli Stati Uniti si coinvolgano in guerre al di fuori dei propri confini. Sembrerebbe che la strategia preferita di Trump sia quella di far sì che l’enorme pressione esercitata dalla presenza militare nei Caraibi e dagli attacchi alle imbarcazioni, portino a una rottura nella cerchia di supporto a Maduro, specialmente all’interno delle forze armate”.

Prosegue Jiménez Sandoval: “Questo non significa che un attacco militare non ci sarà. Trump è un leader imprevedibile. In questo momento, credo che ci siano diversi scenari, non solo uno. I venezuelani e le venezuelane meritano una transizione verso la democrazia, ma speriamo che questa sia una transizione pacifica, con il sostegno della comunità internazionale”.

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