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Ic 5 Coletti: così si crea integrazione

La prima campanella dell’anno scolastico 2025-2026 è suonata da poche settimane e all’istituto comprensivo Coletti di Treviso (zona San Liberale e Santa Bona) è arrivato su mandato dell’Ufficio scolastico regionale un nuovo insegnamento: in gergo, classe di concorso 023, leggi “insegnamento della Lingua italiana per discenti di lingua straniera”. La nuova docente, Laura Alquati, trova un terreno fertile: da anni l’Ic Coletti lavora su progetti d’inclusione e di responsabilizzazione dei propri studenti tramite la strategia della “Peer education”, letteralmente “educazione tra pari”.
Italiano per stranieri
Saranno i ragazzi delle scuole medie a beneficiare delle lezioni della professoressa Alquati, soprattutto i neo arrivati, quelli che sono a un “livello zero” di lingua italiana. Una cattedra fondamentale, considerando anche il fatto che “molti hanno l’inglese o il francese come seconda lingua, dunque possiamo capire e farci capire, ma in altri casi non ci sono modi per dialogare con loro” spiega la dirigente scolastica, Angela Ferraro. In tutto l’Istituto comprensivo si contano 970 alunni, 480 dei quali provengono da decine di nazionalità in tutto il mondo, esattamente uno su due. “Al momento abbiamo due gruppi di circa 30 studenti, uno per ogni sede (Coletti di San Liberale e Bianchetti di Santa Bona, ndr), individuati attraverso un apposito test d’ingresso - continua Ferraro, - ma naturalmente il numero è in continua mutazione, sia per le nuove iscrizioni durante l’anno, sia per il raggiungimento di un livello linguistico superiore, perché i ragazzi imparano in fretta. In determinate ore della settimana gli studenti lasciano la propria classe e fanno lezione nell’aula interculturale. Lo stiamo perfezionando, in questi giorni abbiamo definito i materiali didattici”. La cattedra è di 18 ore settimanali ed è un aiuto prezioso per permettere ai nuovi arrivati di colmare meglio e prima il gap di comprensione che li separa dai compagni di classe durante le lezioni. Del resto, questa non è l’unica iniziativa dedicata, visto che la scuola ha all’attivo anche dei laboratori pomeridiani per alunni con difficoltà didattiche.
Peer education
“Crediamo molto nella responsabilizzazione dei ragazzi e delle ragazze del nostro istituto e infatti abbiamo elaborato diversi progetti legati alla Peer education. Sono molto soddisfatta di questi nostri studenti, sono meravigliosi e sono certa che anche alle scuole superiori restino meravigliosi”. Solo un paio di mesi fa questi “ragazzi meravigliosi” hanno fatto scuola a Palazzo dei Trecento raccontando il loro percorso con il progetto “Al tuo fianco”, accompagnato da borse di studio, donate grazie al sostegno del Rotary club di Treviso. Sono ragazzi che affiancano i propri compagni in difficoltà (spesso stranieri) in diverse materie, tendono una mano d’aiuto, e così “ricuciono” le fratture sociali, tanto che, dichiara la dirigente scolastica, “il tasso di bullismo nella nostra scuola si è quasi azzerato”. Sempre a proposito della Peer education, allo studio ci sarebbe anche un progetto che riguarda gli studenti e le studentesse con disabilità: “Ne abbiamo almeno uno per ogni classe, abbiamo un tasso tra i più alti della provincia di Treviso. La disabilità è quasi sempre di tipo cognitivo” chiarisce Ferraro.
Un direzione precisa
Aggiungiamoci i laboratori pomeridiani, anche sportivi, il corso di avviamento alla lingua latina, il progetto di insegnamento delle scienze con metodologia Clil (in inglese): l’istituto Coletti è pronto ad affondare ogni pregiudizio sulle classi multiculturali. “Riceviamo commenti in cui si dice che la presenza degli stranieri rallenta gli studenti italiani e abbassa la qualità della didattica, ma questo non è vero” afferma con decisione Ferrero. “Vorrei ricordare che a febbraio dell’anno scorso una nostra classe quinta è stata premiata al Quirinale per aver ottenuto il secondo premio del Concorso nazionale “10 febbraio” sul Giorno del ricordo. Avevano fatto un ottimo lavoro dal punto di vista storico, e in quella classe c’erano sei alunni italiani e tredici stranieri. Inoltre, il nostro Istituto registra un aumento delle iscrizioni (non solo di bambini stranieri), non ho buchi nell’insegnamento, c’è un buon clima tra i docenti, la maggior parte dei genitori è molto collaborativa, abbiamo azzerato l’abbandono scolastico, che quando sono arrivata c’era, poco ma c’era. Sono molto felice del lavoro che stiamo facendo, mi dispiace che a volte non sia visto con lucidità dall’esterno”.